Tra Carpi e Berlino il grande ritorno dei CCCP sul palco è con Danilo Fatur, l’artista del popolo
Di Antonella Cardone
BERLINO - Tra Carpi e Berlino il grande ritorno dei CCCP sul palco è con Danilo Fatur, l'artista del popolo carpigiano. Sabato 24 febbraio, trent'anni dopo l'ultima loro esibizione, il più importante gruppo punk italiano è tornato sulle scene nella sua formazione-tipo, quella che comprende i due fondatori Giovanni Lindo Ferretti (voce), Massimo Zamboni (chitarra), Annarella Giudici (benemerita soubrette) e appunto il carpigiano Danilo Fatur che si è ritrovato nel ruolo di artista del popolo, ovvero ballerino e performer.
Il ritorno sulle scene del gruppo ha mobilitato i fan italiani che per questo memorabile evento hanno lasciato tutto per correre a Berlino e l'occasione era proprio ghiotta, perché non tutto può essere "qui e subito" attraverso lo spazio sincronico della telematica: se l'azzeramento della distanza fagocita il senso relazionale del contiguo, tanto più c'è bisogno di consumare spazio e fatica e spostarsi fisicamente e vivere una esperienza tra il punk, il mistico e memorabile.
E Fatur, ballerino e cantante classe '63, non poteva mancare, perché lui con Annarella anima instancabilmente il palco sorprendendo con le sue invenzioni di improbabili quanto coreografici marchingegni. Stavolta oltre al ruolo di performer gli è stato assegnato quello di retore, e infatti ha declamato con molta credibilità un testo desolato e spettrale - davvero punk - in cui si chiedeva con chi dividere la triste gioia di essere ancora vivo. “Meno male che sei vivo, Fatur!” viene da rispondere, perché risulta convincente anche in questo ruolo.
Il clamoroso ritorno dei Cccp sulle scene non ha deluso i fan.
In un contesto dimensionalmente ed esteticamente assoluto, la scaletta è corsa agevole tra le canzoni più amate, non saltando quelle dure e dolenti, tra Oh! Battagliero e Tomorrow (Voulez-vous a rendez vous), tra Radio Kabul e Curami. Scanzonato quanto amaro, ridere nel pianto, è Spara Jurji.
Come se fossero scesi dal palco ieri, anche stavolta - senza maxischermi, senza corpo di ballo professionale, senza autotune - i CCCP sanno stupire in questa apparente semplicità vecchio stile niente è troppo e tutto è abbastanza.
Un angolino di mondo confortante in cui rinfrancare lo spirito affaticato dall'incontenibile riassegnazione di significati che il quotidiano pretende.
- Danio Fatur
- Massimo Zamboni
- CCCP
- Annarella Guidici
- Giovanni Lindo Ferretti
Si ringrazia per le immagini Mario Lo Muzio
«Io, Fatur ero già un Punk quando stavo con mia mamma in una vecchia casa senza luce ed acqua e mio nonno mi faceva fumare qualche tiro delle sigarette di trinciato forte fatte con le cartine “Luce”. Io, Fatur ero già un Punk quando in prima elementare diedi un pugno in pancia ad una suora. Fui bocciato! Anche perché ero sempre malato. Mi ammalavo di lunedì e guarivo il sabato giusto in tempo per andare la domenica al cinema Eden. Io, Fatur ero già un Punk quando correvo dietro agli altri bimbi dell’Istituto che mi prendevano in giro perché ero strabico e portavo gli occhiali. Io, Fatur ero già un Punk quando andavo in piazza al bar Dorando di Carpi, vestito come James Dean in Gioventù Bruciata o Marlon Brando ne Il selvaggio. Io, Fatur ero già un Punk quando andavo a ballare il rock al Dream di Correggio o al Ritz di Novellara o al Corallo di Scandiano o al Charlie Max di Modena vestito come Lou Reed nella copertina di Rock and roll Animal ».
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