Guido Harari: uno straordinario viaggio in una mostra fotografica
Generalmente scrivo articoli di economia. O per lo meno ci provo.
Questa volta tento di indossare l’immeritata veste dell’informatore culturale.
Mi riferisco alla mostra “Guido Harari. Incontri”, che si terrà fino all’1 ottobre 2023, all’interno dello spazio espositivo di Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Ne scrivo perché le immagini di Harari hanno accompagnato i tentativi di un giovane aspirante musicista negli anni della sua formazione musicale. Ricordo le foto e le interviste pubblicate sulle riviste musicali “Ciao 2001” e “Rockstar”.
Una Mostra fotografica, ma non solo, dedicata alla straordinaria carriera del fotografo e giornalista musicale che in cinquant’anni di attività, ha realizzato i ritratti di tanti grandi artisti della scena musicale mondiale.
Dal nostro “Komandante” Vasco Rossi, passando attraverso gli italianissimi Paolo Conte, Fabrizio De André, Pino Daniele, Lucio Dalla, Loredana Bertè e Fiorella Mannoia, fino ad arrivare alla platea internazionale rappresentata da personaggi come Peter Gabriel, Paul Mc Cartney, Bob Dylan, Joe Cocker, Frank Zappa, Tom Waits, Patty Smith, Kate Bush, Sinéad O’Connor e via via fotografando, tanto per citarne alcuni. Ma l’autore, personaggio sempre alla ricerca di una nuova identità, non si ferma alla scena musicale mondiale. Va oltre. Riesce ad immortalare alcuni grandi personaggi pubblici come gli attori Vittorio De Sica e Marcello Mastroianni (quest’ultimo molto restio a farsi ritrarre), registi del calibro di Bertolucci, Risi, Moretti e Pasolini, personaggi della cultura e dell’economia come Umberto Eco, Giorgio Armani e una iconica Rita Levi Montalcini.

Addirittura Gianni Agnelli. A proposito dell’Avvocato, Harari ci racconta che durante il loro incontro, Agnelli gli parlò del colloquio che ebbe con Andy Warhol. Un incontro noioso, durante il quale non fecero altro che confrontarsi sulle varie cicatrici, lasciate sul loro corpo, dagli “innumerevoli” (si presume) interventi chirurgici subiti.
Più che una mostra uno straordinario e coinvolgente viaggio attraverso la carriera di Guido Harari. Un viaggio attraverso le emozioni che hanno provocato, e continuano a provocare, le immagini raccolte in cinquant’anni di attività.
Un viaggio raccontato dalla viva voce dell’artista, presente sia nell’audioguida (fedele e necessaria presenza) ed in alcuni filmati dove l’autore stesso ci introduce in alcuni “shooting” che vedono coinvolti personaggi come ad esempio Peter Gabriel, Fabrizio De André e David Crosby.
Ed è proprio Crosby che gli dice: “Guarda i miei occhi. Il modo in cui mi hai fotografato ti risucchia proprio al centro dell’immagine. Mi piace davvero. Perché si capisce che non stavi solo scattando una fotografia: tu stavi guardando la persona”.
In effetti le sue foto sono delle vere e proprie opere d’arte. Harari riesce a convincere le persone che ritrae a lasciarsi andare, a mostrare la parte più giocosa e infantile del loro essere. E ci riesce. Perché convince Umberto Eco a farsi ritrarre mentre soffia dentro al bocchino di una tromba. Così come riesce a convincere la grande Milva a farsi ritrarre in pose altamente sensuali.


Ce lo conferma anche Philip Glass: “non so proprio come faccia a creare queste fotografie. Conosco il 90% di questi artisti e non ne ho riconosciuto uno”.
“Sono sempre felice di farmi fotografare da Guido. So che le sue saranno immagini musicali, piene di poesia e di sentimento - afferma Lou Reed - considero Guido un amico, non un fotografo, e per questo motivo riesce a cogliere immagini come queste”.
Incontri con personaggi dalla grande personalità che si fanno accompagnare docilmente in un’esperienza unica. Le immagini che raccontano il set fotografico con Lindsay Kemp (venuto a mancare nell’agosto del 2018), è di per sé un’opera d’arte. Si nota la grande empatia e fiducia che c’è tra i due artisti. E’ evidente che si stanno divertendo. Il grande attore avrebbe detto: “volete sapere il segreto del talento di Guido? Possiede la tecnica, il gusto e la pazienza per organizzare delle foto concettuali estremamente sofisticate e perfettamente studiate, in situazioni meticolosamente controllate. Guido contribuisce con la sua arte a quella degli artisti che ama fotografare, ma è anche un maestro nel catturare attimi fuggenti, sempre pronto a fare un passo indietro e rientrare nell’ombra, per cogliere l’effimero balenio di risate, di noia o di lacrime: l’umanità non in posa dall’altra parte della fama, la magia casuale delle cose semplici”.

Se avete un paio d’ore di tempo libero, visitate la Mostra fotografica di Guido Harari. In realtà in un’oretta ve la potreste anche sbrigare. Ma non ne vale la pena. E’ consigliabile lasciarsi trasportare nel viaggio che vi propone l’artista, con un consiglio: guardatevi l’intera mostra, e poi tornate indietro e scegliete un numero limitato di immagini da portarvi a casa. Si, perché è consentito fare foto con lo smartphone. Un semplice gioco che vi farà capire l’immenso lavoro che c’è dietro ad ogni set fotografico.
L’unica nota stonata della Mostra? La presenza, in foto ovviamente, di un “onnipresente” ed “egoriferito” noto sottosegretario alla Cultura. D’altronde è originario di Ferrara. Quindi, forse, a Palazzo dei Diamanti ci può anche stare.
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