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La riabilitazione dei pazienti COVID19 negli ospedali modenesi

da | Mag 18, 2020 | Mirandola, Carpi, Altri Comuni, Salute, Sanità | 0 commenti

L’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena è impegnata a prendersi cura a 360° dei pazienti colpiti dal COVID19, anche degli aspetti che riguardano la ripresa della condizione funzionale e fisica legata al lungo allettamento e alla perdita di forza e massa muscolare. A questo proposito spicca il progetto realizzato in collaborazione “a quattro mani” tra la Medicina Riabilitativa dell’Ospedale Civile, diretta dalla dottoressa Monica Corona, dalla Riabilitazione della Mano del Policlinico, di cui è responsabile la dottoressa Silvana Sartini, e i reparti di Malattie Infettive, diretto dalla professoressa Cristina Mussini, e Malattie Apparato Respiratorio diretto dal professor Enrico Clini. Si tratta di un progetto innovativo di riabilitazione, avviato al letto del paziente nella fase post-acuta per potere poi essere proseguito anche a domicilio dopo la dimissione.

“L’idea – ha spiegato il prof. Giovanni Guaraldi di Unimore, infettivologo del Policlinico – nasce da un progetto analogo per i pazienti con HIV che da anni portiamo avanti affiancandolo alla cura farmacologica. La fisioterapia per la riattivazione motoria serve ad assicurare una migliore qualità di vita ai malati HIV con disabilità. Visto che i pazienti COVID19 presentano un importante indebolimento muscolare, abbiamo pensato di applicare anche a loro un protocollo simile con risultati clinici sino ad ora promettenti, che andranno tuttavia confermati all’interno di un protocollo di ricerca che arruoli numerosi pazienti”

Il protocollo consiste in una sequenza di sessioni giornaliere di esercizio di 3 diverse tipologie che sono stati preventivamente videofilmati con il consenso di un paziente modello-volontario e caricati su un canale Youtube protetto, cui si accede solo con QRCODE per potere essere mostrati ai pazienti i quali a loro volta li possono richiamare facilmente utilizzando uno smartphone. Gli esercizi prevedono un progressivo aumento di intensità (protocollo a 3 step) a seconda della fase clinica con l’obiettivo di raggiungere la massima intensità degli esercizi in prossimità della dimissione. “La fisioterapia viene illustrata ai pazienti dal fisioterapista e dal terapista occupazionale – spiega la dottoressa Silvana Sartini – affinché siano poi in grado di riprodurre esattamente ogni esercizio del programma. Una volta in isolamento il paziente istruito è poi in grado di riprodurre da solo gli esercizi potendo il fisioterapista rimanere in posizione esterna (remota) Il collegamento digitale servirà poi per seguire i pazienti anche nelle difficoltà di rientro al domicilio e nella “riattivazione” alle ADL (attività di vita quotidiana), intervento fondamentale per agire anche sulla qualità della vita e sul benessere psico-motorio del paziente”

“Il progetto ha sin ora coinvolto una cinquantina di pazienti degenti presso Malattie Infettive, Terapia Intensiva e Malattie Apparato Respiratorio – ha aggiunto la dottoressa Monica Corona – grazie alla collaborazione dei professionisti della riabilitazione. La nostra ambizione è quella di verificare i risultati sulla base di uno studio clinico e di proporre l’utilizzo dello stesso kit di video-esercizi anche una volta raggiunto il domicilio, per verificare nel tempo il benessere del paziente COVID19”.

“Il tema della disabilità che accompagna il paziente COVID-19 è molto rilevante e la tumultuosa esperienza di pochi mesi ma tanti pazienti ci ha insegnato a non dovere sottovalutare né tantomeno a trascurare questo aspetto – conclude il prof. Enrico Clini – Anche per questo processo di cura, grazie al lavoro di squadra, abbiamo puntato al recupero di quegli aspetti della disabilità individuale gravemente limitati dalla dispnea e dalla immobilità prolungata a letto. L’introduzione di tecnologie riproducibili a distanza ha facilitato il superamento della barriera di isolamento a cui questi pazienti da subito sono stati costretti nonostante la loro grave condizione”.

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