Su Facebook danneggiato il Comitato “Salviamo l’ospedale della Bassa”
Su Facebook danneggiato il Comitato Salviamo l'ospedale della Bassa. Dopo i casi dell'associazione mirandolese che si occupa dei malati di tumore e dell'Accademia della Crusca, Facebook fa un'altra vittima. E' il comitato che difende l'ospedale di Mirandola, che da un giorno all'altro si è ritrovato l'archivio dei link sul social completamento rimosso. Senza tante spiegazioni e senza possibilità di appello.
Da quel poco che si è capito, se per l'associazione malati di tumori c'è stato un hackeraggio esterno e se per la Crusca Facebook ha oscurato per sbaglio la pagina, nel caso del Comitato lo stesso Facebook ha sanzionato il presunto eccesso di post e notizie che venivano date, pubblicate sempre gratuitamente e senza richieste di alcun tipo. Un servizio estremamente utile per i cittadini, che però alla società statunitense evidentemente non piace.
Il danno è notevole perché sono state cancellate con un colpo di spugna tutte e le attività pregresse, di cui così non c'è più traccia on line.
Come in una realtà distopica l'angosciante particolare è che la cosa è successa all'improvviso, senza alcun tipo di segnale esplicito. E provare a vederci chiaro è impossibile. Chi sabato provava a fare reclamo, è stato rimbalzato.
Negli stessi giorni anche la fan page su Facebook di questo quotidiano ha subito un attacco di cui non conosciamo il motivo. Il poco che abbiamo capito visto che il grande Social con mano destra ci puniva togliendo i post con gli articoli, e con mano sinistra ci elogiava che "andavamo alla grande" coi reel, è che non piacciono più gli articoli giornalistici, il tradizionale format con titolo, testo e una immagine, ma vengono "valorizzati" i video brevi, rapidi, rumorosi, inevitabilmente superficiali e leggeri. Un modo di fare informazione che viaggia a distanza polare dal nostro, che vogliamo invece approfondire e spiegare. Il fatto che lo facciamo anche gratuitamente, evidentemente è visto come pericoloso e sovversivo.
Anche qui, si assistono a cose inquietanti: se chiedi di visualizzare il materiale contestato, si blocca tutto. Poi l'algoritmo va a ricercare e a stanare post, commenti, foto di anni e anni fa. Incessantemente senza pause. Sono migliaia. Non sfugge nulla, e quando si chiedono spiegazioni, non arriva nulla di soddisfacente per la logica. Almeno quella umana.
In tutti i casi non c'è pericolo di "contagio" per il lettore. Che può continuare a leggerci ovunque, sui social che presidiamo (Instagram, TikTok e l'ultimo nato, il canale Whatsapp) e soprattutto sul nostro sito, che potete raggiungere sempre - lo ricordiamo - su www.sulpanaro.net, da Chrome o da Google.
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