10 punti per il “Manifesto della Comunicazione non ostile” ai tempi di internet
Sono dieci i punti che compongono il Manifesto della Comunicazione non ostile, la campagna avviata dall’associazione “Parole ostili” che punta a ridefinire lo stile col quale si “parla” in Rete, cercando di responsabilizzare i cittadini nella scelta delle parole. Il documento è stato adottato dal Comune di Modena con l’obiettivo di divulgarne alla città i contenuti, favorendo più consapevolezza del linguaggio, e i principi sono divulgati sui canali digitali dell’Ente: la campagna di comunicazione si sviluppa sulla pagina Facebok Città di Modena (www.facebook.com/cittadimodena), sul profilo Instagram (www.instagram.com/cittadimodena) e sul sito istituzionale www.comune.modena.it.
Virtuale è reale. Dico e scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona.
Si è ciò che si comunica. Le parole che scelgo raccontano la persona che sono: mi rappresentano.
Le parole danno forma al pensiero. Mi prendo tutto il tempo necessario a esprimere al meglio quel che penso.
Prima di parlare bisogna ascoltare. Nessuno ha sempre ragione, neanche io. Ascolto con onestà e apertura.
Le parole sono un ponte. Scelgo le parole per comprendere, farmi capire, avvicinarmi agli altri.
Le parole hanno conseguenze. So che ogni mia parola può avere conseguenze, piccole o grandi.
Condividere è una responsabilità. Condivido testi e immagini solo dopo averli letti, valutati, compresi.
Le idee si possono discutere. Le persone si devono rispettare. Non trasformo chi sostiene opinioni che non condivido in un nemico da annientare.
Gli insulti non sono argomenti. Non accetto insulti e aggressività, nemmeno a favore della mia tesi.
Anche il silenzio comunica. Quando la scelta migliore è tacere, taccio.
“Dico e scrivo su internet solo cose che ho il coraggio di dire di persona”, “So che ogni mia parola può avere conseguenze” e “Non accetto insulti e aggressività, nemmeno a favore della mia tesi”. Sono solo alcuni dei principi che compongono il Manifesto della Comunicazione non ostile, il documento adottato dal Comune di Modena con l’obiettivo di divulgarne alla città i contenuti, favorendo più consapevolezza sulla “violenza” nelle parole e maggiore sensibilità nella scelta del linguaggio, anche per la necessità di usare toni e lessico appropriati quando si trattano argomenti delicati, con possibili riflessi sociali, come il Coronavirus.
La sottoscrizione da parte dell’Ente è stata approvata nelle scorse settimane dalla giunta, su proposta dell’assessora alle Politiche sociali Roberta Pinelli, e ora prende il via una campagna di comunicazione sviluppata sui canali digitali del Comune: dalla pagina Facebok Città di Modena (www.facebook.com/
La campagna, avviata dall’associazione “Parole ostili” con l’adesione di numerose città italiane, punta a ridefinire lo stile col quale si “parla” in Rete, cercando di responsabilizzare i cittadini nella migliore scelta possibile delle parole. Si parte dal presupposto che in particolare i social network, pur essendo luoghi virtuali, non sono un porto franco ma il centro nel quale si incontrano persone reali. Quindi il linguaggio alla base di queste relazioni deve essere parificato ai rapporti sociali quotidiani, esattamente come se si fosse “dal vivo”.
Il Manifesto, che si sviluppa in dieci punti, invita le persone anche a “Scegliere le parole per comprendere, far capire e avvicinare agli altri” e a “Condividere testi e immagini solo dopo averli letti, valutati e compresi”. Dopo l’emergenza sanitaria, questi concetti assumono un significato ancora più profondo nel processo di scelta di termini e modi del linguaggio più corretti. Inoltre, ribadiscono la necessità di veicolare informazioni nella maniera più consona possibile, verificandone la provenienza da fonti riconoscibili.
L’adesione al Manifesto segue le pratiche in uso da tempo negli uffici e nei documenti del Comune, che già dal 2015 applica il linguaggio di genere negli atti amministrativi. Ora l’Ente, sottoscrivendo questo decalogo, assume “l’impegno a divulgarne il contenuto sul territorio, consapevole della necessità di riportare un uso corretto del significato delle parole in tutte le attività pubbliche e private per lo sviluppo di una comunità educante, rispettosa e civile”.