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I sondaggi elettorali erano sbagliati, sottostimavano Pd e Bonaccini

da | Gen 28, 2020 | Curiosità, Elezioni, Elezioni regionali | 0 commenti

Per le elezioni regionali 2020 Si è sempre parlato di un testa a testa Lega -Pd, ma alla fine il distacco è stato molto ampio. I sondaggi elettorali erano sbagliati, sottostimavano Pd e Bonaccini che alla fine ha vinto in modo netto, superando la canidata leghista Lucia Borgonzoni più di 7 punti di differenza

L’Agi ha raccolto dal sito della presidenza del Consiglio i sondaggi più recenti e ne ha sintetizzato i risultati in una tabella – con più fogli – qui consultabile.

Emilia-Romagna: i sondaggi ipotizzavano un testa a testa

In base alla legge n. 28 del 2000 (art. 8) è vietato diffondere sondaggi relativi a un’elezione – europea, nazionale o locale, o per i referendum – nei 15 giorni precedenti la data del voto. Dunque gli ultimi sondaggi per l’Emilia-Romagna sono stati diffusi entro l’11 gennaio.

Vediamo in primo luogo le preferenze previste da questi sondaggi per i principali candidati presidente, e la differenza tra queste previsioni e i risultati ufficiali del voto del 26 gennaio.

I voti per i candidati presidenti

In base al sondaggio condotto tra l’8 e il 9 gennaio 2020 da Tecné, a Bonaccini era attribuito il 44,5 per cento dei voti, a Bergonzoni il 43,5 per cento e a Simone Benini (del M5s) il 7 per cento.

Il margine di errore previsto era del più o meno 3,1 per cento, cioè il risultato atteso poteva oscillare di 3,1 punti in più o in meno rispetto alla percentuale data (per esempio, Bonaccini dato al 44,5 per cento significa che il risultato atteso era compreso tra il 41,4 e il 47,6 per cento).

Emg Acqua, l’istituto diretto da Fabrizio Masia, ha condotto un analogo sondaggio tra il 7 e il 9 gennaio, da cui risulta che Bonaccini era dato al 46,5 per cento, Borgonzoni al 43,5 per cento e Benini al 6,5 per cento. Anche in questo caso il margine di errore era del più o meno 3,1 per cento.

In base ai dati del Ministero dell’Interno, a scrutinio ultimato Bonaccini ha ottenuto circa il 51,4 per cento dei voti, Borgonzoni poco più del 43,6 per cento e Benini il 3,5 per cento.

Come si vede dalla nostra tabella, i sondaggi hanno sostanzialmente avuto ragione per quanto riguarda i risultati di Borgonzoni e Benini, compresi (o quasi) nel margine di errore statistico. Bonaccini è invece stato tendenzialmente sottostimato con errori che, anche al netto del margine di errore, hanno oscillato tra i due e i quattro punti percentuali circa.

I voti per i principali partiti

Guardiamo ora alle previsioni riguardo i partiti, sempre scaricabili dal sito della presidenza del Consiglio e qui riassunte, in particolare riguardo Lega e Partito democratico.

Secondo il sondaggio di Tecné, condotto tra l’8 e il 9 gennaio, la Lega avrebbe dovuto ottenere il 30 per cento, di poco davanti al Pd, al 28 per cento. Il margine di errore statistico è del più o meno 3,1 per cento.

Secondo Emg Acqua, che ha fatto la sua rilevazione tra il 7 e il 9 gennaio, la Lega era accreditata del 29,5 per cento e il Pd del 28 per cento. Anche in questo caso il margine di errore è del più o meno 3,1 per cento.

Come certifica il Ministero dell’Interno, la Lega ha ottenuto il 32 per cento dei voti ma è stata superata dal Partito democratico, che ha ottenuto il 34,7  per cento circa.

Anche in questo caso le previsioni dei sondaggisti si sono rivelate corrette per quanto riguarda la Lega, il cui risultato è caduto nel margine di errore previsto, mentre è risultato sottostimato il Pd, che ha preso tra i 2 e i 3,5 punti circa in più anche rispetto al margine di errore previsto.

Conclusione

In questa duplice tornata di elezioni regionali i sondaggi si sono rivelati non del tutto affidabili, forse per la distanza che per legge deve passare tra l’ultimo sondaggio pubblicabile e la data del voto (15 giorni, quelli in cui spesso decidono gli indecisi), forse per i limiti intrinseci allo strumento.

Sull’Emilia-Romagna anche i sondaggi più ravvicinati alla data del voto hanno sottostimato Bonaccini e il Pd.

Le previsioni si sono infatti rivelate troppo pessimistiche per il presidente uscente e il suo partito e i risultati ufficiali sono caduti al di fuori del margine di errore statistico anche di quasi quattro punti percentuali. (Agi)

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