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Pochi posti e costi da infarto: ecco come si prospettano i centri estivi per i i bambini della Bassa

da | Mag 29, 2020 | In Primo Piano, Mirandola, Finale Emilia, San Felice sul Panaro, Concordia, Medolla, Cavezzo, Camposanto, San Possidonio, San Prospero | 0 commenti

MIRANDOLA, SAN FELICE, CONCORDIA, FINALE EMILIA, SAN PROSPERO, CAMPOSANTO, SAN POSSIDIONO, MEDOLLA, CAVEZZO – Pochi posti e costi da infarto: ecco come si prospettano i centri estivi per i i bambini. Il D-day è lunedì 8 giugno, tra due settimane. Allora riapriranno i primi centri estivi per bambini e ragazzini, e altri si aggiungeranno il primo luglio. Il tempo stringe e la prima valutazione di quello che ci aspetta è pesante.

Si, perchè le nuove prescrizioni per evitare il diffondersi del Coronavirus emanate da Governo e Regione sono costosissime, e non tanto perchè si dovranno comprare termoscanner per misurare la febbre all’ingresso o gel disinfettante per le mani. Ma perchè il prezzo alto di adeguamento alle nuove disposizioni fa il paio con la necessità di dover tenere distanziati i bambini e garantire un certo numero di educatori per ogni gruppetto. In soldoni, i genitori dei bimbi più piccoli potrebbero trovarsi a spendere fino a 700 euro al mese. Per un solo figlio.

I posti, dicevamo. Il primo Comune che nella Bassa ha aperto il bando per le iscrizioni al centro estivo, San Possidonio, prevede appena 38 posti per i bimbi delle elemntari e 10 per i piccoli della materna. Per fare un altro esempio: in una scuola di medie dimensioni dove ci sono 7 aule, ci possono stare al massimo 35 bimbi, 5 per aula perchè queste sono le previsioni di gruppetti previste dalle linee guida per la fascia di età 3-6 anni. Via via che si cresce, i gruppetti aumentano, ma le nostre scuole sono pensate per gruppi da 20-25 anche 30 studenti, quindi le aule sono grandi e poche. Un bel problema quello dei pochi posti. Anche se si potrebbe arginare ponendo vincoli  (tutti discutibili, certo) all’iscrizione, ad esempio il fatto di avere entrambi i genitori che lavorano.

C’è poi la questione degli educatori: devono essere tanti, uno per gruppo e ognuno di loro – questa è una novità introdotta adesso – deve avere un sostituto a disposizione in caso di bisogno. Ma il suo sostituto è esclusivo, non può andare a sostituire un altro educatore. Così, al piccolo drappello di educatori si aggiunge a libro paga di chi gestisce i centri estivi un secondo, analogo, drappello di sostituti.

I pasti. Per garantire la maggiore sicurezza possibile, devono uscire dalle cucine porzionati e incellofanati: un servizio da grande mensa, che costa.

Anche solo per andare in pari coi costi, i gestori hanno calcolato che alle famiglie – abituate a spendere sui 60 euro a settimana, spesso rimborsate anche –  dovranno chiedere cifre altissime. Rimandendo all’esempio dei 35 bambini totali, c’è chi ha calcolato 150 euro a settimana più 30 per i pasti. Ovvero 720 euro al mese, 1500 per due mesi d’estate.
Per i più grandi, che staranno in gruppi più numerosi e in situazioni in cui gli spazi permettono di raccogliere molti più bimbi, si scende un po’, 100 euro a settimana. 400 al mese è comunque una bella batosta per le famiglie, specie per chi ha più figli.

Una speranza di calmierare i prezzi, almeno qui nella Bassa, è riposta nell’Unione Comuni Area Nord. I gestori dei centri estivi sono convocati oggi in riunione per fare il punto della situazione. Si spera che ci siano fondi a disposizione per ridurre i costi per le famiglie, o che si recuperino bussando a Roma o a Bologna.

Di certo, i gestori fanno di tutto per offrirci il migliore servizio possibile, a prezzo accessibile, per i nostri figli.

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