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Zone franche urbane, la rabbia degli esclusi a Mirandola: pagate fino a 26 mila euro in più di tasse

da | Gen 13, 2020 | In Primo Piano, Mirandola, In primo piano | 0 commenti

MIRANDOLA, FINALE EMILIA, SAN FELICE, CONCORDIA, MEDOLLA, CAVEZZO, CAMPOSANTO, SAN PROSPERO, SAN POSSIDONIO, BOMPORTO, BASTIGLIA, NOVI –  Era una misura che voleva aiutare i piccoli imprenditori della Bassa  terremotati o alluvionati a rialzarsi, e in molti casi lo ho fatto. Ma in altri casi ha lasciato indietro altri imprenditori, colpevoli solo di non avere il codice Ateco giusto. Stiamo parlando delle Zone Franche Urbane (Zfu), istituite dal Ministero dello Sviluppo Economico nei territori dell’Emilia colpiti dall’alluvione del 17 gennaio 2014 e nei comuni colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio 2012.

Chi avesse una piccola attività in questi territori, una larga fetta di provincia che copriva tutta la Bassa con Bomporto e Bastiglia, una parte di Modena e Carpi e si allargava oltre fino a Mirabello, Creavlcore e Reggiolo e aveva diritto a una esenzione dalle tasse fino a 26.751 euro spalmati su cinque anni, dal 2015 fino a 2019. Le agevolazioni concesse riguardavano:
a) esenzione dalle imposte sui redditi;
b) esenzione dall’imposta regionale sulle attività produttive;
c) esenzione dall’imposta municipale propria.
Niente male evitare di pagare le tasse per cinque anni.

Peccato però che non tutti ne abbiano usufruito. Infatti  la Zfu è stata concessa soltanto ad alcune imprese con certi codici Ateco, una serie di numeri che l’agenzia entrate assegna a ogni attività a seconda dell’attività che porta avanti.
Con casi limite. Come quello della attività di pulizie di Mirandola che non ha ricevuto fondi, o come un’altra azienda di sabbiatura che ha fatto domanda e a cui è stato risposto picche, o come il meccanico che non ha visto un euro mentre poco distante il titolare di una officina – praticamente lo stesso lavoro – ha avuto tutto. Non si sa neanche quante persone potevano in teoria avere diritto: le storie si sommano mano male che siamo andati a cercarle.

Un trattamento impari che si è perpetuato per ben cinque anni all’insegna di “Aspettiamo e vediamo cosa cambia”.
E in effetti due anni dopo l’avvio della misura qualcosa è cambiato. Il Ministero aveva infatti visto che gli oltre 39 milioni di euro che erano stati messi sul piatto non erano stati richiesti tutti. Era avanzato del denaro, si poteva quindi dare questo aiuto ad altri imprenditori terremotati ed alluvionati che non lo avevano ricevuto.
Invece no. Si è deciso di prolungare la misura per altri tre anni, assegnando il contributo a chi già lo aveva avuto nei due anni precedenti. Che beffa.

Qualcuno ha protestato? Praticamente no. I Comuni hanno taciuto, salvo qualche vaga promessa di impegno. Dalla Regione silenzio. Si sono registate solo flebili prese di posizione da parte della associazioni di categoria, che invece avrebbero dovuto raccogliere il malcontento e fare pressing politico con più forza. In questi cinque anni si sono fatti sentire giusto i commercianti ambulanti (“Basta trattamento impari per gli ambulanti che lavorano nelle zfu della Bassa”) che avevano la surreale situazione di vedere tra le bancarelle del mercato  gomito a gomito imprenditori che avevano l’esezione e chi non ce l’aveva, e quelli del Movimento 5 Stelle. Per il resto, nulla.

E ora cosa resta? La misura non è stata rinnovata, chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato Ma c’è rabbia, specie a Mirandola, per chi si è trovato in cinque anni a pagare fino a 26 mila euro di tasse che, invece, sarebbe stato giusto che non pagasse.

 

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