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Aemilia, dalla resistenza alla resilienza

da | Feb 17, 2016 | Editoriale | 0 commenti

di Andrea Lodi (*)

Il rapporto della DIA su mafia ed economia

Mentre a Bologna continua il processo Aemilia contro le infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’economia emiliano romagnola, la DIA lancia un preoccupante allarme sulle infiltrazioni delle organizzazioni criminali nel tessuto socio-economico del Nord Italia. Dal rapporto redatto dagli investigatori antimafia, si delinea un quadro dove è chiaro ed evidente quanto gli apparati dello Stato siano inadeguati nel gestire un fenomeno che, la DIA stessa, definisce “mafia 2.0”. Un’organizzazione internazionale che ha perfezionato una macchina perfetta per infiltrarsi come un cancro nel tessuto socio-economico di un territorio, il Nord Italia, che si riteneva immune da certi fenomeni criminali. La criminalità organizzata, infatti, ha messo in piedi “un ciclo economico-criminale in grado di alterare il corretto processo di sviluppo dell’economia nazionale ed estera”.

Aemilia, da terra di resistenza a terra di resilienza

Navigando nel web mi è capitato di leggere un titolo alquanto significativo sul fenomeno: Aemilia, da terra di resistenza a terra di resilienza. Al titolo fa seguito un lungo articolo ben scritto da Sara Donatelli sul giornale “Antimafia2000”. Un passaggio mi ha particolarmente colpito: “In psicologia, la resilienza è la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà. La persona resiliente reagisce alla sofferenza e invece di soccombere direziona le sue energie verso cambiamenti risolutivi. È giunto il momento, Emilia. Rialzati. Ribellati. Rinnega i tuoi figli peggiori. È questo l’unico modo per tener fede a te stessa, per non tradire quelli che invece sono stati i tuoi figli migliori. Coloro che partigiani lo furono davvero. È tempo di Resilienza. È tempo di opporsi ai mafiosi, agli amici dei mafiosi, ai confidenti dei mafiosi, ai prestanome dei mafiosi, ai soci dei mafiosi, agli acquirenti dei mafiosi. È tempo di accettare che qui la mafia c’è. È arrivata più di trent’anni fa. È arrivata parlando il dialetto calabrese. Ad oggi, invece, parla e capisce benissimo il dialetto emiliano-romagnolo. Non ha bisogno di infiltrarsi, è già ben radicata. Non ha bisogno di corrompere, è già ben inserita all’interno del tessuto economico, politico e sociale”.

Continua con questo tono Sara Donatelli. Usa parole pesanti, ma necessarie. Invita i politici ad assumersi le proprie responsabilità. Non me ne voglia Sara, mi sono appropriato del suo titolo, perché è semplicemente efficace, è semplicemente chiaro. Perché nel titolo utilizzato da Sara c’è un intero articolo. Un articolo che invito a leggere.

Per maggiori informazioni sul rapporto della DIA consiglio l’articolo di Dario Del Porto e Conchita Sannino pubblicato su Repubblica.it.

(*) Andrea Lodi, vive a San Prospero (MO), è aziendalista, specializzato in Pianificazione Strategica. Giornalista economico, da gennaio 2009 cura “Economix“, la rubrica economica di PiacenzaSera.it; da settembre 2014 collabora con SulPanaro.net.

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