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Coronavirus a Ravarino, la sindaca Rebecchi:”Ci aspettiamo maggiori bisogni a fronte di minori risorse”

da | Mag 13, 2020 | In Primo Piano, Ravarino | 0 commenti

RAVARINO – ” Il Comune si unisce al grido di piccole e medie imprese, dei ristoranti e dei bar – spiega la sindaca di Ravarino, Maurizia Rebecchi-  Con l’auspicio che arrivino risorse che consentano di dare loro qualche risposta”. Così la sindaca fotografa la situazione del piccolo comune della Bassa, sperando in un sollecito intervento da parte dello Stato.
Sono passati quasi due mesi dal decreto del 9 marzo che ha ampliato la “zona rossa” estendendola a tutto il Paese. Come ha reagito la città, i cittadini stanno rispettando le misure previste? Si registrano infrazioni?
I cittadini, nella grande maggioranza dei casi, hanno rispettato le prescrizioni contenute nei DPCM. Non sono mancate le infrazioni che sono state sanzionate dalle Forze dell’Ordine e Polizia Municipale.
La comunità tutta ha reagito con senso di responsabilità e solidarietà: per sopperire alle difficoltà e alle limitazioni si sono attivate associazioni, imprese e anche singoli volontari. Le attività economiche cui è stato consentito di continuare a lavorare, con le consegne a domicilio, hanno offerto un importante servizio oltre ad aver tenuto vivo il paese. Non meno importante è stata anche la collaborazione di chi, pur non potendo lavorare, ha compreso e contribuito a mantenere coeso il tessuto sociale.
Come sta affrontando l’emergenza la macchina comunale? Quali iniziative sono state messe in campo per aiutare i cittadini?
Abbiamo garantito i servizi, non sospesi dai decreti, riorganizzando il lavoro con turni di presenza e modalità di lavoro a distanza. A supporto della cittadinanza sono stati attuati i seguenti progetti: la consegna a domicilio di spesa alimentare e farmaci per persone che, a causa della situazione, non potevano provvedere da sole.
La distribuzione di generi alimentari e di prima necessità da parte di Caritas e Croce Rossa Italiana. La raccolta delle domande e assegnazione dei buoni alimentari finanziati dal Governo. La distribuzione porta a porta delle mascherine fornite dalla Regione Emilia-Romagna. La consegna agli alunni dell’Istituto Comprensivo 2 di Ravarino di libri di testo e attrezzature informatiche per la didattica a distanza. La consegna a tutti i bambini da 0 a 13 anni delle uova di Pasqua messe a disposizione dal Comitato Genitori. E l’attività  di informazione alla cittadinanza, sia con mezzi tradizionali quali la sonora, sia attraverso i social. Tutte le attività hanno visto il contributo fondamentale del Gruppo Comunale di Protezione Civile affiancato da altre associazioni, da volontari singoli e da personale comunale coinvolto nelle attività del centro operativo – COC.
Per quanto riguarda i servizi per l’infanzia: cosa avete messo in campo dopo la chiusura e cosa prevedete per il momento della riapertura?
A seguito della sospensione del servizio Nido d’Infanzia, è stato indispensabile dedicare le dovute attenzioni alle esigenze delle bambine e dei bambini del nostro nido “Girasole”, non dimenticando le famiglie.
Dall’inizio del lockdown a oggi, il lavoro che si sta portando avanti con tutto il personale educativo attraverso il coordinamento pedagogico è volto ad affiancare le famiglie attraverso videoletture di libri per l’infanzia, proposte di gioco a casa e videochiamate.
Per tutti i genitori dei bambini del Nido è stato attivato il servizio di consulenza educativa.
Non vanno dimenticati, inoltre, quei bambini e quelle bambine che in autunno passeranno direttamente alla Scuola dell’infanzia: l’attività svolta in questo periodo di Smart working verrà raccolta e messa a disposizione per agevolare il più possibile questo passaggio.
I bisogni dei nostri piccoli e delle loro famiglie, per noi, sono importanti: abbiamo in programma un’ indagine conoscitiva dei bisogni delle famiglie in funzione della possibile riapertura del servizio nido d’Infanzia per il periodo di giugno e luglio.
Le riapertura dovrà tener conto delle eventuali indicazioni di Governo e Regione per quanto riguarda rapporto numerico tra educatore e bambini: se serviranno più educatori, occorrerà anche che chi li ha previsti metta a disposizione le risorse per pagarli.
Per gli anziani, invece: quali misure state già adottando o intendete attivare?
All’inizio dell’emergenza abbiamo telefonato agli anziani e alle persone fragili per informarli dei servizi a loro disposizione. Questa emergenza sarà l’occasione per fare una nuova mappatura dei bisogni a cui dare risposta.

Intendiamo confermare tutti i servizi attualmente in essere, semi-residenziali e residenziali, a partire dalla Casa Residenza per Anziani a valenza distrettuale dove, anche nel picco della pandemia, non si è verificato nessun caso di infezione.

I sindaci sono la prima frontiera delle richieste dei cittadini, cosa chiedono? Aiuti economici, aiuti per la gestione dei parenti anziani o dei bambini, esoneri particolari?
In questo momento il grido più forte è lanciato dalle piccole-medie imprese, dai piccoli  negozi, dalle professioni legate alla cura della persona, da bar e ristoranti ancora chiusi che chiedono di non essere lasciati soli. A loro si unisce il Comune con l’auspicio che arrivino risorse che consentano di dare loro qualche risposta.
Poi ci sono i temi della perdita del lavoro e della riduzione del reddito, che in alcuni casi non consentono più a molte famiglie di acquistare beni di prima necessità.
Inoltre, con la riapertura di fabbriche e uffici, occorre supportare, in sicurezza, famiglie con bambini, disabili e anziani: chi va al lavoro, uomo o donna, deve sapere dove poter lasciare i propri bambini.

Una cosa è certa: aiuti ed incentivi potranno essere attuati solo se lo Stato metterà a disposizione le risorse aggiuntive necessarie: è impensabile che i Comuni, che nella stragrande maggioranza dei casi risentono anch’essi pesantemente della crisi, possano finanziare con i propri bilanci  contributi straordinari per cittadini ed attività economiche.

Come state gestendo il lavoro del Consiglio Comunale per evitare la paralisi delle attività Istituzionali?
Come tutti, ci siamo organizzati per lavorare a distanza e la nostra attività non è mai stata interrotta, anzi: si è intensificata. Abbiamo tenuto riunioni in videoconferenza più volte al giorno e più volte la settimana, e sempre in videoconferenza convochiamo le Giunte, gli incontri con Consiglieri e Capigruppo e i Consigli Comunali. L’approccio digitale, previsto dal decreto Cura Italia per l’assunzione e l’attuazione degli atti amministrativi, ci ha consentito di gestire lo stato di crisi per quanto di nostra competenza e ci ha fornito nuovi strumenti che potremo utilizzare anche in futuro nelle situazioni ordinarie.
Avete fatto un calcolo su costi/risparmi per il bilancio comunale? Al di là delle risorse regionali e statali, cosa potrà fare il Comune?
Stiamo monitorando il bilancio del Comune costantemente. A fronte di alcuni risparmi avuti a seguito della chiusura di servizi educativi e culturali, si è dovuto fare fronte a maggiori spese per la sicurezza dei lavoratori, per acquistare guanti e mascherine per garantire la prosecuzione dei servizi essenziali e per attivare lo Smartworking.
Ci aspettiamo un preoccupante calo delle entrate legato alle difficoltà di imprese e cittadini, a fronte di maggiori costi che i Comuni saranno chiamati a sostenere per riattivare i servizi educativi che, dovendo probabilmente essere riorganizzati per evitare assembramenti, diventeranno più onerosi per le casse comunali: maggiori bisogni a fronte di minori risorse.
Auspichiamo che queste risorse arrivino da Stato e Regione, per garantire ai cittadini i servizi di cui hanno bisogno: servizi educativi, di supporto alle famiglie con disabili ed anziani, ai ragazzi che vivono in contesti di povertà economica, educativa e culturale.
Quale è stata la maggiore criticità che, come sindaco, ha vissuto nella gestione dell’emergenza?

Riuscire a spiegare, nei tempi caotici della prima fase della emergenza, i contenuti dei provvedimenti restrittivi e di carattere sanitario che si sono succeduti con frequenza e rapidità, in un contesto di preoccupazione è comprensibile paura, oltre che tentare di stare vicino a quelle famiglie che sono state colpite dal dolore della malattia e, in alcuni casi, purtroppo, della perdita di un familiare.

Quale settore la preoccupa di più, una volta che l’emergenza sarà rientrata? Avete un’idea di quanti esercizi commerciali saranno costretti a chiudere?

Ciò che auspichiamo è che nessuno debba restare indietro.
Le misure previste da Governo e Regione poste in essere a sostegno di cittadini e imprese devono farci sperare in una difficile, certamente, ma piena ripresa. Saranno indispensabili due ingredienti: tempo e l’impegno caparbio che caratterizzano la nostra gente
La “fase 2” è finalmente arrivata. Cosa ne pensa dei provvedimenti messi in campo?
Credo che fosse impensabile tenere ulteriormente bloccato il paese. Occorreva ripartire, ma dobbiamo fare in modo che ciò avvenga con responsabilità, prudenza tali da non cadere in pericolosi passi indietro. Il tributo di vite sacrificate al virus é stato troppo alto, in particolare  dei medici che sono caduti nello svolgimento del loro lavoro e di concittadini che si sono ammalati e sono stati drammaticamente strappati ai loro affetti, nella distanza e nella solitudine più totali. Questo non riesco davvero a dimenticarlo, come non dobbiamo dimenticare il sacrificio economico fatto da  imprese e lavoratori per vincere il virus. Il prosieguo controllato di questo percorso dipenderà, quindi, soltanto dalla responsabilità di ciascuno di noi che é chiamato a proteggere se stesso e gli altri.

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