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Referendum, la Bassa si spacca: in 4 Comuni vince il No

da | Dic 5, 2016 | In Primo Piano, Mirandola, Finale Emilia, San Felice sul Panaro, Concordia, Medolla, Cavezzo, Camposanto, San Possidonio, San Prospero | 0 commenti

Tanti cittadini si sono recati ieri alle urne per esprimere il loro parere sulla riforma costituzionale. Affluenza nel modenese molto alta, al 76,91%, e prevalenza del voto Sì, al contrario di quanto accaduto a livello nazionale.

Nella nostra provincia, infatti, su circa 396 mila votanti, 208 mila sono per il Sì (53,06%) e 184 mila per il No (46,9%).  Nella Bassa il No vince a Camposanto, Finale Emilia, San Felice sul Panaro e San Prospero.

Il voto nei Comuni

    • A Camposanto vince il No col 52% dei voti (affluenza 77,1%)
    • A Cavezzo prevale il Sì con il 53% dei voti  (affluenza 79,2%)
    • A Concordia vince il Sì con il 52,8% dei voti (affluenza 75,7%)
    • A Finale Emilia prevale il No con il 57% dei voti (affluenza 73,7%)
    • A Medolla vince il Sì con il 55,6% dei voti  (affluenza 81%)
    • A Mirandola prevale il Sì con il 54% dei voti  (affluenza 76,9%)
    • A San Felice sul Panaro vince il No con il 53% dei voti  (affluenza 76,4%)
    • A San Possidonio vince il Sì con il 51,2%  (affluenza 76,1%)
    • A San Prospero prevale il No con il 53,8% dei voti (affluenza 73,71%)

I COMMENTI

Referendum, Lucia Bursi “Netta vittoria No, a Modena vince Sì”

Nota del segretario provinciale del Pd Lucia Bursi sull’esito del referendum costituzionale

“Il dato nazionale è netto: il No vince con un margine ampio. Poche le regioni dove la tendenza è stata invertita, tra queste l’Emilia-Romagna, insieme a Toscana e Trentino Alto Adige. Visto il risultato, il premier Renzi ha tenuto un atteggiamento coerente e ha annunciato che, nel pomeriggio di oggi, salirà al Colle. Attendiamo la Direzione nazionale del partito, già annunciata per domani, per un’analisi più approfondita del voto e delle prospettive che si aprono. In questo contesto, anche se poco influente sul dato nazionale, la provincia di Modena si distingue, anche nella stessa regione Emilia-Romagna, per una chiara affermazione del Sì. Ringrazio, a questo proposito, chi ha lavorato, in questi mesi, per garantire la possibilità di approfondire le novità contenute nel testo della riforma. Anche l’alto dato dell’affluenza – il 76,97% – è assolutamente positivo, soprattutto se paragonato alla disaffezione dimostrata in occasione delle regionali, prova di una voglia di partecipare che è sempre un segnale di vitalità del territorio”.

On. Paglia (SI): Ha vinto la Costituzione, tanta Sinistra nel voto

Ha vinto la Costituzione, che apparteneva a tutti e continua a farlo.

Sono stati sconfitti Matteo Renzi e il suo populismo dall’alto, il tentativo di cambiare le regole a proprio uso e consumo e la ricerca del plebiscito.
Voglio ringraziare tutti quelli che in questi mesi di impegno e poi nelle urne ci hanno permesso di ottenere un risultato straordinario, in cui c’è anche molto voto di sinistra.
Ora si tratterà di scrivere tutti insieme una legge elettorale che riconcili cittadini e Parlamento, senza fretta e ricatti, per poi tornare al voto.
Io lavorerò perché per allora sia in campo una sinistra forte e unita, che sappia rispondere a quelle che continuano a essere le vere emergenze del Paese, lavoro, disuguaglianza e povertà.

REFERENDUM: SUCCESSO STORICO PER LA LEGA E PER TUTTI QUEGLI ITALIANI CHE PRETENDONO UNA BUONA RIFORMA COSTITUZIONALE

La Lega Nord di Modena -tramite il responsabile emiliano per il NO al referendum Mario Enrico Rossi Barattini- interviene per commentare l’esito del risultato referendario a fronte della disfatta renziana alla prova delle urne.

Ciò a cui abbiamo assistito è qualcosa di straordinario, un vero esempio di democrazia e di sovranità popolare” -sono queste le prime parole del responsabile emiliano della Lega Nord per il NO al referendum Mario Enrico Rossi Barattini-. “Al di là della propria appartenenza politica, il 4 dicembre i cittadini hanno dato un NO chiaro ad una pessima riforma costituzionale e alle folli politiche di questo Governo ormai non più sopportabili dai cittadini”.

La riforma faceva acqua da tutte le parti -continua Rossi Barattini-, a partire da un Senato non eletto dai cittadini ma composto da consiglieri regionali e sindaci nominati senatori, al passaggio dal bicameralismo perfetto a quello pasticciato in salsa renziana, alla (fittizia) abolizione delle Province sostituite in realtà da altrettante Aree Vaste, all’aver annichilito le Regioni sottraendo loro competenze vitali, fino all’aver complicato ulteriormente la partecipazione popolare alle scelte di vita politica nazionale invece di agevolarla, triplicando in particolare le firme necessarie per presentare una legge di iniziativa popolare”.

Le riforme costituzionali devono essere di ampio respiro, ossia essere approvate da maggioranza e opposizione, questa invece era stata scritta su misura per il Partito Democratico. Oltretutto minava seriamente l’imparzialità del più importante organo di garanzia che i parlamentari in seduta comune sarebbero dovuti andare ad eleggere congiuntamente: il Presidente della Repubblica. Dal combinato disposto della riforma costituzionale e della legge elettorale Italicum, infatti, il partito più votato si sarebbe trovato con almeno 340 deputati su cui contare per eleggere l’inquilino del Colle, ai quali andavano aggiunti qualche consigliere regionale o sindaco, nominato senatore, del proprio partito per avere la certezza di scegliere come Capo di Stato un proprio uomo di fiducia. Il Presidente della Repubblica dovrebbe, almeno in teoria, essere di garanzia per tutte le forze politiche, o almeno la stragrande maggioranza di esse. Questa riforma travisava in toto questo sacrosanto principio”.

Questa riforma -aggiunge ancora il giovane leghista- aveva come principale scopo quello di semplificare la politica nazionale, viceversa tutto faceva tranne rendere più semplice l’iter legislativo. Basti pensare all’art. 70 della Costituzione sulla funzione legislativa tra Camera e Senato, oggi chiaro e semplice, se fosse passata questa riforma si passava ad almeno 8 modalità di legiferazione parlamentare creando, di conseguenza, conflitto e confusione tra l’attività legislativa delle Camere del Parlamento”.

La riforma di Renzi non risolveva soprattutto quelli che sono i reali problemi di tenuta politica che oggi attanagliano il nostro paese, basti pensare alla mancata possibilità per i cittadini di eleggersi il Presidente della Repubblica, il non aver introdotto il vincolo di mandato per i parlamentari al fine di evitare i passaggi da uno schieramento ad un altro tradendo così il mandato ricevuto dagli elettori e, da ultimo, l’aver negato ancora una volta ai cittadini di potersi esprimere con referendum sulle scelte che l’Unione Europea ci impone. Questi da ultimo elencati, insieme all’istituzione di vero un sistema di federalismo fiscale, sono tutti aspetti di vitale importanza che la prossima riforma costituzionale dovrà certamente affrontare con serietà e che quella renziana nemmeno prendeva in considerazione”.

Da subito inizieranno le consultazioni del Presidente della Repubblica, noi ci auguriamo che non ci venga imposto l’ennesimo governo non eletto dai cittadini ma frutto di accordi di palazzo e che, finalmente, sia data la parola ai cittadini i quali siamo sicuri daranno alla Lega i numeri per andare a governare il Paese e riformarlo seriamente”.

 

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