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ANPI su San Possidonio: “Un atto molto grave sul piano politico ed istituzionale”

da | Giu 3, 2020 | Mirandola, Finale Emilia, San Possidonio | 0 commenti

SAN POSSIDONIO – Il Presidente ANPI provinciale Modena ha diramato una nota stampa relativa alla commemorazione avvenuta sabato 30 maggio a San Possidonio. La riportiamo in forma integrale:

Quanto avvenuto a San Possidonio, sabato 30 maggio scorso, alla commemorazione dei morti della cosiddetta “corriera fantasma” e le dichiarazioni degli esponenti presenti alla cerimonia rappresentano un atto molto grave sul piano politico ed istituzionale.

Si è trattato, infatti, di un atto politicamente propagandistico perpetrato anche da autorità istituzionali che hanno fra i loro doveri quello di rappresentare tutti i cittadini e di rispettare e difendere la Costituzione sulla quale hanno giurato nel momento in cui hanno assunto la carica e dai quali ci si aspetta rigore, correttezza, “disciplina ed onore”.

Si afferma che la tragedia della corriera fantasma non può cadere nell’oblio; aggiungo che non possono cadere nell’oblio le tante tragedie vissute nel secolo scorso nel nostro Paese. È tempo di fare piena luce ed accettare la storia, soprattutto nei suoi grandi fatti, così come è avvenuta e da parte di tutti.

E’ falso che “il processo che ne seguì, nella rossa Modena, vide assolti … quegli assassini”. Il primo processo si tenne presso la Corte d’assise di Viterbo dal 15 dicembre 1950 al 15 gennaio 1951 condannò due sponenti della polizia partigiana alla pena di 25 anni di reclusione. Il 3 novembre 1953 la Corte d’assise d’appello di Roma confermò la sentenza di primo grado, che divenne definitiva il 16 febbraio 1955 quando la Corte di Cassazione respinse i ricorsi presentati dai condannati. Il secondo processo sulla corriera fantasma si concluse il 31 ottobre 1970 presso il tribunale di Modena con l’assoluzione per amnistia e prescrizione dei 4 accusati; ciò non vuol dire affatto che furono assolti.

Il Sindaco di Mirandola afferma di aver partecipato alla cerimonia del 30 maggio a San Possidonio così come “ha fatto per la cerimonia Anpi del 25 aprile”, mettendo sullo stesso piano ed affiancando la cerimonia del 30 maggio da un lato e la Festa Nazionale della Liberazione dall’altro.

La Festa Nazionale della Liberazione del 25 aprile non è una Festa dell’ANPI, ma è una Festa di tutte le Istituzioni, comprese le Istituzioni locali che devono essere le prime ad organizzare la Festa. Ed è una Festa della Liberazione dall’invasore nazista e dal regime fascista e della sedicente Repubblica Sociale Italiana. Ed è una Festa di tutti gli italiani, comunque la pensino, e la Costituzione che ne è seguita da a tutti la possibilità, nel rispetto delle leggi e della Costituzione, di adire alle cariche pubbliche.

È un fatto che il significato più profondo del 25 aprile è racchiuso in questo dialogo fra Vittorio Foa, senatore socialista, partigiano del Partito d’Azione e rappresentante del CLN, e Giorgio Pisanò, repubblichino, fascista fino alla fine, anche lui eletto al Senato della Repubblica. “Abbiamo vinto noi e sei diventato senatore; se aveste vinto voi io sarei morto o in galera” è la frase detta da Foa e che spiega perché anche chi può scrivere e dire le peggiori mistificazioni e falsità deve essere grato a coloro che hanno dato la vita per la libertà di tutti.

Ed è un fatto che la Costituzione sulla quale giurano i Sindaci ha fatto una scelta precisa con la XII Disposizione transitoria: È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.”

Si invoca “una vera rappacificazione nel rispetto di tutti coloro che combatterono quella terribile guerra civile”. A parte il fatto che non si è trattato di una “guerra civile” nella accezione corrente, ma di una lotta antifascista, per la democrazia e la liberazione dal nazifascismo, occorre intenderci cosa significa “rappacificazione”.

Se con questo vogliamo intendere il rispetto per la vita e la pietà per tutti i morti e se tutti accettiamo e facciamo nostre le verità storiche degli avvenimenti del Novecento, compreso le tragedie come quella della “corriera fantasma” da parte di tutti, penso che questo sia possibile.

Se invece si intende, come sembrano affermare i partecipanti alla commemorazione del 30 maggio, una riconciliazione fra le parti che furono in lotta nella guerra di Liberazione ovvero che mettiamo sullo stesso piano la Festa della Liberazione e coloro che si schierarono ed aderirono alla Repubblica Sociale Italiana con un sostanziale riconoscimento di quest’ultima, ebbene questa riconciliazione non è non sarà mai possibile.

Per questo la commemorazione del 30 maggio è stato un grave atto di propaganda politica ed istituzionale, così come è stato un grave atto politico quello del Sindaco di Finale Emilia che si è presentato sui social il 25 aprile per un suo messaggio in “camicia nera”.

Affermiamo queste posizioni nel massimo rispetto delle Istituzioni che i Sindaci rappresentano: chiediamo un analogo rispetto per l’ANPI, nata e riconosciuta 75 anni fa come Ente Morale, per gli alti valori che essa rappresenta.

 

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