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Il figlio morì sotto le macerie del terremoto, la mamma ora chiede giustizia alla Corte Europea dei Diritti umani

da | Gen 19, 2020 | Mirandola, Bastiglia | 0 commenti

MIRANDOLA – Il figlio morì sotto le macerie del terremoto, la mamma ora chiede giustizia alla Corte Europea dei Diritti umani. Obiettivo, denunciare la denegata giustizia per le vittime della tragedia del terremoto del 2012 e la violazione delle norme che la Corte tutela, con la richiesta del riconoscimento di un danno ai diritti fondamentali quali il diritto alla vita e all’equo processo.

Lo annuncia Antonio Spica – storico consigliere comunale d’opposizione a Bastiglia e oggi candidato alle regionali con Fratelli d’Italia – che da sei anni combatte una battaglia a fianco dei congiunti delle vittime del sisma per scoperchiare quelle che lui definisce “condotte omissive degli organismi di protezione civile durante le sequenze sismiche del 2012, che colpevolmente ritardarono l’applicazione della normativa antisismica”.

Dopo il rigetto delle nostre istanze, che chiedevano una riapertura delle indagini – scrive il candidato meloniano – non ci restava che questa strada. La CEDU infatti, con sede a Strasburgo, è un organo giurisdizionale internazionale istituito dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali con l’obiettivo di assicurarne l’applicazione e il rispetto”.

Il caso è quello di Giordano Visconti il giovane operaio deceduto sotto il crollo del capannone dell’azienda Haemotronic di Medolla il 29 maggio 2012 assieme ad altri tre colleghi.

La madre di Giordano, Anna De Prisco, nel 2016 aveva sollecitato la Procura di Modena a richiedere la riapertura delle indagini, documentando l’esigenza di nuove investigazioni sulla scorta delle ricerche condotte da Spica. Che così racconta: “la Procura nel 2019 ha prima rigettato l’istanza di riapertura delle indagini senza esaminare i nuovi temi di investigazione esposti. Poi, ritenendo che l’istanza sottintendesse una nuova iscrizione, ha aperto ex officio un nuovo procedimento penale, per poi definitivamente archiviarlo lo stesso giorno. Una sequenza inammissibile, ingiustificabile e finanche inaccettabile nella forma e nelle motivazioni. In una parola kafkiana”. Secondo il candidato di Fratelli d’Italia le motivazioni per una nuova indagine “erano invece puntualmente riconoscibili grazie al rigoroso e dettagliato approfondimento della disciplina normativa, all’esposizione circostanziata del comportamento inadeguato, tardivo e financo illecito dei funzionari dei Servizi Nazionale e Regionale di Protezione Civile e infine alle indicazioni specifiche su nuove possibili investigazioni”.

Ora la parola passa ai giudici europei ai quali è richiesto il riconoscimento di una equa soddisfazione per i danni morali subiti dalla perdita del proprio figlio. Il ricorso è a cura dello studio legale Giardina di Barcellona Pozzo di Gotto (Me).

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