Cartelli dialettali, c’è un errore anche su quello di San Martino Carano
Cartelli dialettali, c'è un errore anche su quello di San Martino Carano.
Nelle intenzioni della giunta leghista, si voleva valorizzare l’identità locale, ma nei fatti si è toppato su più fronti.
- A San Martino Spino si è sbagliato il nome della frazione, attribuendogli quel San Marted da Bass che si usa venti chilometri più in là.
- A Cividale, Zividal in dialetto, il cartello fa una via di mezzo con l’italiano e inventa un “Sivdal”.
- Mortizzuolo, Mursol in mirandolese, sui cartelli è diventato Mursùal, come nel vernacolo del paese a fianco.
- A Ponte San Pellegrino e a Mortizzuolo Il Comune di Mirandola si annette poi le intere frazioni spacciandole come tutte Mirandolesi mentre invece fanno parte anche del Comune di San Felice.
E aggiunge il consigliere comunale di Più Mirandola Giorgio Siena:
Più si approfondisce, la vicenda dei cartelli dialettali diventa un imbarazzante flop della giunta. Al di là del merito, sul quale mi sono già espresso come consigliere comunale, emergono altri errori a dir poco incredibili.Quando ho letto sul cartello che San Martin Carano sarebbe il “luogo di ritrovamento della Batonica Candida” mi sono ricordato che nella seconda metà degli anni ’80 ero assessore alla cultura a Mirandola e venne restaurata dalla Sovrintendenza Archeologica di Bologna a cura della dott. Giordani la stele funeraria che si trova nel nostro museo civico.La stele fu ritrovata nel 1954, (e non sono affatto sicuro che sia stata ritrovata a San Martin Carano) e dedicata dal proprietario della villa Capellenus alla moglie Batonia Candida, e databile intorno la metà del III sec. d.C.All’epoca organizzai un pubblico dibattito nella sala della Cassa di Risparmio in Galleria per proporre la costruzione di un museo archeologico per tutta la Bassa Modenese, visti i tanti ritrovamenti presenti anche negli scantinati delle sovrintendenze. Sono passati 40 anni, ma l’idea sarebbe come nuova.Ma la stele si chiama appunto “Batonia Candida” e non “Batonica” come scritto sul cartello.
E aggiunge ironico Siena:
A meno che non abbiano pensato di tradurre in dialetto anche il nome della stele, del tipo “La Batonica”, ma così sembrerebbe più la frequentatrice di un lupanare che una moglie tanto amata.“Scavando” forse scopriremmo che la stele è stata ritrovata nella Valle ma portata a San Martino Carano dalla giunta, tanto per scrivere qualcosa sul cartello.
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