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Le Sardine a Finale Emilia: “Basta con la stagione delle bugie. Vogliamo politici con la P maiuscola”

da | Gen 9, 2020 | In Primo Piano, Finale Emilia | 0 commenti

Si guida verso Finale incolonnati nella nebbia, la sera di martedì 7 gennaio. Un traffico anomalo per quello che è un orario che dovrebbe vedere già le strade svuotate della gente che torna a casa dal lavoro, al riparo dal freddo e dall’umidità che accompagnano una foschia che permette a malapena di vedere i lati della strada.

Arrivati in centro si fatica a trovare parcheggio, mentre gruppetti di persone si incamminano parlottando verso piazza Verdi, tutti o quasi con in mano quello che è diventato il simbolo della lotta contro il populismo in Italia: una sardina.
La piazza è, come tutto del resto, fredda e un po’ buia, illuminata prevalentemente dalla luce dorata del grande albero di Natale che l’amministrazione di Finale non ha ancora rimosso, ma la folla è in fermento mentre la gente mano a mano affluisce. “Bella Ciao”, un altro dei simboli della lotta a Matteo Salvini e al sovranismo emerge quasi spontaneamente dalla voce di alcuni partecipanti, seguiti da tutti gli altri appena la prima strofa si diffonde nell’aria.

E’ una piazza eterogenea e trasversale questa delle sardine a Finale Emilia: ci sono persone di tutte le età, tanti bambini con i genitori, pensionati, ragazzi delle superiori e dell’università. Tra la folla, senza simboli di partito, si scorgono anche diverse figure del Partito Democratico della Bssa: il sindaco di Medolla Calciolari, quello di Concordia Prandini, Palma Costi, consiglieri e segretari di circolo. C’è anche Stefano Lugli, de L’altra Sinistra.
Non sono loro, tuttavia, ad aver radunato questa piazza. Il regista, che avanza tra la folla fino a salire in piedi su di una panchina, con l’amico Raffaele Bruschi dei Giovani Democratici di Mirandola che gli solleva accanto una cassa quasi come fosse un cartello, si chiama Marouan Satte, 17 anni, di Mirandola, rappresentate di Istituto e appassionato di politica.
La sua voce, che al microfono suona sicura, non intimorita dalla mole della folla che conta ormai circa trecento persone, scandisce quelli che sono i concetti cardine del movimento delle sardine: c’è una parte di paese che è stanca della politica fatta con le logiche social della paura, della rabbia e del nemico da trovare a tutti i costi, spesso identificato col diverso.

“Vogliamo politici con la P maiuscola” dice Marouan, e “non comunicazione vuota, che ridicolizza argomenti serissimi e spinge i seguaci a distruggere con insulti la vita delle persone in rete”.

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Segue sulla panchina, ormai diventata pulpito, Paolo Polacchini, quarantenne di Casumaro ma da sempre attivo a Finale Emilia, dove è stato anche segretario del circolo LatoB. Il suo discorso è una lettera, indirizzata ad un ipotetico “elettore arrabbiato di Facebook”.

Nelle sue parole si legge una dura critica verso una generazione di utenti che vive nel paradosso di pretendere con rabbia una classe politica onesta e preparata ma che poi è troppo pigra per verificare, prima del voto, che chi si presenta alle urne onesto e preparato lo sia davvero.
Applaudito più volte dalla folla, come Marouan, Paolo lancia un appello a riscoprire il senso critico, la voglia di informarsi e l’impegno a cercare di capire il mondo che ci circonda con la propria testa, senza servirsi della comoda e preconfezionata soluzione sbandierata dall’uomo forte del momento, che fornisce soluzioni semplici a problemi complessi “perché facendo questo forse, sotto sotto, vi ritiene dei fessi”, dice Paolo, che chiude citando il sociologo Zygmund Bauman “In questo mondo nuovo si chiede agli uomini di cercare soluzioni private a problemi di origine sociale, anziché soluzioni di origine sociale a problemi privati”.

La piazza applaude con entusiasmo, intona ancora una volta Bella Ciao accompagnata da una chitarra e le sardine vengono alzate in aria un ultima volta al grido di “la Bassa non si lega” e “Finale si deve slegare”. Mauran, Paolo, Raffaele e gli altri ragazzi sono soddisfatti, e a ragione, perché hanno battuto i numeri fatti dal Capitano in mattinata sia a Finale Emilia che a Modena (anche se, a onor di cronaca, la scelta di venire in orario lavorativo ha sicuramente penalizzato il leader leghista).

Termina così un altro capitolo della guerra di attrito tra il leader della Lega Salvini e il movimento nato a Bologna la sera del 14 Novembre: due facce opposte e inconciliabili della piazza. Una usata come palcoscenico da un leader popolare, abilissimo nell’arte della comunicazione ai tempi dei social, dai modi sapientemente diretti, semplici e talvolta anche rudi di chi propone soluzioni nette e radicali, tese a ridurre la complessità del mondo politico in una visione dove è molto chiaro sia di chi sia la responsabilità dello stato attuale delle cose, sia chi abbia la soluzione contemporaneamente più semplice e migliore. Dall’altra, invece, una piazza di persone che si identificano con un pesce tra i più “sociali”, che si muove in enormi branchi, senza un leader chiaro e definito, e che chiedono una politica che non abbia paura di essere complessa, piena di diverse sfumature e che metta le dinamiche della comunicazione al servizio delle soluzioni politiche e non viceversa, lasciandosi alle spalle toni da curva dello stadio e cacce alle streghe.
Espressione di due realtà egualmente partite dal basso, gli elettori di Salvini e le sardine con ogni probabilità si incontrano giornalmente al supermercato, dal parrucchiere o in fila alle poste. Condividono lo stesso spazio sociale e le stesse difficoltà quotidiane, eppure non potrebbero essere più lontani, come acqua e olio al’interno dello stesso recipiente.

 

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