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Lo shutdown più lungo della storia americana

da | Gen 16, 2019 | Glocal | 0 commenti

di Andrea Lodi

Quanto sta accadendo da quasi un mese negli Stati Uniti, dovrebbe essere un messaggio ben chiaro agli americani, sia di simpatie democratiche che repubblicane, sulla inadeguatezza dell’attuale loro Presidente.

Lo shutdown americano, il più lungo della storia americana, che ricordiamo ha previsto l’allontanamento dal lavoro di ben 800.000 lavoratori di tutti gli uffici pubblici federali, senza retribuzione, sta avendo conseguenze negative che non riguardano soltanto il presente della più grande democrazia del pianeta, ma anche il futuro.

Una situazione assurda che sta creando forte malcontento e preoccupazione anche tra le file dei politici repubblicani, particolarmente preoccupati dello “sbandamento” del deficit pubblico americano, cresciuto del 17% in un anno.  Una situazione che vede il Presidente degli Stati Uniti d’America opporre un vero e proprio braccio di ferro con il Congresso americano, per ciò che ormai è considerato un “capriccio” del Presidente: il muro tra USA e Messico.

E mentre i dipendenti federali fanno causa al governo, la “Guardia costiera americana” cade nel ridicolo, consigliando ai propri 41mila dipendenti inattivi di darsi da fare con lavori alternativi, ovvero offrendosi come baby sitter, portando a spasso i cani, facendo lavori domestici od organizzando dei “garage sale”.

“Non c’è niente di strano – ha spiegato il portavoce dei guardacoste Scott McBride – vogliamo stare vicini ai nostri lavoratori durante questo momento di difficoltà”.

I problemi e le tensioni aumentano, giorno dopo giorno. La gente è stanca. Molti sono già scesi in piazza a protestare, sia nella capitale Washington che ad Atlanta e in altre città.

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Ma quali sono le conseguenze?

La SEC (Security and Exchange Commission), la Consob americana, ha bloccato gran parte delle attività.

Rischiano di saltare i “food stamps”, i buoni con cui fanno la spesa le persone a basso reddito, anziani e famiglie indigenti.

Rischiano di non arrivare a fine gennaio i rimborsi fiscali da parte dell’IRS (Internal Revenue Service), l’agenzia delle entrate americana, che a gennaio dell’anno precedente ha rimborsato 147 miliardi di dollari (pari al circa lo 0,8% del PIL) a 48 milioni di americani.

I tribunali verso fine gennaio bloccheranno le cause civili. Stessa sorte per gli agenti del FBI e la loro attività contro il terrorismo.

Sono chiusi i musei e gli zoo statali, i parchi nazionali.

Secondo un sondaggio di Bloomberg esiste un 25% di probabilità di una recessione nei prossimi 12 mesi, che avrà pesanti conseguenze anche nei Paesi dell’ Eurozona. Le agenzie di rating hanno già lanciato i loro “alert” sul rischio di perdita della tripla A per il debito USA.

Il blocco del governo impatterà sia sulla crescita del PIL che sull’occupazione nel primo trimestre.

Gli economisti temono il crollo degli indicatori di fiducia e dei consumi: gli analisti di Wells Fargo stimano 2 miliardi in meno di ricavi nel retail.

La risposta del Presidente

Donald Trump avrebbe dichiarato che non ha alcuna intenzione di negoziare lo stanziamento di poco più di 5 miliardi di dollari per realizzare la costruzione del muro. Pertanto prevede di rispondere al malcontento generale dichiarando lo “stato di emergenza nazionale”. Una misura che la dice lunga sul significato che il Presidente ha dato, ed intende continuare a dare, al suo mandato elettorale: bypassare gli organi democratici. Se ciò dovesse accadere, si creerebbe un precedente molto pericoloso per gli USA.

Il blocco del governo costa 1,2 miliardi alla settimana all’economia americana. Tra pochi giorni il conto arriverà a superare la somma richiesta per il muro. La popolarità di Trump è scesa ai minimi, al 42 per cento. Dai sondaggi emerge che la maggioranza degli elettori repubblicani ritiene scandaloso il protrarsi dello shutdown. Un Presidente che ritiene di continuare a governare usando l’unico strumento che conosce: la prepotenza. La domanda da porsi è: riusciranno gli americani a sopportarlo ancora fino al 20 gennaio 2021, giorno di scadenza del suo mandato?

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