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Coronavirus, ancora in calo i ricoveri in Terapia Intensiva. Nel Modenese ci restano altre 38 persone

da | Mag 21, 2020 | In Primo Piano, Mirandola, In primo piano, In primo piano | 0 commenti

Ancora in calo i ricoveri. Ripartenze delle chirurgie di Neurologia e Ostetricia e Ginecologia.

Situazione ricoveri casi sospetti e accertati

 

Il grafico illustra l’andamento dei volumi di pazienti COVID positivi ricoverati presso i due stabilimenti dell’Azienda Ospedaliero Universitaria. Prosegue una progressiva diminuzione dei casi, dopo il picco registrato a fine marzo. I casi COVID accertati ricoverati si sono mantenuti stabili negli ultimi giorni, con una parallela diminuzione dei pazienti ricoverati in Terapia Intensiva.

La situazione di stamattina vede nel complesso ricoverati in Azienda Ospedaliero -Universitaria 38 pazienti COVID positivi: 13 all’Ospedale Civile e 25 al Policlinico. Di questi, sono in terapia intensiva 16 pazienti, dei quali 3 nella terapia intensiva del Policlinico di Modena e 13 presso l’Ospedale Civile, e 3 pazienti in sub intensiva al Policlinico. In degenza ordinaria sono seguiti 19 pazienti, tutti al Policlinico.

 

TEMA DELLA SETTIMANA – LA RIPARTENZA DELLE CHIRURGIE

 

Prof. Stefano Meletti, Direttore Neurologia, Ospedale Civile di Baggiovara.

 

Come altri reparti, anche noi abbiamo dovuto rivedere in questi mesi di lockdown i nostri percorsi. Abbiamo mantenuto anche nel periodo di massima chiusura i percorsi di urgenza, tanto che per l’ictus ischemico abbiamo effettuato lo stesso numero di procedure dei mesi precedenti a dimostrazione dell’efficacia dei percorsi di emergenza neurologica su tutto il territorio provinciale di cui noi siamo l’hub. Abbiamo, però, avuto una riduzione per dei pazienti esterni ambulatoriali.

Ora stiamo riprendendo i percorsi di presa in carico dei pazienti cronici sia in Day Hospital sia ambulatoriali per tutte le patologie che seguiamo: epilessia, patologie cognitive, malattia di Parkinson e sue patologie correlate, patologie neuromuscolari.

Questa ripresa è cominciata nei giorni scorsi in maniera graduale tramite una selezione dei pazienti in base ai criteri di gravità e urgenza clinica.

Al momento, infatti, non possiamo garantire possiamo gli stessi volumi di attività precedenti alla crisi in quanto dobbiamo mettere in campo tutte le azioni necessarie a garantir la sicurezza delle persone che vengono in ospedale e agli operatori.

Pur nelle difficoltà tutti noi – medici, personale infermieristico, personale tecnico-amministrativo – siamo impegnati a creare le condizioni per operare nelle migliori condizioni possibili

 

Prof. Fabio Facchinetti, Direttore Ostetricia e Ginecologia Policlinico di Modena

 

Come abbiamo avuto modo di raccontare già ne giorni scorsi, l’attività di ostetricia non si è fermata, perché la nascita non è un evento differibile. Non a caso, al Policlinico di Modena – primo punto nascita della Provincia – in marzo sono nati 240 bambini e in aprile al momento ne sono nati 200, dati in linea con quelli dello stesso periodo dello scorso anno. L’unica attività che avevamo dovuto sospendere era stata la parto-analgesia, essendo gli anestesisti coinvolti nelle urgenze COVID-19. La bella notizia è che dal 4 maggio anche la parto-analgesia è ripartita a pieno regime.

Per la seconda fase, abbiamo cominciato a riattivare gli ambulatori della Ginecologia che sono molti e assicurano prestazioni importanti e di secondo livello. di secondo livello. Stiamo ripartendo con le sale operatorie ginecologiche in modo da recuperare gli interventi rimandati a inizio crisi. Ancora non possiamo lavorare al 100% in quanto è necessario applicare tutte le procedure di sanificazione per il COVID, ma siamo impegnati a fare il possibile per dare le risposte che le nostre pazienti si attendono.

Il messaggio che voglio dare è che ci si può rivolgere alla nostra Ostetricia e Ginecologia in assoluta tranquillità. Abbiamo, infatti, predisposto una serie di filtri prima che le pazienti vengano operate o accedano agli ambulatori. In prima battuta viene effettuata un’intervista telefonica, poi un tampone, oppure un’indagine sierologica nei giorni immediatamente precedenti l’intervento. Queste misure ci consentono di mantenere una distinzione tra il percorso “pulito” e quello COVID19 che abbiamo mantenuto, nell’ambito della rete provinciale. Con questa distinzione e l’appropriato utilizzo dei dispositivi di protezione per pazienti e operatori, possiamo dare risposta anche a quelle donne che, positive o fortemente sospette, devono comunque accedere alla nostra struttura.

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