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Coronavirus e le imprese della Bassa: paura per l’export e poca liquidità -L’INTERVISTA

da | Apr 19, 2020 | In Primo Piano, Soliera, In primo piano | 0 commenti

SOLIERA- Paura per l’export e mancanza di liquidità: è questo il quadro delineato da Massimo Bonora, di Soliera, responsabile commerciale della Commerciale Fond chesi occupa di alluminio, ghisa  e bronzo. Già consigleire comunale per il Movimento 5 stelle a Soliera, non ha perso lo slancio per le denunce sulle cose che non vanno e per raccontare, invece,quanto c’è di buono sul territorio. Come ad esempiola storia  della Tecnoguarnizioni di Soleira, che ha potenziato il suo lavoro unendo le competenze acquisite e valorizzando quello che per loro era già una normale produzione consolidata, creando una maschera a semicalotta in policarbonato, indicata per la protezione del viso e degli occhi.

La visiera è adatta sia per le applicazioni che già Tecnoguarnizioni realizza in campo medico da decenni, che per le attività produttive delle aziende che vogliano tutelare maggiormente i propri dipendenti. Ma la nuova maschera è un articolo che va a completare la protezione delle mascherine respiratorie, può essere utilizzato con occhiali da vista, è riutilizzabile e facilmente igienizzabile

Una storia positiva, di riesilenzia e coraggio, come tante che vi abbiamo raccontato. Proviamo adesso, con Bonora, a fare un discorso di più ampio respiro: abbiamo voluto fare il punto con lui su quel che sta accadendo alle imprese della Bassa con le ordinanze Coronavirus.

Maggio è ancora lontano e l’economia trema. Il Coronavirus sta mettendo alle strette molti settori, spingendo le imprese, dove possibile, a sviluppare forme di lavoro alternative grazie alle nuove tecnologie (dallo smart working alle teleconferenze). Ma il vero problema è per quelle aziende per cui la prestazione lavorativa non può essere resa da remoto: ci sono prodotti impossibili da produrre in smart working.

Bonora, lei è un responsabile commerciale, come sta affrontando il lockdown la sua azienda?

Io sono, appunto, un commerciale. Il codice Ateco della mia azienda non ci permette di continuare a lavorare a pieno regime. Ma essendo fornitori di metalli per l’industria e avendo diversi clienti in tutto il territorio, che producono/lavorano materiale per ditte strategiche autorizzate (dall’alimentare al farmaceutico), ci è stato concesso di fornire diverse commesse, utili a far proseguire l’attività a quelle imprese che il Governo ha ritenuto utili per il sistema Paese. Tutto ciò ha ovviamente comportato dei sacrifici, che l’azienda ha chiesto a tutti i dipendenti: con organizzazione e rotazione del personale di tutti i reparti, siamo riusciti a far fronte alle richieste in maniera sicura ed evitando i contatti ravvicinati.

Altri commerciali, seguendo le indicazioni governative, hanno lavorato da casa, con i colleghi che venivano attivati fisicamente in azienda per ottemperare alle commesse.

I suoi clienti sono sparsi per tutto il territorio, quali segnali ha colto?

Il segnale è quello di sofferenza, l’incertezza del momento e della riapertura rende lo scenario preoccupante. Sappiamo che qualche grande azienda sta programmando la riapertura, ovviamente in regime di sicurezza, questo ci fa sperare in una ripresa delle attività. Non sarà a pieno regime e ci costringerà a una programmazione del piano lavorativo “alla giornata”, ma speriamo di iniziare a vedere segnali di reazione e di risveglio.

Registro qualche preoccupazione delle aziende che esportano: hanno giustificato timore che i loro clienti, non ricevendo le forniture e dovendo proseguire con la propria produzione, si possano rivolgere altrove, con tutte le possibili conseguenze che possiamo immaginare.

Inoltre c’è un dato preoccupante che questa chiusura forzata ci lascia: i pagamenti. Le aziende più deboli finanziariamente avranno difficoltà a rispettare gli impegni presi e anche quelle più solide saranno investite dagli insoluti bancari. Insomma oggi più che mai è il momento di tenere i nervi saldi e fare squadra, fare sistema sarà fondamentale nell’immediato futuro.

Per quanto riguarda la sua azienda, avete ricevuto revoche degli ordini?

Si, abbiamo avuto degli annullamenti e delle sospensioni. Si spera momentanee. Ma niente di eclatante fortunatamente.

Lei che vive in prima persona il settore delle industrie, cosa succederà alle imprese una volta che l’emergenza sarà rientrata?

Sarà un’incognita. Non tanto nell’immediato, dove credo ci potrà essere una reazione, ma è sul medio e lungo periodo che bisogna dare continuità. E’ importante  “fare sistema” ed è necessario che il sistema associativo, politico e finanziario sostenga la produttività. Magari facendo in modo che questa esperienza insegni qualcosa a tutti noi. Ci vuole meno individualismo e più collaborazione, infondo siamo tutti legati.

Ho una strana sensazione: avendo vissuto il terremoto della Bassa, sento che questa sia un’emergenza molto simile, anche se più estesa. Dimostriamo chi siamo, ce la possiamo fare.

 

 

 

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