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“Il volontariato sarà fondamentale per la ricostruzione post Coronavirus”, allo studio interventi di sostegno

da | Apr 12, 2020 | Mirandola, In primo piano, In primo piano | 0 commenti

Oltre 10mila, provenienti da 550 associazioni, i volontari che si sono mobilitati, affiancando la Protezione civile, per fare fronte ai bisogni della popolazione più vulnerabile. Questi i numeri che raccontano l’impegno portato avanti dal Terzo settore e dal mondo del volontariato dell’Emilia-Romagna, nella gestione dell’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus: dalla consegna di spesa, farmaci e altri beni di prima necessità, alle attività di ascolto e sostegno psicologico a distanza rivolte a persone in condizione di solitudine; fino ad interventi di accoglienza e sostegno delle persone particolarmente vulnerabili.

A fare il punto della situazione in cui continuano ad operare i volontari e sulle prospettive future legate al loro ruolo nella futura fase di ritorno alla normalità sanitaria e sociale,  la vicepresidente e assessore alle disuguaglianze, Elly Schlein, nell’incontro che si è svolto, in videoconferenza, con i rappresentanti del Terzo Settore, in particolare di associazioni di promozione sociale, centri di servizio del volontariato, Caritas e mondo del volontariato, compreso quello giovanile e studentesco e informale delle Sardine.

“Il mondo del Terzo settore, dell’associazionismo e del volontariato rappresenta un tessuto fondamentale della nostra società, sta contribuendo in modo imprescindibile nella reazione all’emergenza, ancora di più lo sarà nella fase di ricostruzione e va quindi sostenuto. La generosità della nostra comunità regionale- sottolinea la vicepresidente e assessore alle disuguaglianze, Elly Schlein – si dimostra più forte del virus e delle paure. La solidarietà deve arrivare a tutti coloro che si trovano in stato di necessità a prescindere dall’età, dalla provenienza, da dove vivono, dalla condizione precedente alla crisi. Prepariamoci a intercettare nuovi bisogni e fragilità che emergono da questa fase, da leggere con lenti nuove per non lasciare nessuno indietro.”

“L’iniziativa volontaria e gratuita di tanti volontari ha consentito di raggiungere molte persone in difficoltà, ma occorre fare un passo avanti- prosegue la vicepresidente-  raggiungere chi ancora, pur bisognoso, non sa a chi rivolgersi e capire quali siano i bisogni emergenti, soprattutto in vista della cosiddetta fase due, che ci consegnerà una situazione inedita con conseguenze economiche e sociali preoccupanti, che istituzioni e società civile si devono sforzare di affrontare tempestivamente”.

“Da questo punto di vista è fondamentale curare la comunicazione alle persone, in modo da rendere evidenti i percorsi per ottenere un aiuto, ma anche rafforzare la collaborazione fra terzo settore, enti locali e Regione nell’individuazione dei bisogni e nella definizione di risposte innovative. Ad oggi- spiega ancora- sono tanti gli esempi virtuosi nel nostro territorio: dagli sforzi delle associazioni operative in tutta la regione, agli studenti di medicina che con “A un metro da te” si sono messi a disposizione dei servizi sanitari per supporto in attività amministrative e di comunicazione con i cittadini – iniziativa notata anche dalla Università di Harvard -, alle realtà giovanili che si sono mobilitate per l’emergenza in collaborazione con associazioni storiche per l’aiuto alle persone anziane e con disabilità, alle persone senza fissa dimora, alle comunità straniere, rom e sinti”.

L’Impegno della Regione Emilia-Romagna

La Regione Emilia-Romagna, in primo luogo, si è impegnata nel farsi parte attiva con il Governo affinchè nei decreti di conversione le misure messe in campo- in particolare quelle riferite all’ accesso agevolato al credito e sospensione dei mutui – siano estese anche al mondo del Terzo Settore, e a studiare altre azioni di supporto.

Si è discussa anche la necessità di rafforzare la comunicazione sulle attività di sostegno alle persone disponibili in regione e di rafforzare il volontariato nelle Aree interne, per assicurare prossimità alle persone anche in luoghi dove è meno ricca l’offerta di servizi, compresi quelli di volontariato; lo scambio di esperienze e l’attivazione delle reti informali possono rappresentare in questo momento un aiuto importante.

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