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La spesa nella Bassa è la più cara della provincia, qui spendiamo fino a 600 euro in più

da | Nov 21, 2019 | In Primo Piano, Mirandola, Finale Emilia, San Felice sul Panaro, Concordia, Medolla, Cavezzo, Camposanto, San Possidonio, San Prospero, Bomporto, Ravarino, Nonantola, Novi, Carpi, In primo piano | 0 commenti

L’esempioè chiaro: una famiglia che effettua la spesa nel negozio più conveniente di Finale Emilia spende il 10,7% in più rispetto al punto vendita più conveniente di Fiorano .  La percentuale si traduce in una maggior spesa annua di 595 euro, cifra che equivale a sei settimane di spesa in un anno. Non solo: fra fare la spesa nell’Eurospin di Finale e fare la spesa allo stesso Eurospin, ma a Carpi, c’è una differenza di prezzo di 5 punti in più.  A Mirandola è lo stesso: comprare all’Ipercoop d Mirandola costa di più che comprare all’Ipercoop di Carpi.
In sintesi, la spesa nella Bassa è la più cara della provincia, qui spendiamo fino a 600 euro in più. Lo certifica lindagine sui prezzi realizzata da Confconsumatori, che ha raccolto i prezzi del Sigma di Camposanto, del Pam di San Possidonio, della Coop, dell’Eurospin e del Famila di Finale Emilia e di Coop e Conad a Mirandola e li ha confrontati con quelli degli altri supermercati della provincia.

Quest’anno sono 52 i punti vendita monitorati in 15 comuni modenesi, rappresentativi di tutti i distretti. Quali sono quindi gli aspetti principali che emergono dalla analisi 2019? Eccone alcuni in grande sintesi.

– Si registra a Modena, tra settembre 2018 e settembre 2019 un aumento dei prezzi più che triplo rispetto all’indice nazionale (0,7% a Modena, 0,2% nazionale). Numeri piccoli ma che debbono preoccupare.

– Si evidenzia la progressiva crisi di una parte delle insegne che operano nel commercio di vicinato, con una ulteriore crescita del divario con il resto del sistema. Una situazione che danneggia soprattutto la fascia più debole, gli anziani e le persone a bassa mobilità.

– Anche nella nostra provincia continua l’inarrestabile crescita delle diverse tipologie di discount, ormai non distante dal 20% del mercato, con un prodotto su quattro che viene venduto in queste realtà commerciali (Fonti Istat).

– I differenziali interni tra insegne, vale a dire i prezzi applicati sui medesimi prodotti dalla stessa insegna, in tipologie di negozi simili ma in Comuni diversi. Un esempio: in due ipermercati della stessa catena, a 30 km di distanza, il costo del prodotti freschi registra una differenza del 17,6%. Una differenza più contenuta (4,5%) ma comunque eccessiva, anche nel paniere Grandi marche. Bisogna indagare questi differenziali, che seguono con precisione quelle “faglie” che dividono i territori a buona ed alta competizione da quelli a me-dia e bassa. 

– Proprio il cuore della nostra analisi è la misurazione del livello di concorrenza tra insegne e nei territori. Una concorrenza che, quando è alta, determina grandi benefici per le famiglie, e quando è scarsa o assente danneggia i consumatori. Un esempio concreto: una famiglia che effettua la spesa nel negozio più conveniente di Finale Emilia spende il 10,7% in più rispetto al punto vendita più conveniente di Fiorano (Carrello Grandi marche). Secondo le stime  di Federconsumatori si traduce in una maggior spesa annua di 595 euro, una differenza di circa 6 settimane di spesa in un anno.

Difendiamo tutti l’esistenza dei negozi di vicinato. Ma – osserva Federconsumatori – se i prezzi in quei negozi deragliano, e non possiamo raggiungere la grande struttura in periferia, cosa possiamo fare? Il ruolo di un Comune è solo quello di concedere licenze, o deve anche interrogarsi sugli effetti delle sue scelte? Quali sono ad esempio i costi, personali e sociali, della “mobilità commerciale” causata dal livello di prezzi eccessivo praticato in un quartiere, in un Comune od in un’intera area della provincia? Oggi registriamo che il 48% dei cittadini della nostra provincia risiede in Comuni a scarsa competizione commerciale. Che non vuol dire necessariamente che non ci siano sufficienti strutture commerciali, ma quelle che ci sono, in quei Comuni, non competono a sufficienza tra di loro. Molte domande, molte questioni non banali da declinare. Temi nuovi, poco affrontati, che diventano a partire da questa indagine l’impegno che Federconsumatori assume con i cittadini e le cittadine della nostra provincia.

 

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