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25 Aprile: raccontare la Liberazione ai tempi del Coronavirus

da | Apr 24, 2020 | Cavezzo | 0 commenti

CAVEZZO – Un pensiero e una riflessione di Antonio Turco sulla Festa della Liberazione:

Data l’età, fortunatamente, non ho vissuto la seconda guerra mondiale, né gli orrori che l’ideologia fascista scatenò durante gli anni più bui della storia italiana. Di conseguenza, non ho potuto assaporare quel sentimento che i nostri genitori e nonni provarono quel 25 aprile 1945 che ancora oggi rende tutti noi ciò che siamo: cittadini liberi.
Non ho sentito nemmeno l’odore dei cadaveri sfigurati dalle torture e lasciati per le strade, nei fossi o impiccati con il fil di ferro ai pali della luce. Non ho visto quel fucile fascista puntato davanti agli occhi di tanti concittadini. Non ho provato la speranza o la disperazione di chi ascoltava o leggeva gli aggiornamenti dal fronte.
Non ho visto la guerra e i suoi protagonisti.
Eppure, dopo 75 anni, in questo 25 aprile 2020 ci ritroviamo insieme di fronte ad un nuovo nemico approdato in casa nostra da lontano.
Certo, mettere sullo stesso piano salute e politica ha poco senso, anche se adesso sappiamo quanto la politica abbia un ruolo chiave negli investimenti sulla sanità. Ha ancora meno senso mettere sullo stesso piano un virus e una ideologia, nonostante il fanatismo fascista sia stato tremendamente contagioso.
Intendiamoci: il Covid-19 non è fascista! Non mira ad una specifica preda, anzi, è “democratico” più che mai e quindi più pericoloso. È più forte e vigoroso, direi “fascistamente” vigliacco verso i più deboli, quegli stessi genitori e nonni detentori della memoria storica nazionale, individuale e collettiva.
Direi anche che è più “avanguardista” perché fugge più del tempo e accelera il passaggio del testimone. Così facendo, lascia a noi il compito di resistere e di ereditare quella memoria di quelle centinaia di concittadini che muoiono ogni giorno con esso.
Già! Gli scenari cambiano ma la sostanza rimane la stessa e questa volta siamo veri spettatori: ci sono nuove trincee (gli ospedali), ci sono nuovi soldati (medici e infermieri) e una serie infinita di nuove figure che ogni giorno rischiano qualcosa per alleviare la paura dei cittadini.
Ma in questa nuova guerra, lo ammetto, ci sono anche fortunati cittadini come il sottoscritto, che possono rimanere nelle proprie “grandi abitazioni” agricole e passeggiare indisturbati e liberi in campagna.
In ultima analisi, il 25 aprile oggi più che mai è un “sentimento” più che una festa. E i sentimenti nascono dalla memoria, che è un mezzo di conoscenza pressoché eterno.
Ecco: io  per il 25 aprile 2020 auguro di poter festeggiare anche la “liberazione” dal Covid-19. Di poterci affacciare dal balcone di casa o andare in strada a cantare qualsiasi canzone ci faccia piacere. Di poter  sorridere quando, ripensando a quella mattina di inverno 2020 in cui ci siamo svegliati e abbiamo trovato il virus invasore, ci renderemo conto di essere semplicemente liberi anche se lo eravamo da 75 anni.
Grazie.

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