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20 Gennaio 2025
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L’agricoltura rialza la testa e chiude il 2020 con l’occupazione che cresce del 13%

Un 2020 in decisa ripresa per l’agricoltura dell’Emilia-Romagna, nonostante il Covid. Nell’anno che ha visto l’esplosione in tutto il mondo della pandemia, il comparto agricolo si è mosso in controtendenza rispetto al resto dell’economia e, in base alle stime dell’assessorato regionale, ha raggiunto un valore della produzione (Plv) di campi e allevamenti di oltre 4,5 milioni di euro, con un balzo in avanti dell’8% rispetto all’annata precedente. Una performance di tutto rispetto da attribuire in egual misura al buon risultato complessivo sia delle produzioni vegetali (+7,6%), sia degli allevamenti (+8,5%) e che ha consentito di recuperare gran parte delle perdite dell’anno precedente, che si era chiuso con una flessione della Plv sopra il 10%. Bene l’anno scorso anche l’export delle eccellenze regionali,Parmigiano Reggiano in primis, attestato sui 6,9 miliardi di euro (-0,9%), con la bilancia commerciale che ha fatto registrare un attivo record di 850 milioni di euro per il contestuale calo dell’import (-8,6%). In consistente aumento l’occupazione nei campi, con 82 mila addetti (+13% sul 2019), una crescita che ha interessato in modo pressoché uguale sia il lavoro dipendente, sia quello autonomo. Anche in questo caso l’agricoltura è andata in controtendenza rispetto agli altri comparti. Sono i dati principali che emergono dal Rapporto 2020 sul sistema agroalimentare dell’Emilia-Romagna, frutto della collaborazione tra Regione e Unioncamere regionale, presentato questa mattina nel corso di un evento in streaming, con oltre 500 iscritti collegati. Alla presentazione dello studio, giunto alla 28^ edizione, hanno partecipato, tra gli altri, l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, e il segretario generale di Unioncamere Emilia-Romagna, Stefano Bellei. “Dopo la flessione nel 2019- ha sottolineato Mammi- il recupero della Plv nell’ultima annata agraria sta a testimoniare la resilienza dell’agricoltura dell’Emilia-Romagna, che nell’anno del Covid ha dimostrato la sua centralità strategica per il Paese. Al recupero del terreno perduto ha contribuito la domanda interna ma anche estera alimentata dai consumi domestici a discapito del fuori casa. Per questo, oltre alle misure varate dal Governo abbiamo attivato misure aggiuntive per aiutare i settori più in difficoltà per la crisi da Covid, a partire dai tre milioni di euro a sostegno degli agriturismi. Abbiamo poi scorso la graduatoria dei progetti di filiera nel comparto lattiero-caseario, con 17,8 milioni del bilancio regionale, e rifinanziato con 1,5 milioni un intervento a beneficio della barbabietola da zucchero. Nel 2020 gli uffici della Direzione agricoltura e di Agrea hanno effettuato pagamenti alle imprese in applicazione della Pac (Politica agricola comune) pari a 609 milioni di euro”. “In attesa del nuovo Psr 2023-2027- prosegue l’assessore- con i quasi 410 milioni di euro a disposizione nel prossimo biennio di transizione, il 35% in più rispetto alla precedente programmazione, continueremo ad investire su giovani, innovazione e sostenibilità, tenendo sempre insieme ambiente, lavoro e redditività per le imprese agricole. Un’attenzione particolare al settore dell’ortofrutta, reduce da anni molto difficili a causa delle gelate primaverili e dell’attacco di fitopatie e di parassiti come la famigerata cimice asiatica, con misure ad hoc per aumentare tutti gli strumenti disponibili a protezione delle colture. Infine, abbiamo prolungato di un anno gli impegni che scadono quest’anno per l’agricoltura biologica e la produzione integrata. Continueremo a lavorare per tenere al centro la sostenibilità, in tutte le sue accezioni: sostenibilità ambientale per la salvaguardia del nostro Pianeta e della biodiversità, e sostenibilità economica per le imprese agricole, senza la quale non c’è reddito e quindi non si generano le possibilità di sviluppo e tutela dei territori e delle comunità.” “Il 2020- ha commentato Bellei- è stato l’anno della pandemia, del lockdown e delle difficoltà, eppure il valore della produzione agricola ha segnato una netta ripresa, mentre l’industria alimentare ha accusato una flessione della produzione, ma ben più contenuta rispetto al complesso dell’economia regionale. Il saldo commerciale agroalimentare è rimasto positivo e nel primo trimestre 2021 si registra una crescita importante dell'export, che supera i 2,2 miliardi. Il settore può svolgere un ruolo di traino nella ripresa e l’export, in questo senso, è davvero un punto di forza. Su questa strada è consolidata la partnership tra sistema camerale e Regione Emilia-Romagna, che si è fortemente sviluppata attraverso strumenti e azioni integrate per supportare l’internazionalizzazione delle imprese e valorizzare le eccellenze dell’intera filiera”.   L’andamento della Plv nei principali settori Analizzando l’andamento dei principali comparti agricoli regionali nel 2020, da sottolineare il buon risultato dei cereali (+11% la Plv), per il contemporaneo aumento sia delle rese, sia delle quotazioni di mercato. Positiva anche la campagna del pomodoro da industria (+16%) e in forte crescita la barbabietola da zucchero (+25%). In sostanziale equilibrio il bilancio complessivo della frutta (+0,4%), che ha dovuto fare i conti con i gravissimi danni causati dalle gelate primaverili ad albicocchesusinepesche e nettarine (da -60% -90% la produzione), ma che, per converso, ha registrato una decisa ripresa della produzione di pere (+60% le rese medie) dopo  il tracollo produttivo del 2019 per l’azione combinata di alternaria e cimice asiatica. Bene la vendemmia sotto il profilo quantitativo - 6,6 milioni gli ettolitri di vino prodotti (+15%) - ma il contestuale calo delle quotazioni di mercato dei vini ha determinato un bilancio economico in sostanziale pareggio (-1%) Passando agli allevamenti, da sottolineare il buon andamento del latte vaccino (+20,4%) e delle uova (+9,4%), a fronte di cali anche consistenti per le altre produzioni zootecniche: carni bovine (-5%) e ancora più negativo il bilancio degli avicunicoli (-11%) e delle carni suine (-14%). Nonostante le criticità indotte dalla pandemia, molto positivo l’andamento della produzione e delle vendite del Parmigiano Reggiano, a cui viene destinata la gran parte della produzione regionale di latte vaccino, uno tra i prodotti maggiormente premiati dai consumatori durante il lungo lockdown.   L’export: i principali prodotti e i mercati di destinazione        Va sottolineato che il valore dei prodotti made in Emilia-Romagna commercializzati sui mercati esteri nel 2020 ha rappresentato il 16% dell’intero export agroalimentare nazionale. I principali mercati esteri di destinazione dei prodotti tipici regionali sono in ordine di importanza Germania, con una quota del 17,2% sul totale, seguita da Francia (13,8%), Regno Unito (8,1%), Usa (8%) e Spagna (4,1%). Tra le specialità emiliano-romagnole più vendute all’estero spiccano le carni lavorate e i salumi, per un controvalore che l’anno scorso ha superato quota 1,2 miliardi di euro, i prodotti lattiero-caseari (circa 870 milioni di euro), i prodotti da forno (oltre 740 milioni di euro) e la frutta e gli ortaggi trasformati, tra i quali i derivati del pomodoro (poco meno di 700 milioni di euro). La provincia dell’Emilia-Romagna al primo posto per vocazione all’export agroalimentare resta Parma, per un controvalore che nel 2020 ha sfiorato i 2 miliardi di euro: precede Modena (1,27 miliardi), Ravenna (726 milioni), Reggio Emilia (640 milioni), Bologna (614 milioni), Forlì-Cesena (603), Piacenza (423), Ferrara (395) e, all’ultimo posto, Rimini (circa 230 milioni).   Arretra l’industria alimentare  In controtendenza rispetto all’agricoltura, l’industria alimentare e delle bevande dell’Emilia-Romagna ha subito i contraccolpi negativi dell’epidemia e ha registrato una flessione del 3,9% della produzione, anche a causa della contrazione del mercato Horeca. Comunque, un calo di gran lunga più contenuto rispetto all’insieme dell’economia regionale, che ha chiuso il 2020 con un -12,2%.   Stabile il credito agrario Ha sfiorato quota 5,4 miliardi di euro, in lieve diminuzione rispetto al 2019 (-0,8%), confermando l’importanza del suo ruolo a sostegno degli investimenti delle aziende agricole. In linea con la tendenza degli ultimi anni, è proseguita la contrazione della componente a breve termine (-7%), compensata dalla crescita del credito a lunga scadenza, cioè sopra i 5 anni, la cui consistenza ha raggiunto quasi 3,4 miliardi di euro (+ 1,6%).
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