A Mirandola protesta contro la privatizzazione di Ostetricia: “Nasceranno sempre meno bimbi qui”
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MIRANDOLA - "Nasceranno sempre meno bimbi qui. E quindi il Punto nascita sarà chiuso". A Mirandola è questo il motivo conduttore della protesta contro la privatizzazione di Ostetricia: è vista come il preludio fine dei parti a Mirandola.
Sabato mattina davanti alla soglia del Santa Maria Bianca una ventina di persone si sono radunate per protestare contro l'annunciato piano di esternalizzazione dell'Ausl di Modena che prevede di dare in appalto ai privati il servizio di Ginecologia e Ostetricia dell'ospedale di Mirandola. Una scelta dovuta, secondo Modena, dal fatto che i bandi per venire a lavorare nella Bassa vanno deserti, i medici non vogliono venire a lavorare qui come dipendenti di questo ospedale e l'unico modo per non far chiudere il servizio e garantirlo a tutte le donne è darlo in appalto a una cooperativa di privati.
Contro questo progetto si sono levate tante voci, dai sindacati all'estrema sinistra di Articolo Uno fino a Forza Italia, ai meloniani ai salviniani, perché ovviamente il privato ha come fine aziendale il profitto, e non il servizio pubblico, e si temono ripercussioni sulla qualità.
E sabato diversi mirandolesi sono scesi in piazza per protestare, affiancati da politici della Lega e di Fratelli d'Italia.
C'era anche il sindaco di Mirandola, Alberto Greco, con l'assessore Fabrizio Gandolfi. Tra i consiglieri comunali erano presenti Marian Lugli e Marco Donnarumma.
Da subito l'Amministrazione Comunale di Mirandola aveva reso nota la “partecipazione di propri componenti della Giunta di governo della Città al sit-in, contro: l’esternalizzazione di parte del servizio di ostetricia e ginecologia con una spesa di 1 milione di euro; lo svilimento del ruolo del personale sanitario interno; ulteriori riduzioni di categorie di gestanti che potranno partorire a Mirandola; ulteriori dirottamenti di urgenze ostetriche e ginecologiche a Carpi; per un reale potenziamento”.
Il deputato mirandolese della Lega Guglielmo Golinelli ha commentato: "In barba al tanto decantato modello sanitario pubblico dell'Emilia-Romagna si privatizza parte del servizio di Ostetricia e Ginecologia. Inoltre si riducono ulteriormente le casistiche di gestanti che possono partorire a Mirandola. Ad esempio una madre celiaca o con problemi di anemia, o una madre che ha già avuto in precedenza un parto con taglio cesareo non potrà più partorire qui e si dà mandato al 118, in particolare ai volontari che fanno le urgenze mediche, di chiedere alle donne che stanno per partorire se vogliono andare a Mirandola o a Carpi. E ovviamente la tendenza è di andare a Carpi perché si possono dare maggiori garanzie. E questo - osserva Golinelli - è un ulteriore svilimento del punto nascita di Mirandola e di chi ci lavora"
"La privatizzazione - prosegue il leghista - vuole dire portare qui medici che non sono abituati a lavorare in team, non sono abituati a lavorare con il metodo che si è dato per il punto nascita di Mirandola, dove si rafforza il parto naturale e fisiologico. L'obiettivo chiaro è quello di ridurre ulteriormente i parti a Mirandola che sono stati 338 nel 2021 per poi dire "Non ci sono i numeri" e "Non ci sono le condizioni di sicurezza", che è quanto abbiamo già visto a Sassuolo".
"Poi ci dicono che non ci sono i medici: ma se ci fosse la volontà organizzativa a livello provinciale ci sarebbero condizioni. Ma questa volontà non c'è. L'amministrazione comunale e la Lega - annuncia Golinelli - daranno battaglia".
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