Il Governo toglie la moratoria, possibili nuove trivellazioni in Emilia-Romagna
Il Governo toglie la moratoria, possibili nuove trivellazioni in Emilia-Romagna. Il Governo ha approvato il Pitesai, acronimo di Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee, che vuole essere un'arma per contrastare l'aumento del prezzo delle bollette. A partire dall'aumento dei canoni alle multinazionali che sfruttano gas e petrolio nostrano.
La mappa pubblicata dal ministero della Transizione ecologica individua, a partire dalla pianura padana, i punti del territorio nazionale in cui sarà possibile avviare nuove attività ricerca e la coltivazione di idrocarburi. Il blocco alle nuove attività era stato posto nel 2019.
Il caro gas fa quindi superare anni di polemiche, paure, piani precauzionali. La nuova linea è: dove c'è gas in Italia, va tirato fuori.
Così si arriverà a raddoppiare l’estrazione dai giacimenti nazionali, passando da 3 a 6 miliardi di metri cubi all’anno.
Nella Bassa, tra Mirandola, San Possidonio e Novi è attualmente in funzione il pozzo per l’estrazione (in cui è presente la reiniezione) nella concessione Cavone 014, tecnicamente una "concessione di coltivazione di idrocarburi con reiniezione di acqua di stato aperto", attualmente in rinnovo autorizzazione dal 18/12/2015 (prot. GP09-2016E0025 del 19/01/2016) . E' per questa estrazione, una sorta di partecipazione agli utili delle multinazionali, che vengono dati ai cittadini di Mirandola, San Possidonio e Novi i parziali ristorni degli abbonamenti agli autobus e al treno.
Sempre a Mirandola e dintorni, legata all'attività allo sfruttamento degli idrocarburi è attiva la rete di monitoraggio sismico e di pressioni di poro.
Complessivamente in Emilia-Romagna sono oggi 14 i premessi di ricerca conferiti in terraferma, su più di 3 mila km quadrati. Prima della moratoria del 2019 erano 15.
Sono 36 invece le concessioni di coltivazioni, ovvero di estrazione emessa a rendita, che coprono 987 km quadrati.
Adesso nuove potranno essere attivate nell'ambito del Piano nazionale Pitesai.
Il Pitesai, scrive il Ministero in un comunicato, "individua le aree in terraferma e in mare dove non sarà più possibile svolgere attività di ricerca e produzione di idrocarburi, e quelle residue dove sarà possibile proseguire tali attività, al termine di una verifica puntuale della loro sostenibilità in funzione di tutti i vincoli di tipo ambientale presenti sul territorio, tenendo conto che comunque l'utilizzo dei combustibili fossili si concluderà nel medio termine, in funzione degli obiettivi di decarbonizzazione che rappresentano il cardine della politica energetica italiana".
"È stato un lavoro condotto con grande attenzione e in tempi ristrettissimi, dato che gli ultimi commenti da parte degli Enti locali e delle Regioni interessate sono giunti in prossimità del 14 settembre, scadenza della consultazione pubblica nella fase di Valutazione Ambientale Strategica - ha dichiarato il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani -. Il piano potrà ora essere affinato con il confronto durante i lavori della Conferenza Unificata, in modo da giungere il prima possibile all'intesa prevista per l'adozione. Nel frattempo il MiTE non autorizzerà alcuna nuova attività estrattiva e di ricerca".
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