Sanremo, le pagelle della serata cover
Rose Villain con Chiello – Fiori rosa, fiori di pesco (Lucio Battisti) : un'esibizione che sa di Amici di Maria: modesta, modestissima, al limite del karaoke. Rose Villain ha trainato il duo. Chi g'ha bon, tin sodi. Voto: 5 e mezzo
Modà con Francesco Renga – Angelo (Francesco Renga): quota gen X. Le voci ci sono, Renga mette un po' in ombra Kekko Silvestre, ma si sente l'esperienza. Hanno fatto il compitino. Voto: 6
Clara con Il Volo – The sound of silence (Simon and Garfunkel): ah, non è il concerto di Natale registrato in piena estate a Catania da Il Volo? L'Ariston si alza in piedi, ma oltre il manierismo non c'è molto. Voto: 6 meno
Tony Effe con Noemi – Tutto il resto è noia (Franco Califano): aho Tony, te piacerebbe essere er Califfo?! Spoiler: gli piacerebbe ma proprio non ce la fa. Noemi tenta di salvare la situazione, ci riesce a metà. Voto: 6 meno
Francesca Michielin con Rkomi – La nuova stella di Broadway (Cesare Cremonini): Francesca, perché tutta questa enfasi nella voce? A volte, less is more: hai un timbro meraviglioso, non c'è bisogno di urlare. Ha cantato anche Rkomi? Davvero? Impalpabile. Voto: 6 e mezzo
Lucio Corsi con Topo Gigio – Nel blu dipinto di blu (Domenico Modugno): iconici, onirici, irresistibili. La performance unisce due monumenti nazionali, ovvero Nel blu dipinto di blu e Topo Gigio: il tutto avviene in modo credibile e scorrevole. Bravi. Voto: 8 e mezzo
Serena Brancale con Alessandra Amoroso – If I Ain’t Got You (Alicia Keys): Serena è una fuori classe. La sua è una voce piena, avvolgente, estesa. Riesce a oscurare Alessandra Amoroso. L'intro è da standing ovation. Voto: 9
Irama con Arisa – Say something (Christina Aguilera): una buona armonia fra Irama e Arisa, molti virtuosismi e molto pathos. Se lo possono permettere. Tutto molto be... ah no, Arisa ci tiene a far sapere che la sua parrucca è bella. Ok, forse non ce n'era bisogno. Voto: 7 e mezzo
Gaia con Toquinho – La voglia, la pazzia (Ornella Vanoni): la canzone si cuce bene addosso a Gaia. La cantante dà prova di eleganza e buonissime capacità interpretative, affrontando la hit della Vanoni in modo più dinamico e scanzonato rispetto all'originale. Brava. Voto: 8
The Kolors con Sal Da Vinci – Rossetto e caffè (Sal Da Vinci): un'esibizione top. Top per una festa di pensionamento. La quota over 50 dell'Ariston, infatti, è galvanizzata. Stash e compagnia ci tengono ad acchiappare i voti dei boomers con minimo sforzo e massimo rendimento. Il fine giustifica i mezzi? No. Voto: 5
Marcella Bella con i Gemelli Lucia – L’emozione non ha voce (Adriano Celentano): Marcella, con tutto il rispetto, che fatica! Hai mezzo secolo di carriera e questa canzone - con questa interpretazione e i due baby violinisti a fianco - ti invecchia terribilmente. Ok l'omaggio a Gianni Bella, ma il pezzo non è indicato. Voto: 5 meno
Rocco Hunt con Clementino – Yes, I Know My Way (Pino Daniele): abbastanza bene. L'omaggio tutto partenopeo a Pino Daniele è avanguardia pura come il floreale in primavera (cit. Miranda Priesley ne Il Diavolo veste Prada). Rocco Hunt e Clementino risultano pienamente in linea con Renga e i Modà: insomma, fanno il compitino. Voto: 6
Francesco Gabbani con Tricarico – Io sono Francesco (Tricarico): quota gen X ribadita. La performance poteva essere all'avanguardia nel '97: davvero, alle 23.10 non ce lo meritavamo. Ad aggravare la situazione, i bambini sulle scale del palco, tipo il piccolo coro di Mr. Rain due anni fa. Anche no. Voto: 4 e mezzo
Giorgia con Annalisa – Skyfall (Adele): due fuoriclasse, due regine, due interpreti meravigliose. In questo tripudio di virtuosismi, Annalisa sembra però un filo più a fuoco rispetto a Giorgia: forse il mondo anglosassone di Adele è più congeniale all'ex di Amici. Comunque, performance da standing ovation. Voto: 8 e mezzo
Simone Cristicchi con Amara – La cura (Franco Battiato): molto intensi, molto profondi, molto... pesanti. Abbiamo capito, caro Simone, che sei un cantautore impegnato, non perdi occasione per ribadirlo: a volte, però, un po' di leggerezza è più efficace dei virtuosismi in aramaico che tu e Amara avete proposto. Anche meno. Voto: 6
Sarah Toscano con Ofenbach – Be mine: Sarah Toscano, classe 2006, ce la mette tutta. E' la vincitrice di Amici 2024 e canta bene. Propone un arrangiamento originale e in linea con la sua età e le sue possibilità. Coerente. Voto: 7
Coma_Cose con Johnson Righeira – L’estate sta finendo (Righeira): l'intro al piano anticipa l'esplosione del ritornello - che parte con l'ingresso di Johnson Righeira. Il duo lo accompagna in modo generoso, apportando al pezzo qualche tocco di novità senza stravolgerlo. Equilibrati. Voto: 7
Joan Thiele con Frah Quintale – Che cosa c’è (Gino Paoli): Joan interpreta alla radical chic, per fortuna Frah scalda il pezzo. Fra i due sembra esserci parecchia sintonia. Cuoricini (cit.). Voto: 7 meno
Olly con Goran Bregovic – Il pescatore (Fabrizio De André): interpretare un pezzo di De André in modo credibile è perlopiù proibitivo. Olly ci prova con il proprio entusiasmo e la propria irruenza. Si avvicina, ma non ci riesce del tutto. Quasi sufficiente. Voto: 6 meno
Achille Lauro con Elodie – Tributo a Roma (Rino Gaetano): l'esibizione è divisa in due parti, una sentimentale e una quasi punk. Il connubio riesce bene e si addice in modo convincente a Elodie e Lauro. Credibili. Voto: 7 e mezzo
Massimo Ranieri con i Neri per caso – Quando (Pino Daniele); un omaggio raffinato a Pino Daniele. Ranieri interpreta da signore della musica, i Neri per caso sono tanto protagonisti quanto il solista. Piacevoli. Voto: 8
Willie Peyote con Federico Zampaglione e Ditonellapiaga – Un tempo piccolo (Franco Califano): il trio funziona. Non brilla ma si fa ascoltare. Discreti. Voto: 7
Brunori Sas con Dimartino e Riccardo Sinigallia – L’anno che verrà (Lucio Dalla): "per sembrare belli, bisogna stare accanto a quelli brutti" (cit. Amanda Lear): Brunori ha fatto propria questa massima dell'ex musa di Dalì, mettendosi a fianco due interpreti VERAMENTE modesti. Musica leggerissima (cit.). Voto: 6 meno
Fedez con Marco Masini – Bella stronza (Marco Masini): è la performance più attesa del Festival. Spesso, però, chi entra papa esce cardinale: qua Fedez si rivela manco prete, forse chierichetto. Mette insieme due o tre barre scontate sulle sue pene d'amore e, alla fine del brano, fa partire la lacrimetta. No comment. Voto: 3 (d'incoraggiamento)
Bresh con Cristiano De André – Crêuza de mä (Fabrizio De André): marea di problemi tecnici per il duo, che prima è obbligato a ripartire, poi perde il microfono. L'esibizione è buona, ma Cristiano si divora Bresh. Classici. Voto: 6 e mezzo
Shablo con Neffa – Aspettando il sole (Neffa): il rap anni Novanta di questa crew è classe, stile e ritmo. Altro che trapperini vari, Guè e Neffa fanno impallidire la scena attuale. Joshua è fortissimo. Eterni. Voto: 8 e mezzo
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