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Quel presepe speciale dei bimbi della materna di San Felice

da | Dic 18, 2019 | In Primo Piano, Mirandola, San Felice sul Panaro | 0 commenti

SAN FELICE SUL PANARO – E’ una storia esemplare di integrazione quella che arriva dalla scuola materna di San Felice sul Panaro, dove, in occasione del Natale, come un po’ dappertutto si è fatto il presepe.

Qui però, c’è una classe dove i bimbi cattolici sono pochi, sono in netta minoranza, e la maggior parte ha famiglie che seguono altre religioni o sono laiche.  Una classe dove il limite al 30% della presenza di studenti di origine straniera viene ampiamente superato, perchè c’è la deroga. Perchè non si potrebbe fare altrimenti, visto che i bimbi cattolici vanno per la maggior parte in un’altra scuola, la materna delle suore.

Qualcuno potrebbe avere fastidio nel guardare i visi di mille colori dei bambini di questa classe, la realtà di un futuro che bisogna guardare invece negli occhi. Piccoli di 4 anni che qui vivono in prima linea la loro scuola di frontiera.

Eppure è proprio qui, in questa come in tante altre classi della scuola pubblica italiana, in questa periferia lontana dai grandi centri, che si realizza la migliore integrazione. E’ qui che questa classe è diventata esempio di integrazione che aggiunge, e non toglie, di integrazione che include e non esclude.

Tutti e 22 i bambini, infatti, si sono messi alacremente al lavoro per realizzare il presepe. Lo hanno fatto i bimbi musulmani che arrivano dal Marocco e dal Pakistan, gli indù dell’India, i piccoli che arrivano dall’Africa, quelli dell’Est Europa.

L’occasione è stata data dall’iniziativa del Comune “Presepi in vetrina“. Proprio andando a curiosare tra i negozi che espongono i presepi di tutte le scuole, arrivati alla merceria di Ricommerciamo, abbiamo trovato il presepe dell’integrazione. Dalla scuola materma pubblica spiegano che quest’anno hanno deciso di far partecipare le loro classi perchè è una bella opportunità per aprirsi all’esterno e raccontare. E di raccontare, qui, le maestre di cose ne hanno parecchie.

Perchè si, integrare è esattamente come educare: è complicato, e lungo e faticoso. Le strade veloci, quelle che escludono e non educano, qui non trovano terreno fertile. Qui nella scuola pubblica si costruisce e si fa fatica, con tante piccole soddisfazioni che ripagano dalle mille difficoltà quotidiane.

Ad esempio vedere come un piccolo progetto come quello della lettura in lingua straniera può essere prezioso e inclusivo, può fare partecipare i genitori stranieri molto più di quanto non facciano normalmente. Far ascoltare la lingua delle famiglie di origine a bimbi di 3, 4 e 5 anni è un regalo prezioso, così come lo è  per chi quella lingua non la conosce e impara che un altro modo di parlare è possibile. Bambini che crescono con la curiosità e la mente aperta a ogni possibilità, bambini che così conservano la loro naturale inclinazione all’inclusione, al considerare tutti uguali senza distinzione.

Il presepe, dicevamo. Per la prima volta lo si è fatto per participare a un concorso cui sono chiamati a votare i sanfeliciano con i gettoni raccolti nei negozi e che mette in palio, appunto, libri.

Di libri qui c’è una gran fame, specie quelli bilingue sono difficili da reperire e costosi. I bambini si sono messi di gran lena a costruirlo, il risultato artisticamente parlando non è splendido ma la storia che racconta è notevole. Perchè è la storia del nostro futuro.

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