L’economia italiana nel biennio 2023-2024
Secondo il rapporto ISTAT di dicembre dal titolo “le prospettive per l’economia italiana nel biennio 2023-2024”, si prevedono scenari sostanzialmente positivi per gli italiani. A partire da una crescita del PIL dello 0,7% per entrambi gli anni in esame, ad un, seppur leggero, aumento dell’occupazione dello 0,6% per il 2023 e stimato dello 0,8% per il 2024, fino ad un tanto atteso calo dei prezzi dei beni energetici.
L’aumento del PIL sarebbe sostenuto principalmente dalla ripresa della domanda interna (+0,8 punti percentuali nel 2023 e +0,7 p.p. nel 2024). E’ pur vero che il PIL nei due anni presi in esame è in rallentamento rispetto al 2022 (+ 6,8% rispetto al 2021), ma va precisato che:
- il 2022 è da considerarsi il primo anno di reale uscita dalle restrizioni causate dall’emergenza sanitaria, e quindi di ripresa dei consumi e della produzione;
- la situazione internazionale, determinata in primis dai conflitti in Ucraina ed in Palestina, hanno determinato, soprattutto nel medio periodo, forti tensioni sui mercati e sui comportamenti dei consumatori; tensioni che non si placheranno negli anni a venire.
Pertanto anche se assistiamo ad una lenta ripresa, con tassi molto inferiori rispetto all’anno precedente, in una situazione internazionale così delicata, i principali osservatori internazionali prevedevano tassi con segno negativo. Fortunatamente le cose stanno andando diversamente.
La domanda interna, infatti, riguarda principalmente i consumi dei privati (+1,4% nel 2023 e +1,0% nel 2024), sostenuti anche, per lo meno si spera, da una decelerazione dell’inflazione, da un graduale (seppur parziale) recupero delle retribuzioni e, come già accennato, da una crescita dell’occupazione, che nel 2023 si attesta al 61,7% con un aumento del 2,2% rispetto all’anno precedente. La crescita della domanda da parte dei consumatori è supportata anche da una crescita del credito al consumo, che secondo un’analisi di First Cisl, ha registrato un aumento negli ultimi anni del 44%.
Segnali negativi invece dalla domanda estera con un calo di 0,1 punti percentuali nel 2023 e nessuna previsione di ripresa nel 2024, dovuti dalla debolezza del commercio mondiale e dall’attuale situazione di crisi dell’economia tedesca, nostro principale partner commerciale. L’aggravarsi delle tensioni geopolitiche, come già accennato, e l’incertezza sul rientro dell’inflazione, non concorrono certamente a delineare un clima di fiducia da parte dei mercati internazionali.
Gli investimenti in beni strumentali da parte delle imprese sono attesi in netto rallentamento rispetto al biennio precedente. Mentre nel biennio 2021-2022 si è assistito ad un aumento del 9,7%, nel biennio in esame si prevede un timido aumento dello 0,6%.
Va precisato tuttavia che i contributi a fondo perduto a credito d’imposta, previsti dal Decreto dell’ex MISE (ora Mimit), su “Nuovi investimenti” ha rappresentato fino al 2022 un’interessante incentivo per le imprese.
Incentivi che dovrebbero essere riproposti dall’attuazione del tanto agognato PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che prevede un impegno da parte dell’UE per l’Italia di circa 194 miliardi di euro.
A proposito dell’inflazione
L’inflazione si ridurrà per effetto della discesa dei prezzi dei beni energetici, delle conseguenze delle politiche monetarie restrittive attuate dalla BCE e dalla conseguente diminuzione del valore della spesa delle famiglie per l’acquisto di beni e servizi. La “dinamica del deflatore della spesa delle famiglie residenti”, infatti, nel 2023 è scesa al 5,4% contro il 7,3% del 2022.
Il tasso di inflazione per il 2023 dovrebbe attestarsi al 5,7%. In calo rispetto all’anno precedente di 5,9 p.p. Un calo determinato soprattutto dal rallentamento dei listini dei beni energetici, che hanno visto una riduzione del 26,4% dei prezzi degli energetici regolamentati e del 14% di quelli non regolamentati..
La dinamica dei prezzi dei beni alimentari è progressivamente decelerata nel corso dell’anno, dal 12,8% di dicembre 2022 al 6,1% di novembre 2023.
In controtendenza i prezzi dei servizi, i quali hanno registrato nei primi undici mesi del 2023 un andamento pressoché costante intorno ad una media del 4,2%, oltre un punto sopra la media 2022 (3,1%).
Conclusioni
I dati statistici ci forniscono una serie di informazioni che ci confermano una lenta ripresa soprattutto della domanda interna sul versante dei consumatori. Fenomeno che potrebbe rappresentare la necessità di creare attorno a sé un “ambiente confortevole”, più che un clima di fiducia sul nostro immediato futuro. Un ambiente confortevole, di benessere, in un periodo storico caratterizzato da situazioni che precludono la possibilità di determinare scenari futuri. In un periodo storico dove la definizione di “benessere” è cambiata.
Come già descritto in un articolo precedente, secondo uno studio dal titolo “Moral illusions” realizzato dalla dott.ssa Kajsa Hansson, ricercatrice presso il dipartimento di Scienze Politiche della Lund University in Svezia, “viviamo nell’era dell’insoddisfazione crescente. Ognuno corre da solo. Una corsa inarrestabile verso una sempre maggiore richiesta di appagamento dei propri bisogni individuali e del proprio posizionamento nella scala sociale”.
Anche la propensione al consumo ne risente: si passa dalla soddisfazione di bisogni necessari alla pretenziosità. Inflazione a parte, ovviamente.
Andrea Lodi, nato nel 1964, è consulente e docente di economia aziendale, specializzato in Pianificazione Strategica.
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