Benvenuti nell’archivio di sulpanaro.net
Qui sono disponibili tutti gli articoli pubblicati del nostro quotidiano dal 1/1/2015 al 30/6/2020
Tutti gli articoli successivi al 30/6/2020 sono disponibili direttamente sul nostro quotidiano sulpanaro.net

Dopo le ferite del terremoto, restaurati i due capolavori della chiesa di San Felice

da | Mag 20, 2017 | In Primo Piano, San Felice sul Panaro | 0 commenti

L’occhio di Santa Lucia ferito dal terremoto è di nuovo impresso sulla tela, il volto di San Sebastiano ha ritrovato i suoi lineamenti grazie a un tratteggio che ha restituito al dipinto la sua integrità, senza però cancellare i segni dei danni provocati dal sisma. Curate dalle mani esperte delle restauratrici dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro (Iscr), oggi tornano in Emilia le due grandi pale d’altare provenienti da due chiese di San Felice sul Panaro, il Comune del modenese prossimo all’epicentro del sisma che ha colpito l’Emilia dal maggio del 2012.

Uno dedicato a San Sebastiano con i Santi Felice e Girolamo e attributo a Felice Ricci, detto il Brusasorci (1540 circa – 1605), e l’altro intitolato Sposalizio mistico di Santa Caterina d’Alessandria con i Santi Antonio Abate e Lucia (fine 17esimo secolo) e attribuito a Giuseppe Lamberti, i due dipinti sono stati oggetto di un delicato e laborioso intervento di restauro presso i laboratori del San Michele, dopo le prime operazioni di ‘pronto soccorso’ eseguite sempre dai tecnici dell’Iscr e dagli allievi della Scuola di Alta Formazione dell’Istituto (Saf) presso il Palazzo Ducale di Sassuolo, dove era stato allestito il centro di raccolta delle opere danneggiate provenienti dal cratere emiliano. Ed è di nuovo a Sassuolo che oggi verranno ricoverati, in attesa di una collocazione definitiva che possa restituirli ai loro fedeli.

IL SAN SEBASTIANO – Diverse tra loro per datazione, tipologia e condizioni, ma accomunate dal destino di essere state coinvolte dagli eventi sismici di cinque anni fa, le due opere avevano subito i danni tipici dei dipinti su tela travolti dal crollo delle murature: rottura del telaio e della cornice, lacerazioni e deformazioni della tela e anche perdita di porzioni della pellicola pittorica. Il tutto, aggravato dalla permanenza sotto le macerie.

“Il San Sebastiano è arrivato a Sassuolo in gravissime condizioni”, spiega all’agenzia Dire Francesca Capanna, la restauratrice Iscr che ha diretto il restauro dell’opera proveniente dalla chiesa di San Giuseppe. “Nell’impatto con le macerie il telaio si era spezzato in più’ punti, e di conseguenza anche la tela. C’e’ stata anche una perdita di colore in prossimità delle zone lacerate”. Dopo le operazioni di emergenza preliminari a Sassuolo, il San Sebastiano e’ arrivato a Roma nell’aprile del 2013. “Sotto la nostra supervisione, gli allievi della Saf hanno lavorato al ripristino delle condizioni ottimali dal punto di vista strutturale- spiega Capanna- provvedendo al risanamento delle lacerazioni, alla foderatura e alla pulitura. Poi, sono iniziate le operazioni di stuccatura per la reintegrazione”. Un’operazione, questa, che ha aperto un dibattito tra gli esperti. Alla fine, ricorda la restauratrice, “si e’ deciso per una reintegrazione a tratteggio che celasse ma non cancellasse del tutto le ferite subite”.

SANTA CATERINA – Per arrivare a Roma, sempre nell’aprile del 2013, Santa Caterina era stata protetta da uno strato di carta giapponese. “Quest’opera aveva una lacuna molto grande e aveva molti residui di polvere e di calcinacci- racconta la restauratrice Iscr Carla Zaccheo- La prima operazione sulla tela e’ stata la foderatura del supporto”. Come il San Sebastiano, la grande pala d’altare e’ stata inserita nel programma didattico della Saf. Oltre al consolidamento della pellicola pittorica, la pulitura, la rimozione delle vecchie stuccature e i ritocchi. Anche per Santa Caterina e’ stato necessario procedere alla reintegrazione. In questo caso, la lacuna piu’ visibile era uno dei due occhi tenuti su un piattello da Santa Lucia, nella parte superiore del dipinto. “Abbiamo cercato delle fotografie dell’opera in modo da poter ricostruire l’occhio e ridare simmetria all’intera pala. Lo abbiamo realizzato con la nostra tecnica del tratteggio- specifica la restauratrice- in modo che sia riconoscibile, assicurando nello stesso tempo la totale leggibilita’ dell’opera”.

 

IL VIAGGIO ROMA-SASSUOLO – Per essere trasportate in totale sicurezza, l’istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro si e’ affidato a una ditta specializzata nel trasporto di opere d’arte. Gli operai hanno imballato con grande cura le due pale d’altare, sistemandole infine all’interno di un furgone climatizzato. Cosi’, oggi San Sebastiano e santa Caterina torneranno nella loro terra. In attesa, pero’, di ritrovare le loro chiese e i loro fedeli. “Purtroppo- spiega Zaccheo- questi dipinti ancora non hanno una sede definitiva. Momentaneamente andranno nei depositi di Sassuolo, anche perché in una chiesa non definitiva queste opere non possono essere collocate, perché mancano le condizioni ambientali per la loro protezione. Ci auguriamo che questo ricovero al centro di raccolta sia momentaneo e che queste opere siano presto restituite alla popolazione”. (Agenzia Dire)

Condividi su: