Il sassofonista Gianni Vancini, da Mirandola al Festival di Sanremo: “L’amore per la musica? Merito di papà”.
MIRANDOLA - Gianni Vancini, musicista e compositore è da anni il sassofonista ufficiale di Umberto Tozzi. E' stato sul palco di Sanremo, per l'edizione 2021, e lo ha intervistato per noi Francesca Monari.
Gianni nasce a Mirandola nel 1978 e già da piccolissimo viene indirizzato dal padre Loris, musicista per diletto, alla musica. Da alcuni anni vive in un’altra Regione ma il legame con la sua Mirandola è ancora forte.
Da tre anni tiene una Masterclass di musica moderna con La Banda musicale giovanile “John Lennon”, presso la Fondazione Scuola di Musica C.G. Andreoli che lo porta a Mirandola regolarmente.
Nel 2019 si è svolta inoltre sempre qui, la prima edizione del ‘Gianni Vancini & Friends’, un concerto-evento che ha lo scopo di portare nella sua città natale ospiti di livello internazionale, che ha visto ospite il talento americano della cantante Selina Albright. La seconda edizione, nel 2020, si è svolta nonostante la pandemia ed ha visto un ospite d’eccezione, la stella dell’acido jazz Sarah Jane Morris.
Ora c’è attesa per capire se l’esperienza potrà proseguire anche quest’anno.
Com'è nato il tuo interesse per la musica?
“A 5 anni volevo già fare musica. Fare musica non era visto come un vero e proprio “mestiere”, così decisi di iscrivermi a Ragioneria e di frequentare il Conservatorio Tonelli di Carpi al pomeriggio.”
E' vero che per farne un “mestiere” spesso il talento non basta?
“Il talento è importante ma da solo non è sufficiente. E’ molto importante il ‘saper essere’. Gli artisti prediligono collaboratori talentuosi ma soprattutto fidati e affidabili su cui poter contare. Risorse dotate di genialità ma anche di “regolatezza” insomma.”
Qual è stato l’incontro più significativo della tua carriera?
“Più di uno in realtà. Il primo sicuramente con il mio insegnante di Conservatorio Angelo Gabrielli. Significativo per me il suo approccio non convenzionale. Ricordo ancora che la prima cosa che mi disse fu quella di imparare bene l’inglese - perché il mondo è fuori che ti aspetta - mi diceva. Poi Andrea Mingardi che conobbi quando ero ancora minorenne e Umberto Tozzi pochi anni dopo, entrambi ormai rapporti ultraventennali.”
Hai all’attivo diverse collaborazioni internazionali. E’ stata la musica a portarti all’estero, o tu hai portato all’estero lei?
“Sono stato io ad andare a cercare riscontri tangibili alla fonte. Volevo capire a che livello ero, volevo misurarmi con un linguaggio musicale di alto livello. Il mio primo disco è nato in Olanda e il secondo in America, dove ho potuto approfondire gli studi di sassofono con Eric Marienthal, per me da sempre un grandissimo punto di riferimento nonché un eccellente didatta.”
Il tuo prossimo progetto?
“Ne ho tanti. Il più importante è il mio prossimo disco, attualmente in fase di missaggio. Ne ho posticipato l’uscita prevista durante il primo lockdown, a quest’anno. Nell’ultimo anno ho iniziato a lavorare su 4 progetti molto diversi fra loro nati in collaborazione fra musicisti.”
Ma veniamo a Sanremo, ci eri già stato, giusto? Com’è andata?
“Si ci ero stato nel 2005, in gara con Umberto. Certo l’atmosfera era completamente diversa, ma questo è scontato direi. Credo che il messaggio che si è voluto far passare quest’anno è che con le dovute precauzioni la vita deve andare avanti. E devo dire che ce l’hanno messa tutta per organizzarlo in sicurezza. E poi le persone hanno bisogno anche di svago in un momento come questo e la musica in particolare aiuta”.
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