Ecco perchè la Del Monte non riapre a San Felice
Di Antonella Cardone
SAN FELICE SUL PANARO - Ai tempi d'oro, nella stagione della frutta, qui ci lavoravamo fino a mille operai. In tutto il periodo che è restata aperta, dal 1961 al 2006, qui ci hanno lavorato oltre 45 mila persone, specie donne, per la quale è stata uno straordinario strumento di avanzamento e riscatto sociale.
Della Del Monte si torna a parlare in questi giorni per via dell'operazione amarcord messa in campo da un gruppo di amici sanfeliciani. che per un paio di giorni riportano in vita uno degli stabilimenti di via Perossaro dove è stata allestita una mostra e si è tenuta una bella giornata di festa con la presentazione di un libro e di una docufiction sul tema.
Una storia del passato da perpetuare prima che i suoi protagonisti scompaiano e non la possano più raccontare, che è anche, indirettamente e involontariamente, un bel regalo alla multinazionale Del Monte, a cui la domanda l'abbiamo posta in termini molto chiari alla conferenza stanpa di presentazione dell'iniziativa:
Qui a San Felice c'è una operazione di marketing emotivo che a farla apposta si spendono centinaia di migliaia di euro, una dichiarazione di amore appassionato, e vi hanno pure ripulito e rimesso a nuovo lo stabilimento. Non è il caso di riportare qui qualche produzione, come peraltro auspica un player importante come la Banca popolare San Felice?
A rispondere è stato Stefano Polidori, il manager a capo della De Monte Fresh produce.
"Per ora no. La produzione che veniva fatta a San Felice è stata spostata in Grecia e in Kenya. L'Italia non è un paese economico per produrre, i costi sono elevati e ci sono troppe spese. Adesso alla concorrenza della Grecia e della Spagna si aggiunge quella degli altri paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Qui una volta erano tutti frutteti, ora il prodotto italiano non è richiesto, non c'è più l'esportazione verso il Nord Europa che c'era prima, il posto dell'Italia è stato preso dalla Spagna.
Per quanto riguarda il comparto fresco - la frutta tagliata a pezzi da consumare entro una settimana - al momento non c'è un progetto. Ci avevamo pensato ma poi ci sono grandi problemi logistici, trasportare ogni giorno un bilico verso Milano, dove c'è il mercato più ampio, ha costi eccessivi".
Insomma, siamo lontani geograficamente e con infrastrutture non adeguate, e mentre noi riposavamo sugli allori il mondo andava avanti gli altri si sono organizzati meglio e ci hanno fatto le scarpe. Per non dire del fatto che la frutta italiana non la mangiamo quasi neanche noi italiani.
Niente Del Monte dunque. Ma quello sconfinato insediamento industriale cementificato alle porte di San Felice che fine farà?
foto di Lorenzo Amadelli
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