Mirandola, Barcauiolo (FdI): “Punto nascite di nuovo a rischio”
"Era il 2017 e l’attività dei sei punti nascita emiliano romagnoli a rischio chiusura (Cento, Mirandola, Scandiano, Borgotaro, Castelnuovo ne’ Monti, Pavullo nel Frignano) aveva visto epiloghi differenti per la metà dei nosocomi. Le attività legate al parto erano state sospese definitivamente, in applicazione dell’Accordo Stato-Regioni del 26 dicembre 2010 poi recepito dal decreto ministeriale del 2015, nei nosocomi appenninici di Borgotaro, Castelnuovo ne’ Monti e Pavullo nel Frignano. La richiesta di deroga presentata aveva invece ricevuto parere positivo da parte del Comitato Percorso Nascita nazionale per i nosocomi di Cento, Scandiano, e Mirandola.
Ma ieri la nuova doccia fredda: la Commissione Nascite si è espressa sulla chiusura del punto nascita di Mirandola, oltre a quello di Cento e Faenza, che non rispetterebbe gli standard numerici previsti a livello nazionale. La Commissione sarebbe entrata nel merito dell’aumento di spesa necessario per mantenere aperti questi reparti in un momento di grave carenza di personale sanitario, che induce a ricorrere a professionisti assunti tramite agenzie interinali o cooperative, i cui costi sarebbero maggiori rispetto a quelli del personale con rapporto di dipendenza.
A riguardo il senatore Michele Barcaiuolo, che nel 2021 in Regione era stato tra i primi a paventare il rischio chiusura: “Tra le motivazioni addotte a sostegno della concessione della deroga per l’ospedale Mirandola, si legge nella nota del Ministero, il fatto che negli anni precedenti al terremoto del 2012, il numero fosse superiore ai 500 parti l'anno. Non era possibile valutarne stabilmente il trend perché la struttura non aveva ancora, nel 2017, riacquistato la piena funzionalità. Nel concedere la deroga era riportato molto chiaramente come essa fosse temporanea e limitata a due anni dalla data del documento: i tempi erano già scaduti quando interrogai la Giunta sulla necessità di procedere a nuova richiesta: risposero che non c’era rischio alcuno perché il nosocomio lavorava regolarmente”.
Il Circolo di Fratelli d’Italia Mirandola, nel frattempo annuncia battaglia: “Depositeremo in questi giorni un atto in Consiglio Comunale affinché chi guida la sanità del nostro territorio si prenda la responsabilità di ciò che sta accadendo: Il bacino di afferenza dell’Ospedale di Mirandola è costituito da circa 84000 abitanti con potenziale di parti pari a 700/anno e quindi in grado di raggiungere la soglia minimale di 500”, commenta Marian Lugli. Con lui Massimo Marchesi, coordinatore del partito: “Sabato 11 novembre saremo nuovamente in piazza con una raccolta firme affinchè Mirandola non venga privato di un servizio così importante e sono convinto che la cittadinanza risponderà significativamente”.
“Il definanziamento del fondo sanitario nazionale è iniziato ed ha raggiunto il suo picco nei 10 anni precedenti alla pandemia da Coronavirus, - commenta da Roma Marcello Gemmato, Sottosegretario di Stato alla Sanità – i governi di sinistra hanno tolto alle casse della spesa sanitaria pubblica 37 miliardi di euro, e la fonte è la Fondazione Gimbe di Nino Cartabellotta, che non è certo famosa per sue posizioni vicine al centrodestra. Con la pandemia il fondo è aumentato per gestire l’emergenza, ma è un trend che occorre mantenere: abbiamo ereditato una situazione difficilissima, ma siamo pronti a fare tutto ciò che è in nostro potere per rialzare le sorti dell’Italia”, conclude.
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