NOVI- “E’ vero, si dice distanti ma uniti, ma per la nostra comunità è particolarmente difficile”: così il sindaco di Novi, Enrico Diacci, sintetizza l’atmosfera del comune della Bassa. “Abbiamo già vissuto la grande emergenza del sisma del 2012, ma avevamo il grande vantaggio di essere tutti insieme nelle piazze e nei cortili, siamo pronti ad affrontare anche questa emergenza ma se potessimo farlo stretti l’uno con l’altro sarebbe più facile”.
Sono passati quasi due mesi dal decreto del 9 marzo che ha ampliato la “zona rossa”, estendendola a tutto il Paese. Come ha reagito la città, i cittadini stanno rispettando le misure previste? Si registrano infrazioni?
Qualche infrazione c’è stata. Sono intervenuti i Carabinieri, la Polizia locale e la Guardia di Finanza in situazioni particolari, anche per quanto riguarda le attività produttive. Ma eccetto qualche caso sporadico, la maggioranza dei miei cittadini sta cercando di rispettare le indicazioni. Devo dire che non abbiamo avuto grandi problemi e disagi.
Quali sono i dati attuali della diffusione del Covid-19 a Novi: quanti sono i positivi, i ricoveri e i pazienti guariti?
I dati aggiornati a lunedì 20 aprile registrano 40 positivi: di cui 36 in isolamento domiciliare e 4 ricoverati. I pazienti guariti sono 14.
Come sta affrontando l’emergenza la macchina comunale? Quali iniziative sono state messe in campo per aiutare i cittadini?
I servizi allo sportello e tutti quelli impossibili da remoto sono stati contingentati cercando di garantire una risposta a tutti. Per i bambini e per tutti i ragazzi in età scolare, il nostro istituto comprensivo ha subito attivato la didattica a distanza: abbiamo avuto un buon riscontro dalle famiglie, la scuola ha lavorato molto bene.
Abbiamo esonerato, come Unione, tutte le rette dei servizi per l’infanzia, dei trasporti, della mensa: siamo andati incontro il più possibile alle esigenze dei cittadini. Il comune di Novi ha prorogato tutte le scadenze delle imposte comunali e abbiamo evitato di portare avanti quella che era la prima impostazione del bilancio, che prevedeva un aumento (anche se piccolo) dell’Irpef comunale.
Come state gestendo il lavoro del Consiglio Comunale per evitare la paralisi delle attività costituzionali?
Abbiamo attivato da subito lo smart working e organizzato dei turni garantendo lo svolgimento delle attività. Grazie ai servizi informatici in Unione eravamo abbastanza preparati
I sindaci sono la prima frontiera delle richieste dei cittadini, cosa chiedono? Aiuti economici, aiuti per la gestione dei parenti anziani o dei bambini, esoneri particolari?
Le richieste d’aiuto c’erano prima e continuano a esserci ora. Ma credo che in questo momento i cittadini stiano cercando soprattutto una voce amica, qualcuno che li possa rassicurare e che li aiuti anche nelle cose più banali come l’interpretazione delle direttive. Fin dall’inizio ho cercato di rispondere direttamente a tutti quelli che hanno scritto sui social e che chiedevano di essere ricontattati telefonicamente. Mi sono messo in prima linea, cercando di rispondere a tutti. Spero di esserci riuscito: la fiducia nel sindaco è un collante fondamentale perché la comunità possa reggere a questa onda d’urto.
Quale è stata la maggiore criticità che, come sindaco, ha vissuto nella gestione dell’emergenza?
Nei primi momenti, tra la fine di febbraio e gli inizi di marzo, con i primi provvedimenti nazionali che uscivano da un momento all’altro senza preavviso, la criticità è stata trovare il punto di coordinamento tra tutte le associazioni locali, le attività produttive, le scuole. Capire esattamente come interpretare nel migliore dei modi le normative nazionali e applicarle alla nostra realtà: il Governo pensa a delle misure che poi ogni territorio deve personalizzare e cucire su misura.
Quale settore la preoccupa di più, una volta che l’emergenza sarà rientrata?
Molto difficile fare questa previsione. Di concerto con i medici di medicina generale – con i quali ogni settimana faccio il punto della situazione in videoconferenza- siamo preoccupati delle ripercussioni che la fase 2 avrà su tutto il territorio: l’emergenza oggi gestita da ospedali e terapie intensive , di riflesso, coinvolgerà medici di famiglia e strutture territoriali. Servirà ancora più attenzione ed energia in questa fase. Dovranno ripartire tutte quelle attività ordinarie e allo stesso tempo contenere questa nuova fase dell’epidemia.
Cosa ci dobbiamo aspettare il 3 maggio?
Mi auguro intanto che sia una concertazione e non un “tira e molla” a livello nazionale , che ci sia condivisione tra regioni e territori. Spero che venga data, soprattutto alla parte produttiva la possibilità di ripartire, soprattutto tenendo conto delle nostre eccellenze del territorio.
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