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Papa Francesco toglie il “don” a Fernando Bellelli di Soliera

da | Apr 6, 2019 | Soliera, In primo piano | 0 commenti

SOLIERA – Non è scomunicato, ma viene dimesso dallo stato clericale. È quanto ha deciso il Papa in merito all’ormai ex don Fernando Bellelli, prete e teologo 42enne originario di Soliera parroco di Portile a Modena fino al novembre 2014 quando poi si è dimesso. La notizia arriva da una nota della Cancelleria dell’Arcidiocesi di Modena-Nonantola.

Non si conoscono i motivi della decisione, anche se la nota specifica che “il procedimento non ha riguardato imputazioni penali, né canoniche né civili, inerenti persone minori, ma ha riguardato aspetti fondamentali della vita sacerdotale”. Il prete 42enne di Soliera venne accusato di violenza sessuale e plagio da parte dei genitori di una giovane, una parrocchiana poco più che maggiorenne. Il procedimento pensale si concluse con l’archiviazione, mentre venne portato avanti anche un procedimento canonico. Bellelli finì sotto inchiesta della Curia anche per i suoi scritti. Preparò un libro su Antonio Rosmini, uno dei più dibattuti teologi dell’Ottocento, che non vide mai la luce perchè accusato di sostenere tesi eterodosse rispetto alla linea della Chiesa.

Questo il testo della Cancelleria in merito alle dimissioni di Fernando Bellelli:

Il 2 aprile scorso la Congregazione per il Clero ha comunicato all’arcivescovo di Modena-Nonantola, Erio Castellucci, la decisione, presa da papa Francesco il 20 marzo precedente, di dimettere il sacerdote Fernando Bellelli dallo stato clericale, con relativa dispensa dagli obblighi sacerdotali, compreso il sacro celibato. Tale decisione è inappellabile e non è soggetta ad alcun tipo di ricorso.

La decisione del Papa costituisce l’esito di un approfondito procedimento canonico avviato dall’Arcidiocesi nel febbraio del 2016 e portato avanti sulla base di indicazioni e richieste da parte della Congregazione per il Clero. Il procedimento non ha riguardato imputazioni penali, né canoniche né civili, inerenti persone minori, ma ha riguardato aspetti fondamentali della vita sacerdotale.

Una pena nella Chiesa viene inflitta sempre in vista di un bene maggiore, sia per colui che ne viene raggiunto, sia per l’intera comunità cristiana. Accogliamo con docilità questa decisione, custodendola nella preghiera.

Fernando Bellelli non è scomunicato; rimane in comunione con la Chiesa in quanto fratello battezzato in Cristo ed è invitato ad attingere, come ogni fedele, alla grazia del Vangelo e dei sacramenti.

Poco dopo arriva anche la replica di Fernando Bellelli che così scrive in una nota:

A fronte di accuse giudiziarie totalmente infondate e dichiarate tali, essendo nato a mio carico un procedimento canonico amministrativo interno che si era concluso con la revoca dell’irrogazione di una sospensione provvisoria dall’esercizio delle mie funzioni ministeriali, a quel provvedimento ho reagito ritenendolo ingiusto, considerandolo soprattutto un attacco alle mie idee teologiche di corrente. Per coerenza con me stesso e con i miei fedeli ho cercato di far valere le mie ragioni in un nuovo procedimento in ambito canonico, laddove in modo purtroppo insindacabile è stata seguita dagli organi superiori una procedura alternativa a quella che consente un pieno contraddittorio e dunque la possibilità di una difesa piena e dinamica.

Il provvedimento finale, proprio in virtù di questa procedura alternativa, reca la firma del Santo Padre e io -scrive Frernando Bellelli – non posso che accettarlo e non posso che attingere, così come deve fare ogni fedele e come ricordato dal comunicato dell’Arcidiocesi, alla grazia del Vangelo e dei Sacramenti. Da fratello e battezzato in Cristo rivolgo una preghiera per tutti coloro con i quali in questi diciassette anni di ministero presbiterale abbiamo fatto del bene servendo la Chiesa Cattolica e per tutti coloro che mi hanno sostenuto nell’affermare quelle che continuo a pensare siano le mie ragioni e rivolgo un ringraziamento particolare ai legali che mi hanno assistito tanto nella giustizia italiana che in quella canonica Avv. Luca Andrea Brezigar e Avv.ssa Lucia Teresa Musso.

Sabato 6 aprile è intervenuta la Cancelleria dell’Arcidiocesi per una precisazione sulel parole di Fernando Bellelli:

Ogni procedimento penale canonico prevede che sia garantito il pieno diritto alla difesa, il suo concreto esercizio anche attraverso l’assistenza di un avvocato e un’effettiva condizione di parità processuale fra l’accusa e la difesa. Così è stato, rigorosamente, anche per don Fernando Bellelli.

Nel corso dei tre anni di durata del procedimento canonico, egli ha avuto la possibilità di difendersi e l’ha esercitata sia attraverso i ricorsi sia attraverso deposizioni orali e scritte sue e dei testimoni indicati da lui e dalla sua legale.

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