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Clarissa Martinelli shock: “Ho avuto il Coronavirus e vi dico: non basta restare a casa”

da | Mar 28, 2020 | Finale Emilia | 0 commenti

Clarissa Martinelli shock: “Ho avuto il Coronavirus e ne sono uscita. E vi dico: non basta restare a casa”.

E’ un lungo sfogo quella che la popolare e bravissima conduttrice carpigiana di Radio Bruno affida ai social per raccontare quello che le è successo a inzio marzo. Quella che sembrava una semplice febbre si è rivelata, a tampone, il temibile Coronavirus.

La conduttrice ora sta bene, ma riflette sull’accaduto e sulle misure di prevenzione messe (e non messe) in campo per contenere il diffondersi dell’epidemia.

Scrive Clarissa Martinelli:

E ora che il mio collega Enrico finalmente sta bene e ha salutato tutti, anche in diretta radio, posso raccontare meglio la mia situazione.
Mercoledì 4 marzo chiacchiero come sempre con Enrico prima di andare in onda, la sua scrivania è dietro la mia. Mi dice ‘Ho preso freddo domenica, secondo me oggi ho la febbre’. Dal giorno dopo non lo vedo, è a casa ammalato. Io sto bene, lavoro fino a venerdì. Fine settimana da trascorrere in casa, con il Dani, per non correre rischi. La domenica pomeriggio inizio a tossire un po’. Il lunedì mattina mi sveglio per andare al lavoro e ho la testa pesantissima, emicrania, Dani mi tocca la fronte. Alle 7 del mattino ho la febbre a 37.6. Nel corso della giornata tosse, grande spossatezza, la febbre si alza, quasi a 39. I due giorni successivi sono simili, il Brufen mi fa star meglio della Tachipirina. Enrico viene ricoverato in ospedale, tampone positivo al coronavirus. Io perdo gusto e olfatto. Niente più febbre, la tosse resiste, forti emicranie. L’Asl decide di fare il tampone anche a me, contatto stretto col malato e sintomi. E il mio tampone risulta positivo. Non ho mai avuto problemi respiratori. Dal 7 marzo il Dani e io non siamo più usciti quindi non abbiamo fatto danni, ma a lui nessun tampone.

Niente sintomi, niente tampone. Avrebbe potuto andare ovunque indisturbato ed essere magari asintomatico. Non lo sapremo mai, ma la quarantena l’ha finita. Ho segnalato ad Asl i nomi di due persone a contatto con me fino a venerdì 6. Nessun tampone a loro, i sintomi lievi non bastano. Si sono messi in quarantena, ma non sanno se hanno avuto il virus.

La sede di lavoro è stata sanificata più volte, presenze ridotte all’osso, niente contagi. Intanto, i medici di base non vengono informati e aggiornati da nessuno su dettagli e sintomi. Molti prescrivono spray per la sinusite a chi ha febbricola e anosmia (mancanza di gusto e olfatto): è il Covid 19 trattato da raffreddore, chi non lo intuisce resta in giro, contagioso e contagia i famigliari, magari anziani. Ignaro.
Io sto bene già da diversi giorni, il 26 ne sono passati 15 dal tampone e il contatto con il ‘positivo’ risale ormai al 4 marzo, ma aspetto i due tamponi negativi e continuo a restare in casa. Non vedo i miei dal 24 febbraio, la spesa ce l’hanno portata a casa in sicurezza, siamo riusciti a organizzarci da soli senza mettere a rischio nessuno mai.
Tanti altri, con sintomi lievi e contatti a rischio, sono stati lasciati liberi di fare tutto, lavorare, fare la spesa, restare coi famigliari, anche dopo aver interpellato scrupolosamente i numeri del Ministero o delle Asl. Pochi tamponi, anche a medici, infermieri e Oss che hanno contagiato in molti casi degenti in ospedale e anziani nelle case di riposo, mascherine introvabili anche per loro, contano su donazioni private ancora adesso per calzari, camici monouso e tutto il resto.
Una situazione complicata e difficile da gestire, nessuna accusa.
Ma cambiamo strategia, questa non funziona e non basta ‘restare in casa’ se chi esce per forza, per lavorare, non ha modo di sapere se è sano o se può contagiare. E uccidere, suo malgrado qualcuno. Potenziare le consegne a domicilio per gli over 65, addirittura imporle: non devono avere alcuna scusa per uscire tre volte al giorno a comprare un po’ di salame e due mozzarelle, come mi riferiscono molte cassiere. È dura per tutti, ma al momento niente alibi, cerchiamo di percorrere la strada giusta.
O non ne usciamo.

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