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“Le tasse regionali aumentate fino a 200 mila euro”, saltano gli investimenti dell’aziende

da | Gen 24, 2020 | Mirandola, Finale Emilia, San Felice sul Panaro, Concordia, Medolla, Cavezzo, Camposanto, San Possidonio, San Prospero, Bomporto, Bastiglia, Ravarino, Nonantola, Novi, Soliera, In primo piano, Carpi, In primo piano | 0 commenti

“Nelle previsioni di spesa alla voce oneri c’era un valore molto simile allo zero, e ora con la novità dovremmo spendere 200 mila euro”. C’è rabbia e sconcerto nelle parole di Nicola Di Giusto della Molini Pivetti, l’industria alimentare che ha da poco rilevato lo stabilimento ex Ariani a San Felice sul Panaro.

La Molini Pivetti di Renazzo, alle porte di Ferrara, e la Cei Ingranaggi di Anzola dell’Emilia, in provincia di Bologna, erano in procinto di effettuare investimenti in ampliamenti e potenziamenti importanti delle proprie sedi, vi rinunceranno a causa della Delibera Regionale che ha aggiornato, triplicandoli, gli oneri che le aziende dovranno pagare al ritiro dei permessi edilizi. Una situazione a cui hasubito replicato la Regione.
Le due imprese hanno diramato con Confindustria un comunicato stampa in cui raccontano la surreale situazione in cui si trovano, comune anche ad altre realtà. Scrivono nella nota:

Sono diversi gli aspetti su cui è doveroso soffermarsi; tra questi, la nuova Classificazione dei Comuni, che per gli interventi di nuova costruzione di un edificio produttivo penalizza chi realizza una sede in prossimità della Via Emilia, o in un Comune confinante con un capoluogo di provincia o con la Città Metropolitana.

In dettaglio, la nuova delibera suddivide il Contributo di Costruzione in quattro voci che si sommano e sono:

– gli oneri per le urbanizzazioni primarie e secondarie, che passano dai 14,00 euro attuali a 31,00 euro per metro quadro di superficie utile; non si riesce a capire come possano favorire investimenti, sviluppo economico e offerta occupazionale, come recita la delibera;

– i contributi pari all’incidenza delle opere necessarie al trattamento e allo smaltimento dei rifiuti e quelli per la sistemazione dei luoghi di cui siano alterate le caratteristiche, che sommano a 7,00 euro per metro quadro di superficie utile;

– il contributo straordinario dovuto all’amministrazione comunale, pari almeno al 50% del maggior valore generato da interventi su aree o immobili in variante urbanistica;

– la quota sul costo di costruzione, che non è prevista per gli insediamenti produttivi.

È strabiliante, infine, una quinta voce, mascherata da diversa modalità di calcolo, che prevede che gli oneri per le urbanizzazioni primarie e secondarie vengano calcolati, in caso di silos e magazzini verticali, sul volume degli edifici, ri-conteggiando così la stessa ogni 6 metri di sviluppo in verticale.

A questo proposito si desidera fare presente che la nuova legge urbanistica regionale, che mira alla forte riduzione del consumo di suolo, è stata chiaramente disattesa, dal momento che la normativa sopracitata penalizza chi il suolo lo risparmia.

Come spesso succede nei casi di nuovi oneri o di modifica di oneri precedenti, gli effetti si rendono palesi nell’applicazione a casi reali come quelli di Cei Ingranaggi e Molini Pivetti che, pur prendendo atto delle possibilità di riduzione previste dalla stessa legge, che restano peraltro circoscritte e condizionate dall’interpretazione del responsabile dell’ufficio tecnico e quindi aleatorie, si trovano di fronte ad oneri da sostenere che modificano i piani di rientro dall’investimento.

Nel caso specifico di una delle due aziende in oggetto, il costo inizialmente stimato era di 700.000 euro, lievitato con la nuova delibera regionale a oltre 3 milioni di euro, portando l’incidenza degli oneri oltre il 10% del valore dell’investimento globale.

Nel caso della sola Molini Pivetti, che aveva intenzone di costruire dei silos a Renazzo, da una previsione di spesa per oneri pari a zero si è dovuto contablizzare adesso oltre 700 mila euro.

“Questo modo di legiferare  – chiudono da Confindustria – porta a un solo grave risultato: quello di demotivare gli imprenditori che recepiscono l’intenzione, da parte dell’amministrazione regionale, di bloccare lo sviluppo delle aziende emiliano-romagnole e di quante volessero insediarsi nella nostra regione”.

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