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Sud Italia in profonda crisi: cresce il divario tra Nord e Sud

da | Ago 8, 2019 | Glocal | 0 commenti

di Andrea Lodi

Nel rapporto Svimez sul Mezzogiorno italiano, si delinea un quadro socio-economico sconcertante, a causa soprattutto della ormai consolidata incapacità delle istituzioni locali di erogare servizi che vadano verso il benessere di imprese e cittadini, e con una sempre maggiore presenza delle varie mafie locali all’interno delle istituzioni stesse. Con situazioni che definire paradossali, e soprattutto inquietanti, sembrerebbe un eufemismo. Ne è un esempio lampante il reintegro nelle file dei consiglieri della Regione Sicilia di un personaggio, Pino Gennuso, tornato a scaldare gli scranni dell’Assemblea, dopo la condanna ad 1 anno e 2 mesi per aver patteggiato l’accusa di “traffico di influenze” nell’ambito di un filone di inchiesta del cosiddetto “Sistema Siracusa”.

Emigrazione e non solo

Il progressivo rallentamento dell’economia italiana, a rischio recessione, ha visto riacutizzarsi il divario tra Nord e Sud, con il Mezzogiorno italiano che vedrà un PIL con segno negativo: -0,3% secondo le stime del rapporto Svimez.

Situazione che vede di conseguenza un impoverimento del tessuto sociale ed economico, con un fenomeno migratorio che ha visto, tra il 2002 ed il 2017 oltre due milioni di persone “abbandonare” il Sud Italia per dirigersi verso il nord o Paesi esteri. Un fenomeno in forte crescita: quasi il 7% solo nel 2017.

Un fenomeno migratorio rappresentato soprattutto da giovani: poco più del 50%, di cui un terzo laureati, molti dei quali vanno ad aumentare le fila dei disoccupati, soprattutto a causa della mancata corrispondenza dei diplomi di laurea con le richieste del mercato del lavoro. In gergo, “skill mismatch”, ovvero differenza tra le competenze delle persone e quelle che esse dovrebbero avere per entrare nel mercato del lavoro.

Fenomeno determinato da un altro problema che caratterizza l’Italia – unica nel suo genere in Europa – e che nel Sud del Paese è molto presente: la “dittatura degli Atenei”, poco propensi a confrontarsi con le esigenze del mercato del lavoro, forti di un meccanismo occupazionale per il quale il corpo docente, non sempre preparato, non deve rendere conto a nessuno in merito al proprio operato ed ai risultati raggiunti.

L’economia nel Sud Italia

L’economia nel Sud Italia non è mai riuscita a decollare. Non c’è da meravigliarsi. Le politiche assistenzialistiche e scarsamente interventistiche dei Governi non hanno fatto molto per ridare slancio ad un territorio che con i “giusti” investimenti potrebbe ottenere ottimi risultati soprattutto nel settore del turismo: settore che fa da traino ad altri settori quali l’enogastronomia, l’agricoltura, l’agroalimentare, i servizi e anche altri segmenti dell’industria di produzione, e quindi quello delle costruzioni.

Stiamo parlando di un ambito, quello turistico, che nel 2018 ha rappresentato poco più del 10% del PIL nazionale, per una ragguardevole cifra superiore ai 200 miliardi di euro e che dà lavoro a poco più di 1 milione di persone.

E’ impensabile che il Sud Italia, che detiene la vera forza attrattiva turistica italiana dal punto di vista paesaggistico, storico, culturale ed enogastronomico, rappresenti solo il 19,7% delle presenze di turisti italiani e stranieri, contro il 57,4% del Nord Italia (fonte: Ricerca “Turismo in Italia” realizzata dalla Banca d’Italia). Ma un motivo ovviamente c’è. Anzi più di uno: chi investirebbe in un territorio governato di fatto da una mentalità fatta di soprusi, sopraffazioni e corruzione? Chi andrebbe in vacanza in luoghi dove i servizi minimi di assistenza alla persona sono inesistenti e i luoghi d’arte sono spesso inaccessibili? E fermiamoci qui.

Si legge nel rapporto: “l’indebolimento delle politiche pubbliche nel Sud incide significativamente sulla qualità dei servizi erogati ai cittadini. Il divario nei servizi è dovuto soprattutto ad una minore quantità e qualità delle infrastrutture sociali e riguarda diritti fondamentali di cittadinanza: in termini di sicurezza, di adeguati standard di istruzione, di idoneità di servizi sanitari e di cura”.

Vediamo alcuni dati a titolo esemplificativo:

 

SETTORE SERVIZIO NORD SUD
Sanità Posti letto di degenza ordinaria ogni 10mila abitanti 33,7 28,2
Socio-assistenziale Assistenza domiciliare integrata con servizi sanitari per ogni 10mila utenti anziani over 65 88,0 18,0
Edilizia scolastica Plessi scolastici con certificato di agilità/abitabilità 50,0% 28,4%
Scuola primaria Tempo pieno per gli alunni 48,1% 15,9%

 

“È ora che il Parlamento metta al centro dell’agenda politica il Mezzogiorno. Siamo oramai all’emergenza nazionale: se muore il Sud muore l’Italia””, afferma con enfasi Aldo Patriciello, europarlamentare di Forza Italia. Parole giuste, anche se un tantino esagerate, ma che arrivano, forse, con qualche decennio di ritardo. D’altronde di una cosa siamo “pieni” in questo Paese: di parole.

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