Modena, i diritti dei “rider” in Consiglio Comunale: documento presentato dalla consigliera Federica Venturelli (PD)
MODENA- Garantire più tutele e diritti per i cosiddetti “rider”, i lavoratori delle piattaforme digitali del “food delivery”: è l’obiettivo dell’ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale di Modena nella seduta di giovedì 28 gennaio. Presentato da Federica Venturelli (Pd) e sottoscritto da tutti i gruppi di maggioranza, il documento ha ottenuto il voto a favore dei proponenti (Pd, Sinistra per Modena, Verdi, Modena civica) e di Movimento 5 stelle, Lega Modena, Forza Italia. Astensione per Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia. Nel dettaglio, l’ordine del giorno invita l’amministrazione a proseguire il confronto sulle nuove forme di lavoro avviato all’interno del Tavolo comunale per la crescita, coinvolgendo le parti sociali interessate, i sindacati e le piattaforme di food delivery che operano in città. Chiede, inoltre, di sottoscrivere la “Carta dei diritti fondamentali del lavoro digitale nel contesto urbano” di Bologna, per garantire il rispetto dei diritti minimi. Per migliorare, nel quotidiano, le condizioni di lavoro, il documento chiede all’amministrazione di valutare la possibilità di individuare luoghi al chiuso, o almeno al coperto, dove i rider possano sostare e incontrarsi nella stagione fredda o quando piove, e dove abbiano la possibilità di ricaricare gratuitamente i cellulari, “strumenti di lavoro fondamentali, che si scaricano rapidamente con l’utilizzo delle app di consegna”. Per garantire la tutela della salute di lavoratori che, come quelli del comparto della logistica, sono particolarmente esposti, l’ordine del giorno invita anche a verificare con le autorità sanitarie la fattibilità di una campagna di screening di test sierologici. Sollecita, infine, a porre il tema dei diritti dei rider nell’ambito del confronto per il Patto per il lavoro e il clima della Regione Emilia Romagna e a chiedere al Parlamento di adeguare la legislazione per coloro che lavorano nel food delivery, “riconoscendo anche a questi lavoratori i diritti e le maggiori tutele tipiche del lavoro subordinato”. Aprendo il dibattito, Elisa Rossini (Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia) ha motivato il voto di astensione affermando di “apprezzare l’intento dell’ordine del giorno”, ma di essere perplessa sulle sollecitazioni al legislatore per emanare una norma che disciplini la categoria: “Scrivere norme troppo specifiche – ha detto – non è una buona abitudine perché le leggi devono essere ampie e poi declinate sulle singole situazioni”. La consigliera, quindi, ha rivolto un invito ai sindacati a “spendersi per le battaglie giuste, agendo sulla contrattazione collettiva”. Camilla Scarpa (Sinistra per Modena) ha posto l’attenzione sul Patto regionale per il lavoro e il clima, “da declinare localmente per dare dignità a lavoratori sfruttati e invisibili”, invitando a “proseguire il dialogo avviato tra Comune e sindacati per fornire risposte concrete ai lavoratori”. Sul piano nazionale, “è necessario equiparare i rider ai lavoratori subordinati, secondo quanto previsto dal contratto nazionale per la logistica”. Anche Giovanni Silingardi (Movimento 5 stelle) ha sollecitato l’intervento del legislatore: “I rider costituiscono un popolo di sfruttati, in contrasto con quanto previsto dall’articolo 36 della Costituzione che garantisce lavoro, diritto e dignità”. Per il consigliere la Carta dei Diritti fondamentali di Bologna “è una base e va rispettata”, ma bisogna uscire “da un sistema in cui il lavoro precario è un valore e, in quest'ottica, la mozione rappresenta un'inversione di tendenza”. Per Giovanni Bertoldi (Lega Modena) il food delivery è “un fenomeno destinato a crescere e, quindi, è opportuno regolarizzarlo adesso, anche dal punto di vista della tassazione, visto che spesso le aziende hanno sede all’estero”. Il consigliere ha sollecitato “l'adozione della contrattazione collettiva e di standard retributivi”, dopo aver sottolineato che, non richiedendo competenze specifiche, “questo mestiere consente di lavorare, anche temporaneamente, a chi per vari motivi si trovi senza impiego”.
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