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Ospedale Mirandola, Gibertoni (Misto): “Serve coerenza nel rapporto con il privato”

da | Mag 13, 2020 | Mirandola, Sanità | 0 commenti

MIRANDOLA – La Giunta regionale sia coerente tra ciò che annuncia e ciò che realmente fa nel rapporto tra sanità pubblica e sanità privata. A chiedere che ad annunci di centralità del sostegno alla sanità pubblica non possano seguire numerosi accordi e intese con quella privata, è Giulia Gibertoni (Misto). Fra i “casi” a conferma della sua tesi, la consigliera riporta in particolare quello dell’Ospedale di Mirandola, in provincia di Modena, sul cui futuro chiede chiarezza.

Da qui l’interrogazione alla Giunta per sapere “se non ritenga opportuno abbandonare la politica del doppio binario per cui da una parte si proclama il potenziamento della sanità pubblica mentre dall’altra si va in direzione opposta con accordi che finiscono per rafforzare la sanità privata a scapito di quella pubblica, arrivando addirittura a spostare personale sanitario delle strutture pubbliche in spazi operatori del privato, dato che non dispone di tutti i reparti per garantire qualsiasi emergenza che sorga durante gli interventi chirurgici in quanto le strutture ospedaliere private non dispongono di un’organizzazione ottimale e puntano a trattare le patologie più remunerative lasciando al pubblico l’onere di assolvere al servizio universalistico e completo delle cure”.

Giulia Gibertoni, inoltre, domanda all’amministrazione regionale “se non ritenga opportuno, con il regredire della pandemia, riaprire i reparti degli ospedali trasferiti in strutture private potenziandoli con apparecchiature nuove e personale e utilizzando le maggiori risorse economiche che si sono rese disponibili per smaltire le attività sospese a causa della prima fase dell’emergenza sanitaria con particolare riferimento all’Ospedale di Mirandola, rispetto al quale il direttore generale dell’Ausl competente ha paventato la possibilità che la struttura possa non ritornare come prima, circostanza che avvenne già nell’emergenza post sisma del 2012, quando si approfittò dell’emergenza per il declassamento della struttura, con grave danno per la collettività dell’intera area nord della provincia di Modena”.

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