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24 Marzo 2023
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E’ ufficiale, la meteorite di Capodanno si chiama “Cavezzo”. E conserva un mistero

Sì, è proprio una metereorite. Ed è speciale, più unica che rara per la sua composizione. E nasconde un mistero. Le ultime notizie sul meteorite trovato a ponte Motta, frazione di Cavezzo poco dopo Capodanno 2020 dal mirandolese Davide Gaddi e dalla sua cagnolina Pimpa mostrano che la commissione per la nomenclatura della Meteoritical Society ha ufficializzato nome e tipologia della meteorite. Da oggi si chiama ufficialmente Cavezzo.
E’ stata classificata come L5, ma i due frammenti recuperati da Gaddi sono diversi tra loro. Il materiale da cui sono composti non è lo stesso. Un bel mistero.

Davide Gaddi commenta: “Sono molto contento dell’ufficializzazione, e colpito perché è una cosa strana, sembra che siano due meteorite diverse, i frammenti sono diversi una di un tipo uno di un altro. Io e la Pimpa siamo contenti, dopo 8 mesi finalemnte arrivata l’approvazione, la conferma che quello che abbiamo trovato è una meteorite e la sorpresa che i frammenti erano di materiali diverso”.

Aggiunge Daniele Gardiol dell’Inaf di Torino, coordinatore nazionale della rete Prisma: “Non c’è una teoria convalidata che spieghi le ragioni di questa diversità. Se questi due frammenti fossero stati trovati in luuoghi diversi sarebero stati attribuiti a fonti diverse. Ma la cometa è stata vista cadere, si sa quindi che i frammenti appartengono allo stesso oggetto che orbitava attorno al sole. Il sistema di classificazione non è ancora perfetto, e ritrovamenti come questi sono considerati anomali. Servirebbero altri campioni per dare una spiegazione”. Ma intanto si può pensare che “l’oggetto originali non era omogeneo e al suo interno era fatto in modo non omogeneo, succede anche alle rocce”.

Cavezzo  fa scuola e ci insegna  – osserva Gardiol – che non si finisce mai di fare nuove scoperte e che proprio quelle che sul momento non si possono inquadrare aiuteranno a fare nuovi disegni, visto che questa cometa non si adatta a nessun puzzle. In futuro apre la strada a un nuovo modo di vedere”.

L’Istituto Nazionale di Astrofisica ha diramato l’annuncio sul sito ufficiale:

Il 5 settembre scorso la commissione per la nomenclatura della Meteoritical Society ha ufficializzato nome e tipologia della meteorite caduta il giorno di Capodanno 2020 e ritrovata dopo appena tre giorni grazie ai calcoli della rete Prisma (Prima rete italiana per la sorveglianza sistematica di meteore e dell’atmosfera), una collaborazione promossa e coordinata dall’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf).

Il nome – Cavezzo – fa riferimento al luogo dove sono stati ritrovati i frammenti, in provincia di Modena. Quanto alla classificazione: si tratta di una condrite L5, cioè con basso contenuto di ferro, che presenta però delle caratteristiche peculiari tali da essere considerata anomala. È finora unica nel suo genere tra le oltre 64mila meteoriti catalogate.

«La particolarità di questa meteorite è dovuta a vari fattori, tra cui la forte dicotomia fra la composizione dei silicati e la esigua quantità di metallo, nonché la rilevante presenza di clinopirosseni. Ma la caratteristica più sorprendente è la marcata differenza minero-petrografica che si riscontra nei due frammenti rinvenuti», sottolinea Giovanni Pratesi, geologo dell’Università di Firenze, responsabile delle analisi di laboratorio effettuate sui campioni di Cavezzo.

«Cavezzo è la prima meteorite italiana tra le appena venti al mondo recuperate grazie a precisi calcoli effettuati da un sistema di sorveglianza dedicato. Questo già di per sé rende il ritrovamento un evento di eccezionale importanza scientifica», dice Daniele Gardiol dell’Inaf di Torino, coordinatore nazionale della rete Prisma. «Sapere che si tratta inoltre di una meteorite molto rara ci riempie ancora di più di orgoglio e soddisfazione».

I calcoli per il ritrovamento della meteorite e i risultati delle analisi di laboratorio sono oggetto di due articoli in corso di pubblicazione su riviste scientifiche specializzate di rilevanza internazionale.

La rete Prisma

Il progetto Prisma, promosso dall’Inaf, è basato su una rete di videocamere all-sky, installate in diverse località del territorio italiano, da dedicare all’osservazione di meteore brillanti – i cosiddetti “bolidi” – con il fine di determinare le orbite degli oggetti che le provocano e delimitare con un buon grado di approssimazione le aree dell’eventuale caduta di meteoriti, che può essere associata a questi eventi.

La cosiddetta “prima luce”, cioè il debutto operativo del progetto, è avvenuto all’inizio del mese di marzo 2017. Attualmente sono installate e in funzione oltre quaranta videocamere su tutto il territorio nazionale, acquistate da diversi enti (tra cui alcune grazie al sostegno della Fondazione Crt, che supporta il progetto nel suo complesso), tutte con le stesse caratteristiche in modo da rendere scientificamente confrontabili i dati da esse acquisiti. Fanno parte della rete oltre 60 enti e associazioni pubbliche e private di varia tipologia (osservatori astronomici professionali e amatoriali, dipartimenti universitari, istituti scolastici, associazioni culturali).

L’obiettivo finale del progetto è quello di creare una rete di stazioni osservative, con maglie che non superino i 100 km di ampiezza, che si estenda su tutta l’Italia e che coinvolga soggetti pubblici e privati impegnati nella ricerca scientifica, nella divulgazione della scienza, nell’insegnamento. La rete, seppure ancora in fase di ulteriore sviluppo, già si interconnette con un analogo programma internazionale già in funzione in alcuni paesi europei, tra cui Francia, Germania e Olanda.

La meteorite ‘Cavezzo’

In Italia si ha notizia di una quarantina di ritrovamenti di meteoriti negli ultimi secoli, tutti casuali eccetto la meteorite ‘Cavezzo’, caduta il giorno di Capodanno del 2020 e ritrovata qualche giorno dopo proprio sulla base delle indicazioni fornite da Prisma. Si tratta infatti del primo esempio italiano (e uno dei pochissimi a livello internazionale) nel quale si è potuto prevedere la zona di caduta del corpo celeste e il ritrovamento dopo breve tempo rendendo possibile l’esame scientifico di una “meteorite fresca”, cioè caduta da poche ore e quindi pressoché incontaminata dall’ambiente terrestre. Gli studi, in corso presso l’Università di Firenze e il Laboratorio del Monte dei Cappuccini di Torino, condurranno in breve tempo alla pubblicazione di altri lavori scientifici oltre a quelli già inviati a riviste scientifiche internazionali.

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