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Emergenza coronavirus, CNA: ai valori minimi la resilienza delle imprese

da | Apr 10, 2020 | Altri Comuni, Lavoro | 0 commenti

Una indagine istantanea tra le associate misura le difficoltà delle imprese modenesi: quelle in qualche modo operative sono il 43,7%, il 61,3% quelle che hanno subito insoluti, il 77,2% le aziende che reputano indispensabile ripartire al più presto, e il 42% quelle che ritengono indispensabile un’iniezione di liquidità.

MODENA – È un sentiment piuttosto negativo quello che esce da un’indagine “istantanea” di CNA che ha coinvolto circa 200 imprese che hanno risposto spontaneamente ad un questionario somministrato alle aziende associate.

Un campione statisticamente forse non rappresentativo, ma che fotografa bene la situazione delle imprese modenesi. E non è una gran bella fotografia: ad essere operative sono il 43,7% delle imprese del campione. Il 29%, peraltro, ha un’attività che è compresa tra il 10% ed il 30% di quella standard, mentre solo il 2,8% vive una situazione di normalità.

Si conferma grave la situazione degli insoluti: il 61,3% delle imprese che hanno partecipato al sondaggio hanno dichiarato di avere avuto fatture non pagate da parte dei clienti: il 40,9% per una percentuale compresa tra il 10% ed il 30% del fatturato, il 10,8% tra il 30 ed il 50%, ma è il 6,2% del campione quello che denuncia insoluti su oltre il 70% del fatturato.

Preoccupante anche le prospettive di resilienza delle imprese: il 77,2% dichiara che, nell’attuale situazione, le prospettive di sopravvivenza non arrivano ai tre mesi. Sono il 13% quelle che dichiarano di poter reggere sei mesi e il 6,3% quelle che affermano di poter resistere sino a fine anno.

Per quanto riguarda le categorie, la resilienza maggiore è quelle palesata dal settore manifatturiero (in particolare la meccanica), mentre è critica la situazione della moda.

Per il 42% è assolutamente decisiva la liquidità: senza finanziamenti l’attività chiuderebbe, mentre per il 27,3% l’assenza di finanziamenti determinerebbe interventi di ristrutturazione aziendale che configurerebbero anche il licenziamento di personale. Per il 23,3% i prestiti sono utili, ma non decisivi ed è appena del 6,2% la percentuale di imprenditori che affermano di non aver bisogno di questo tipo di sostegno finanziario. Un dato che preoccupa, anche in relazione all’inadeguatezza del recente decreto, già denunciata ieri da CNA Modena in un comunicato.

Non solo finanziamenti, ma anche bisogno di lavorare: il 63,6% ritiene che sia fondamentale riprendere l’attività subito dopo Pasqua, il 34,7% almeno entro giugno. Peraltro, anche se non si parla di una data certa per la ripartenza, le aziende stanno già progettandola: il 56% ha dichiarato di aver già parlato con fornitori e clienti per disegnare la ripresa delle attività.

Un bel dato di partenza, che testimonia della volontà degli imprenditori di ricominciare, malgrado le difficoltà, in un contesto, e non poteva essere altrimenti, di estrema negatività e precarietà.

“Sulla base di questi numeri – commenta Alberto Papotti, segretario di CNA Modena – è ancora più evidente l’insufficienza del decreto liquidità, almeno nella versione pubblicata ieri, provvedimenti che rischiano di essere troppo blandi rispetto alle esigenze delle imprese”.

“In ogni caso, non dimentichiamoci – chiosa Papotti – che si tratta sempre di prestiti da restituire, mentre i danni subiti da tante categorie, in particolare quelle fermate sin dallo scoppio dell’emergenza e che, presumibilmente, saranno quelle che ritorneranno alla normalità con più ritardi non verranno mai assorbiti. Crediamo opportuno che il governo, per queste categorie – stiamo parlando del commercio, della ristorazione, dei pubblici esercizi, dei servizi alla persona – individui delle agevolazioni a fondo perduto, oltre all’indennizzi dei 600 euro”.

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