Medolla, la storia di Cristina: “Io, mamma, costretta a lasciare il lavoro che amo in una società che non aiuta le famiglie”
MEDOLLA - "Io, mamma, costretta a lasciare il lavoro che amo in una società che non aiuta le famiglie". Questa è la storia di Cristina Nemes, di Medolla, che ha voluto condividere con voi il suo percorso professionale, che si è enormemente complicato quando ha voluto mettere su famiglia e fare figli. Complicato al punto tale che è arrivato il momento di scegliere tra il lavoro e la famiglia, e questa mamma ha scelto di lasciare il lavoro.
Pubblichiamo la sua storia perchè non accade in un luogo qualunque, ma in Emilia-Romagna, nella provincia di Modena, luogo ricco dove gli investimenti per la conciliazione dei tempi di vita e do lavoro sono ingenti. E perché accade in un paese dalla forte tradizione religiosa, dove anche dal punto di vista culturale si chiede alle donne di mettere su famiglia. Ma poi gli aiuti per le famiglie, i sostegni del Governo, i congedi parentali nei contratti di lavoro non bastano. Anche la scuola non aiuta: sta chiusa per tre mesi l'anno e le famiglie devono fare i salti mortali e spendere migliaia di euro di tasca propria. Non è un caso che l'Italia abbia gli indici di natalità più bassi al mondo.
Pubblichiamo la sua storia perchè non accade in un luogo qualunque, ma in Emilia-Romagna, nella provincia di Modena, luogo ricco dove gli investimenti per la conciliazione dei tempi di vita e do lavoro sono ingenti. E perché accade in un paese dalla forte tradizione religiosa, dove anche dal punto di vista culturale si chiede alle donne di mettere su famiglia. Ma poi gli aiuti per le famiglie, i sostegni del Governo, i congedi parentali nei contratti di lavoro non bastano. Anche la scuola non aiuta: sta chiusa per tre mesi l'anno e le famiglie devono fare i salti mortali e spendere migliaia di euro di tasca propria. Non è un caso che l'Italia abbia gli indici di natalità più bassi al mondo.
Scrive Cristina:
Ho mollato, non ce la faccio più a fare i salti mortali tra famiglia e lavoro. Ho fatto 15 anni da dipendente, operaia artigianato legname. Solo l'ultimo anno a 6 ore, prima a 8 ore giornaliero. Lasciare il lavoro per me è stato difficile, una decisione pensata a lungo. Facevo un lavoro che amavo, e che mi dava tanta soddisfazione. Vedere un lavoro finito dalle mie mani, anche in cantiere, per me non aveva prezzo. E non voglio essere fraintesa, ma per me era come ricevere un: "Mamma che buona torta che hai preparato".
Non tutte noi mamme siamo fatte per "brillare" in cucina, accudire i figli, tenere dietro la famiglia la casa, e basta... siamo felici così. Noi mamme lavoratrici che usciamo di casa con i nostri figli in braccio alle 7:30 (se tutto va liscio) e rientriamo alle 18 a casa, sempre con i nostri figli in braccio. Poco tempo trascorso alla sera, nei fine settimana solo per loro, pian piano si fa tutto. Importante che ci sia il tempo insieme e di qualità, ho imparato a godermeli così i miei amati figli. Tra una risata, un balletto o una barzelletta si va a letto anche alle 10:30.
Cosa si potrebbe fare per migliorare? Io ridendo scherzando parlando con le mie amiche: "Ci vorrebbe veramente un sindacato esclusivo per le madri lavoratrici". Perché vari progetti di legge ci sono sulla carta per aiutare le famiglie, per i congedi parentali o per la conciliazione vita-lavoro ma in pratica, ti danno da una parte ed ti tolgono da un'altra, come aiuti materiali.
Ma quando ti ritrovi a correre per niente alla fine, decidi di scendere dalla giostra e dire basta, così non si può più andare avanti, non in questo ritmo.
E magari rinunci a tante cose, ma alla tranquillità della tua famiglia alla serenità dei tuoi figli no, mai. Perché anche loro hanno diritto di ammalarsi, di andare con calma, di essere ascoltati di più o anche di dire al mattino: "Io non ho voglia oggi di andare a scuola, voglio solo stare con te mamma".In tutto ciò il sistema scolastico sembra comunque che vada contro le famiglie, con i figli che sono a casa 3 mesi da scuola, i conti non tornano. Ed io ho fatto tanti mesi che dal mio stipendio pagavo la scuola, lo sport, la babysitter e basta... A tutto il resto ci pensava mio marito. E mi chiedevo sempre, perché continuare a lavorare?
Ed è triste perché non è giusto tirare avanti così, perché magari hai anche tu il desiderio di fare un mutuo per una casa di proprietà, di mettere da parte soldi per l'università, di farti almeno una settimana al mare con i tuoi bravi bambini, che se lo meritano come tutti gli altri.
Il mio esempio: con 2 figlie alla primaria, e uno alla materna ho speso per l'estate 2024 la bella cifra di 3000€ per il periodo estivo (diviso tra babysitter e centro estivo). E tutti gli anni a maggio, quando ci facevo i conti e ci si organizza per l'estate io stavo male.
Cose da fare per aiutare le famiglie, ce ne sarebbero tante. Cristina suggerisce, ad esempio:
"Per migliorare la realtà dei fatti ci vorrebbe tanta volontà, per migliorare veramente il futuro dei nostri bambini. Ma fin quando le leggi le faranno ancora dei personaggi magari senza figli, si cambierà ben poco. Io un idea ce l'avrei. Una legge che possa permettere a tutte le madri di scegliere il part-time in tutti i settori e tutte le mansioni? Magari è un utopia per i tempi che corrono"
E adesso che ha preso la decisione di lasciare il lavoro come stanno andando le cose, Cristina?
E adesso si riparte con calma, con un abbraccio in più al mattino, con una barzelletta a colazione. La figlia grande è brava a dirle, e dopo il terzo figlio al mattino non c'era spazio per tutto ciò.
Vi saluto con un mio pensiero. Care mamme, datevi da sole il "permesso" di fare una pausa, anche se è dura rinunciare al lavoro con il pensiero che, dopo i 45 anni non troverete più un impiego.
I figli si sono piccoli una VOLTA SOLA. E tutto il resto può aspettare.
L'immagine di copertina è stata creata usando un programma di intelligenza artificiale
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