Sisma 2012, Cgil-Cisl-Uil: “Il nostro territorio è stato segnato, ma ha reagito”
Cgil, Cisl e Uil dell’Area Nord Modenese danno il benvenuto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita a Medolla e a Finale Emilia il prossimo 20 maggio 2022 e ripercorrono i primi momenti successivi alle tragiche giornate del maggio 2012 e quanto fatto in un secondo momento per salvare il tessuto produttivo della Bassa.
LEGGI ANCHE"Sono passati dieci anni dalle tragiche giornate del maggio 2012 quando una serie di eventi sismici colpì l’Area nord modenese portando morte, macerie e disperazione. Una prima scossa il 20 maggio, la più violenta, di magnitudo 5.9 con epicentro a Finale Emilia. Poi uno sciame sismico culminato in una seconda scossa, altrettanto devastante, di magnitudo 5.8 nella zona tra i comuni di Medolla, San Felice sul Panaro e Mirandola. Un totale di 28 vittime e 300 feriti in tutta l’area interessata al sisma, comprese le province limitrofe. Il primo terremoto “industriale” che ha colpito un distretto industriale che vale il 2,4% del Pil nazionale.
In quei giorni convulsi, dopo il 20 maggio 2012, tutti ricordano la ricerca continua di informazioni al telefono e il viavai intenso di persone a piedi e in auto tra la propria abitazione, le fabbriche, i centri di accoglienza e i centri allestiti dai comuni per rispondere alle prime esigenze: come e quando poter rientrare nella propria abitazione, come e quando poter rientrare in fabbrica.
Le organizzazioni sindacali chiesero da subito l’attivazione di tutti gli ammortizzatori sociali “ordinari” per i lavoratori e chiesero alla Regione Emilia-Romagna di estendere gli ammortizzatori “in deroga” a tutte le tipologie di lavoratori.
Da subito si chiese al Governo una decretazione d’urgenza per la copertura dei sostegni a lavoratori, famiglie e imprese. In poco tempo, anche grazie alla solidarietà delle strutture nazionali e territoriali, si riuscì a tenere aperti gli uffici sindacali sotto i gazebo, nei camper e nei prefabbricati.
Da subito si diede corso ai confronti con le aziende sulle delocalizzazioni, che si pretendevano temporanee, e sulle primissime norme di sicurezza anti-sismica per ripristinare velocemente l’agibilità delle strutture ancora utilizzabili. Ci si confrontò con le aziende sulla messa in sicurezza delle strutture, sui travi che dovevano essere imbullonati, sui muri che dovevano essere incatenati. Questi temi diventarono anche occasioni di conflitto sull’interpretazione delle norme, così come è avvenuto per i protocolli di sicurezza sulla pandemia.
I primi mesi dopo il terremoto furono mesi di “corsa contro il tempo”: per attivare nell’immediato gli ospedali, per riaprire le scuole in settembre, per creare una legislazione ad hoc che evitasse i pericoli già attraversati da altre zone terremotate: la delocalizzazione delle strutture produttive, la desertificazione dei centri abitati e il dilagare dell’illegalità nel territorio.
Dopo dieci anni possiamo dire che quei pericoli sono stati evitati. Le aziende, nonostante le polemiche sulla burocrazia, non hanno delocalizzato perché si è scelta una ricostruzione che non è stata un semplice rifacimento, ma una vera e propria riprogettazione degli spazi e del processo produttivo coperto da risorse pubbliche e rivolto al futuro.
I paesi, nonostante i ritardi nei centri storici e nei luoghi di aggregazione, non sono stati abbandonati. La criminalità organizzata e le illegalità sono state perseguite come dimostrano i vari processi in cui le organizzazioni sindacali si sono costituite parte civile, il processo “Aemilia” e il processo “White List”.
Il territorio è stato sicuramente segnato, ma ha reagito. E’ la rete sociale, produttiva e istituzionale ad aver tenuto. Grazie a questa rete si è mantenuta la fiducia a continuare a lavorare e vivere in queste zone. Diamo il nostro benvenuto al presidente Mattarella, che sarà a Medolla e Finale Emilia il 20 maggio, perché rappresenta lo spirito di questa unità nazionale . Tuttavia rimane ancora da fare: rimangono 1.100 pratiche private ancora da portare a termine, rimangono da ricostruire molti edifici pubblici e molti luoghi di aggregazione, rimangono da rivitalizzare i centri storici non solo come spazi commerciali, culturali e di servizi, ma anche come luoghi di coesione sociale”.
Cgil Cisl e Uil non vogliono dimenticare quanto avvenuto ed è per questo che lunedì 23 maggio alle 9.30, presso l’aula magna del liceo Morandi di Finale Emilia (via Digione, 20) ricorderemo sia quei tragici momenti sia gli anni della ricostruzione con alcune testimonianze e con la partecipazione delle istituzioni".
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