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Positivo al Covid-19, con la testa a Piacenza e il cuore a San Felice: il racconto del dottor Matteo Villani

da | Apr 16, 2020 | In Primo Piano, San Felice sul Panaro | 0 commenti

SAN FELICE- Matteo Villani è medico anestesista e rianimatore all’ospedale di Piacenza, dopo aver combattuto per oltre un mese il Covid-19 tra le corsie della terapia intensiva, è risultato positivo al virus. “Ho iniziato ad avere i primi sintomi dopo una serie di turni estenuanti di 12 ore”- racconta il dottor Villani – ” Si susseguivano ormai da alcune settimane per la necessità di far fronte a questa emergenza”.

Oggi la sua quarantena è finalmente terminata e Villani è di nuovo operativo, ma l’isolamento familiare precauzionale, lo costringe ancora lontano dalla sua famiglia:” Potevo essere io, tornando a casa, la prima fonte di contagio”- spiega- ” Quindi prima che la quarantena entrasse in vigore, ho deciso di trasferire mia moglie e i miei tre figli a San Felice sul Panaro”.

Matteo Villani è l’emblema di tutti quei medici e infermieri in prima linea, che sono costretti a dividersi tra la vita in corsia e quella privata: c’è chi si è trasferito nelle foresterie messe a disposizione vicine agli ospedali e chi, come il medico di Fidenza, ha spostato tutta la famiglia dai suoceri per scongiurare i rischi del contagio.

Innanzitutto come sta? E’ tornato operativo?

Molto meglio, la ringrazio. Ho eseguito in questi giorni il tampone e i test sierologici di controllo, che mi hanno dato il via libera per tornare a lavorare in sicurezza: per me e per chi mi sta intorno. La negatività al tampone mi dice che ho passato la malattia e il test sierologico che probabilmente ho sviluppato una difesa immunitaria contro questo particolare virus.

Sua moglie e i suoi tre figli si sono trasferiti a San Felice. Quanto è difficile stare lontano dalla sua famiglia?

E’ dura. Il lavoro, già impegnativo, lo è diventato ancora di più, fisicamente e di cuore: tutti i giorni sei costretto a confrontarti con scelte e situazioni che ti porterai dentro e segneranno la tua vita per sempre. La mia famiglia è la mia forza; non vederli al mio ritorno a casa è ulteriore fonte di stanchezza morale. Però sono conscio che combatto anche per loro.

Turni più lunghi, reperibilità h24 e straordinari: come è cambiato il lavoro in ospedale?

Siamo riusciti a quadruplicare il numero dei posti letto in terapia intensiva in breve tempo e attrezzarci con tutti i presidi del caso per affrontare al meglio questo tipo di malattia altamente contagiosa. Sono stati necessari calzari e copri calzari, tuta completa, mascherina FFP3, occhiali, visiera, doppie cuffie e doppi guanti. All’inizio però la mole di lavoro non è coincisa con l’aumento del personale sanitario, per cui ci siamo resi disponibili a rimanere in turno tutto il tempo necessario, aiutarci l’un l’altro e garantire le migliori cure a chi e aveva bisogno. Grande umanità e collaborazione hanno caratterizzato tutto il personale della Terapia Intensiva di Piacenza in questi mesi: questo ci ha permesso di ottenere grandi risultati e arginare lo tsunami che ci è piombato addosso.

La terapia intensiva è stata la vera “trincea” di questa emergenza, quale è stato il momento più critico e, se c’è stato, quello più bello?

Il momento critico è stato l’inizio: non ci aspettavamo che iniziasse tutto da Codogno (cittadina a 10 kilometri da Piacenza) e non eravamo preparati. La Cina ci sembrava così lontana!
I primi giorni di emergenza ci hanno costretto a correre e ingegnarci per organizzare il tutto. Arrivavano centinaia di pazienti tutti i giorni e l’ospedale rischiava di arrivare al collasso. Il momento più bello è senza dubbio l’attimo in cui vedi i tuoi sforzi premiati: il momento in cui puoi togliere il coma farmacologico e scollegare il ventilatore meccanico. I pazienti in via di guarigione, farli tornare alla vita dopo che te l’avevano affidata.

Quale è la prima cosa che farà quando sarà finalmente finita questa emergenza?

Proverò a fermarmi. Prendere tempo per gustare a pieno quanto di bello ho intorno. Famiglia e amici. E con questa consapevolezza nel cuore affrontare quanto mi aspetta con maggiore forza e determinazione.

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