Ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Mirandola in appalto. Il Comune: “Delusione e rammarico”
MIRANDOLA - Attraverso una nota, l'Amministrazione comunale di Mirandola interviene sulla decisione della Regione Emilia-Romagna di appaltare esternamente le prestazioni di ostetricia e ginecologia dell'Ospedale Santa Maria Bianca di Mirandola:
"Vi è delusione, rammarico e costernazione da parte dell’Amministrazione comunale mirandolese di fronte alla decisione della Regione Emilia-Romagna di appaltare esternamente le prestazioni di ostetricia e ginecologia dell’Ospedale Santa Maria Bianca (per 5 mesi, rinnovabili per altri 5, per una base d’asta di oltre 500mila euro). L’Amministrazione comunale teme che questo ulteriore tassello preluda alla chiusura del punto nascita mirandolese. Un provvedimento che risponde in modo indiretto anche alle richieste da parte dell’Amministrazione – due le lettere inviate di cui l’ultima il 2 aprile scorso - sul tema del futuro del punto nascita medesimo e che mai hanno ottenuto risposta alcuna da parte di Ausl Modena, CTSS e Regione. A ciò si aggiunge anche un rammarico profondo rispetto a certe scelte in direzione opposta da parte di Ausl Modena sull'area sud cioè l’acquisizione delle quote private dell’Ospedale di Sassuolo per renderlo interamente pubblico: a riguardo c’è stato un incarico notarile da parte dell’azienda Ausl di Modena in data 25 maggio 2022, con comunicazione ufficiale sempre da parte di Ausl Modena in data odierna. Sono diversi gli aspetti per l’Amministrazione comunale che non possono essere taciuti in merito. Si parte dal numero del personale operativo nel punto nascita, talmente esiguo da anni da garantire il solo parto fisiologico. Compiendo uno sforzo lungimirante, e cioè investendo sul personale, si sarebbe potuto elevarlo a riferimento in ambito territoriale sovradistrettuale, cioè renderlo attrattivo anche per la vicina provincia di Mantova, come accade per Carpi e Sassuolo che attirano dal reggiano. Si limitano le risorse, così si possono applicare protocolli che prevedono solo parto fisiologico e quindi una conseguente minore attrattività per le partorienti. Cosa non avvenuta per altri poli ospedalieri (Carpi e Sassuolo) dove i servizi legati al parto sono maggiori e di conseguenza si sostiene fortemente anche l’attrattività da fuori provincia. Questo spiega, come procedure e scelte del personale siano effettuate a seconda degli obiettivi (anche e soprattutto politici) enfatizzando ad esempio l’operatività di Carpi, per la contiguità col reggiano. A Mirandola invece - nonostante la vicinanza del territorio mantovano e la possibilità quindi di incrementarne l’attrattività con investimenti mirati in personale – si sono privilegiate scelte e procedure riduttive declassando in questo modo la struttura. Quello che dunque emerge anche con l’esternalizzazione del servizio è la volontà ad una progressiva riduzione dei numeri dei parti per arrivare all’insostenibilità della struttura mirandolese e quindi alla sua chiusura. Il sostegno di personale assicurato a Carpi e la spinta delle partorienti dalla bassa verso Carpi, rafforzano ogni giorno il Ramazzini a spese di Mirandola, perché i numeri del Ramazzini senza la bassa ed il reggiano lo metterebbero in bilico. La politica sta sostenendo il Ramazzini in ogni modo ben consapevole di quello che si profila tra qualche anno con l’apertura del Polo Materno infantile di Reggio Emilia, che certamente romperà gli equilibri e cioè dalla provincia reggiana le partorienti sceglieranno il Polo materno del capoluogo. Per Mirandola un giorno si dirà "non ci sono più i numeri", ma quei numeri sono frutto di un disegno condotto e perseguito da anni".
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