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Appalti, Ferioli: “Al processo andrò con la testa alta”

da | Gen 29, 2019 | Finale Emilia | 0 commenti

FINALE EMILIA – A poche ore dalla decisione del giudice per le indagini preliminari di rinviarlo a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti alle associazioni a Finale, l’ex sindaco Fernando Ferioli scrive sui social un lungo post che riepiloga alcune vicende giudiziarie degli ultimi anni.

A partire dall’inchiesta del 2015 su affidamenti e convenzioni, il tentativo nel gennaio 2016 di sciogliere il Comune per mafia e nell’aprile dello stesso anno la vicenda del “cemento depotenziato”. Scrive Ferioli:

28 gennaio 2015. Viene arrestato il capo dei lavori pubblici del Comune di Finale Emilia nell’operazione Aemilia. 28 gennaio 2019, oggi il GIP del Tribunale di Modena rinvia a giudizio il sottoscritto, alcuni ex assessori, dipendenti pubblici e volontari di associazioni finalesi con svariate accuse che vanno dall’abuso d’ufficio, falso in atto pubblico, truffa ai danni dello Stato e tentativo di turbativa d’asta tutto questo con la tesi di aver agevolato “attività imprenditoriali” su affidamenti e convenzioni.

Poco prima è stata emessa la condanna a 4 mesi di reclusione per i 3 volontari quasi ottantenni per la gestione della “baraccapoli” (definizione dell’accusa) del Quartiere Ovest. Tra questi due giorni, questi due 28 Gennaio si è tentato di sciogliere il Comune che guidavo per mafia ma la mafia non c’era, da nessuna parte si guardasse e il 28 gennaio 2016 (un altro 28 gennaio) questa accusa cade definitivamente.
11 aprile 2016, avviso di garanzia con sequestro di telefono e computer a favore di telecamere, questo per le accuse di cui sopra e decisione di abbandonare ciò che volevo continuare a fare, il sindaco della mia piccola città terremotata. Poche settimane dopo esplode il caso “cemento depotenziato” per le scuole Frassoni e appena 3 giorni dopo la fine del mio mandato mi sequestrano conti e beni lasciandomi senza nulla, con 2 bambini piccoli, per l’accusa di aver danneggiato il mio Comune per 240mila euro (finendo su tutti i media nazionali) cui segue processo alla Corte dei Conti chiuso con una totale archiviazione perché il fatto non sussiste (nulla sui media nazionali questa volta). Ed ora inizia un nuovo percorso, difficile e tortuoso… Si, sono a pezzi ma nonostante in tanti mi abbian consigliato di mollare, di patteggiare una condanna e chiudere tutto questo, come qualcuno ha già fatto, non riesco. Non riesco per me, mia moglie, la mia famiglia, non riesco perché credo che l’unica accusa che mi si possa formulare è di aver tenuto al mio Comune più di me stesso, cercando di farlo uscire dalle macerie del sisma.

Eppure oggi il messaggio è che merito un processo. E al processo andrò con la testa alta perché ai mie figli potrò sempre raccontare che ho amato Finale Emilia, son stato ripagato in tal modo ma mai ho ceduto, perché volevo ancora guardarli negli occhi con orgoglio.

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