Carpi, medicina del lavoro dal ‘600 ai giorni nostri in una mostra
CARPI – La medicina del lavoro dal Seicento ai giorni nostri, in una mostra dedicata al suo “inventore”, Bernardino Ramazzini, nella città natale, Carpi: è il percorso proposto da “Prevenire è meglio che curare” attraverso documenti originali, prime edizioni dei suoi libri, volumi a stampa coevi, quadri di pittori quali il Guercino, Cifrondi, Graziosi e Bianchini Ciarlini, per rendere il contesto nel quale il medico carpigiano visse e operò.
Nei Musei comunali di Palazzo dei Pio, dal 18 settembre al 6 gennaio 2021, fra stampe, dipinti, incisioni, materie prime e strumenti di lavoro, si potrà ammirare, per la prima volta, anche un ritratto inedito appartenuto allo stesso medico, ora di proprietà degli eredi.
L'esposizione, che ha come sottotitolo “Bernardino Ramazzini (1633-1714). Primo medico del lavoro”, racconterà infatti la vicenda personale e professionale dello scienziato emiliano, considerato una delle menti più lucide e rivoluzionarie della storia e della pratica medica, come già lo era stato, duecento anni prima, il suo concittadino Berengario da Carpi (1460 ca.-1530) – cui la città dedicò analoga mostra nel 2018.
Il percorso parte dalla prima metà del XVII secolo e giunge al terzo millennio, affrontando problemi di grande attualità quali la sicurezza sul di lavoro, la prevenzione dei rischi professionali e di quelli ambientali.
Cuore della mostra, che si avvale di strumenti multimediali, è la sezione dedicata al trattato “De Morbis Artificum Diatriba” (“Le malattie dei lavoratori”), qui esposto nella prima edizione del 1700, conservata nella biblioteca comunale carpigiana: il testo che segnò la nascita della medicina del lavoro, tradotto in francese, inglese e tedesco e pubblicato in tutto il mondo. Un saggio rivoluzionario all'epoca ma ancora attuale, laddove Ramazzini in nome della salute delle persone teorizza « di prevenire, di vigilare sui mestieri e sulle fabbriche, di fare smettere il mestiere a chi è impari ad esso, di studiare la morbilità degli abitanti che vivono nelle vicinanze dei luoghi di lavoro. »
“Prevenire è meglio che curare. Bernardino Ramazzini (1633-1714). Primo medico del lavoro”
SEDE – Musei di Palazzo dei Pio, piazza dei Martiri, 68 Carpi (MO)
PERIODO – 18 settembre 2020 – 6 gennaio 2021
ORGANIZZAZIONE – Comune di Carpi (Musei Palazzo Pio, Archivio storico e Biblioteca “Loria”)
PATROCINIO – Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e Università degli Studi di Padova
CONTRIBUTI – Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi e Assicoop Modena
CATALOGO – Moggio Edizioni
ORARI – venerdì, sabato, domenica e festivi dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:00.
Chiusa il lunedì; visitabile su prenotazione da martedì a giovedì.
ACCESSO – Obbligatorio prenotare su https://prenotailmuseo.palazzodeipio.it/prenotailmuseo/
Ingresso contingentato, con obbligo di mascherina e distanziamento di 2 metri (congiunti esclusi)
BIGLIETTI – gratuito fino a tutto Ottobre (poi 8 euro, ridotto 5 euro)
INFORMAZIONI – tel. 059649955/360
LA MOSTRA
Il visitatore viene accolto dalla figura virtuale di Bernardino Ramazzini che introduce i temi della mostra. La prima sezione è dedicata al medico carpigiano e al suo tempo: si ricostruisce il personaggio e il contesto storico, sociale e culturale dell'epoca attraverso documenti d’archivio, il ritratto dipinto da Luigi Bianchini Ciarlini nella seconda metà del XVIII secolo, i primi trattati medici e quelli di fisica, come il “De constitutione anni 1690 ac de rurali epidemia” (“L'epidemia rurale del 1690”) o gli “Ephemerides barometricae mutinensis anno 1694” (“Diario barometrico modenese del 1694”), oltre a stampe e opere d’arte secentesche. Per la prima volta, verrà inoltre presentato un ritratto inedito appartenuto allo stesso Ramazzini, di proprietà degli eredi.
Il cuore della mostra si sviluppa nelle logge nord e ovest del palazzo dei Pio, con una indagine sull'opera ramazziniana più importante e celebrata: il “De Morbis Artificum Diatriba”, qui presente nella prima edizione del 1700 (appartenente al Comune e conservato nella biblioteca civica “Loria”), ma anche nelle numerose riedizioni e traduzioni, accompagnate da approfondimenti multimediali e da una serie di esemplari moderni che si potranno sfogliare.
Con un metodo empirico e assolutamente innovativo per l'epoca, il trattato parte dall’osservazione di una categoria specifica di lavoratori, gli svuotatori di pozzi neri, e analizza 55 mestieri del tempo, studiandone i rischi per la salute, determinati dalle materie prime utilizzate e dal contesto lavorativo; il volume si concentra poi sulle malattie “professionali” delle singole attività, sulla prevenzione ambientale e su quelli definiti oggi “dispositivi di protezione individuale”.
I contesti professionali studiati nella propria opera, sono poi esaminati attraverso materie prime, strumenti di lavoro, stampe e dipinti, tra i quali: l'affresco del Guercino Estrazione della canapa sul macero (1615-1617, intonaco staccato e applicato su tela, dal Museo di Cento); le incisioni dei Mestieri dell’uomo del bolognese Giuseppe Maria Mitelli (1634, da collezione privata modenese); le grandi tavole sui mestieri dei dodici volumi della prima edizione dell’Encyclopedie di Diderot e D’Alembert (1751-1780); il dipinto del Ciabattino di Antonio Cifrondi (1720-1730 ca., Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia); la Tessitrice di Giuseppe Graziosi (1910).
Oggi l’idea di fondo dell’opera ramazziniana viene sviluppata nell’azione di ricerca e d'intervento del “Collegium Ramazzini” di Bologna, associazione indipendente fondata nel 1982 da Irving Selikoff e Cesare Maltoni con lo scopo di « accrescere la conoscenza sulla salute dei lavoratori e dell'ambiente, prevenire malattie e salvare vite. »
Proprio in collaborazione con il “Collegium”, ora composto da medici e scienziati di 35 Nazioni, è realizzata la sezione conclusiva della mostra, sull’attualità della medicina del lavoro, delle problematiche ambientali e professionali, dello sviluppo delle ricerche e degli studi, sulla base della relazione tra rischio e danno individuata per la prima volta proprio da Bernardino Ramazzini.
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