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Assemblea legislativa: venerdì 6 marzo seduta straordinaria sull’emergenza Coronavirus

da | Mar 4, 2020 | San Prospero, Altri Comuni | 0 commenti

Si terrà venerdì 6 marzo dalle 9.15 alle 14 la seduta straordinaria dell’Assemblea legislativa dedicata all’emergenza Coronavirus. Questa la decisione, in deroga al Regolamento assembleare, assunta all’unanimità dall’Ufficio di presidenza sentiti i gruppi assembleari.

“Ritengo necessario il confronto fra tutte le forze politiche sulla comunicazione che terrà in Aula il presidente della Regione Stefano Bonaccini, con il quale ho accolto le sollecitazioni pervenuteci dai gruppi” dichiara la presidente dell’Assemblea legislativa Emma Petitti. “È importante – ha sottolineato la presidente – il confronto sull’impatto del coronavirus sulla comunità regionale e i conseguenti effetti sanitari, sociali ed economici, unitamente alle misure messe in campo. I cittadini devono sapere che l’Assemblea legislativa c’è e si è immediatamente attivata”.

Nel frattempo, le diverse parti politiche si esprimono sull’argomento Coronavirus, rendendo noti dubbi, sollevando domande e avanzando richieste di chiarimenti e azioni che permettano, in un modo o nell’altro, di comprendere appieno la situazione e appianare contraddizioni e affrontare la situazione. “Stiamo vivendo un momento delicato, sia sotto il profilo sociale che quello economico, pertanto è necessario che la Giunta Bonaccini dia risposte immediate e certe ai cittadini” dichiarano dal Carroccio.

La Lega si chiede se il sistema sia adeguato a fronteggiare emergenze. Borgonzoni, Marchetti e Facci vogliono quindi sapere “come si stia muovendo la Regione Emilia-Romagna per non trovarsi impreparata nel caso dovessero essere necessari nuovi posti di terapia intensiva”. “Quanti sono i posti di terapia intensiva in regione e quanti sono già occupati?”. A chiederlo, con un’interrogazione rivolta al governo regionale, sono Lucia Borgonzoni, Daniele Marchetti e Michele Facci della Lega.

“Il servizio sanitario regionale”, spiegano Borgonzoni, Marchetti e Facci, “potrebbe necessitare di ulteriori posti di terapia intensiva per superare il momento di emergenza”. Come segnalato dalla Regione Lombardia, proseguono i leghisti, “in riferimento al cosiddetto coronavirus ‘se la diffusione si estende, gli ospedali andranno in grave crisi non solo per i ricoveri collegati al virus ma per tutti i pazienti: sono numerose, infatti, le patologie che richiedono il ricorso alle cure intensive ma i posti disponibili sono limitati’”.

Il consigliere regionale Giancarlo Tagliaferri (Fratelli D’Italia) interroga invece la Giunta  sui centri massaggi cinesi, che non sono soggetti ad alcuna ordinanza di chiusura emanata per fronte all’epidemia coronavirus:

«Siamo di fronte a un’epidemia che si sta sviluppando senza che sia ancora stato individuato chiaro quale sia il cosiddetto “paziente zero”, – dichiara il consigliere – e pare una vera e propria contraddizione in termini il fatto che nessun provvedimento sia stato assunto per sospendere o limitare l’attività dei cosiddetti “centri massaggi” cinesi. Lungi dal criminalizzare una comunità o un’attività, va comunque ricordato che, in passato, è emerso che alcuni di essi fungessero da paravento ad attività illegali legate allo sfruttamento di donne orientali, spesso irregolarmente presenti sul territorio nazionale. Sul web, con tanto di fotografie di ragazze orientali mezze nude, abbondano annunci sin troppo espliciti”. Sarebbe opportuno porsi il problema anche di centri massaggi dove si pratica il “massaggio corpo su corpo” (per citare un altro annuncio tratto dal web) 24 ore su 24.

Le misure adottate per tutelare la salute dei cittadini stanno comportando sacrifici per molti operatori economici; Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto rappresentano il 40,8% del PIL nazionale ed il 32,2% dell’export agro-alimentare. I provvedimenti influiranno negativamente su questi dati in una misura che solo nell’arco dei prossimi anni potremo valutare appieno, pare quindi una contraddizione che proprio nel valutare casi come i centri massaggi ci si comporti col massimo lassismo.

Ho quindi chiesto alla Giunta regionale – conclude Tagliaferri – quali considerazioni intenda formulare in merito, e se non ritenga una drammatica incongruenza quanto riportato in premessa. Infine, se intenda sollecitare misure in tal senso o, quantomeno, attente verifiche da parte delle competenti autorità”.

Giulia Gibertoni del Movimento 5 Stelle denuncia invece la mancanza di dispositivi di protezione per i medici. La circolare ministeriale, sottolinea la pentastellata, “contiene linee guida molto chiare per la gestione di un caso sospetto, prevedendo l’uso dei dispositivi di protezione individuale”. La Gibertoni lancia l’allarme, riportando una dichiarazione del segretario regionale della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), con un’interrogazione rivolta al governo regionale:

“Mancano i dispositivi di protezione individuale per i camici bianchi del territorio, tra cui i medici di famiglia, i pediatri di libera scelta e i medici di continuità assistenziale, ma anche per il personale dipendente degli studi medici, come infermieri e segretarie”.

La richiesta dei medici, spiega la consigliera, “riguarda specifiche mascherine (con il filtro), camici monouso, occhiali e guanti”. Per l’organizzazione sindacale, prosegue, “occorrerebbe, inoltre, prevedere accessi controllati nelle sedi della guardia medica, così come negli studi dei pediatri di famiglia e dei medici di famiglia (peraltro i pazienti sono costretti a recarsi direttamente negli studi medici per il rilascio delle certificazioni di malattia)”.

La circolare ministeriale, sottolinea quindi la pentastellata, “contiene linee guida molto chiare per la gestione di un caso sospetto, prevedendo l’uso di dispositivi di protezione individuale”. I medici preposti alle cure primarie, rimarca, “sono i primi che le famiglie contattano in caso sospetto contagio e sono i professionisti che svolgono un ruolo centrale per la sostenibilità dell’intera filiera di trattamento del virus; per questo dovrebbero essere garantite loro particolari tutele”. Per lo stesso motivo, conclude la consigliera, “è stato deciso il blocco delle visite fiscali da parte dell’Inps, in attesa, appunto, dei dispositivi di sicurezza individuale”.

Gibertoni vuole quindi sapere dall’esecutivo regionale “quali azioni siano state messe in atto per risolvere questi problemi”.

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