Dopo i lavori di manutenzione riapre il parco della Terramara
Sono in corso di completamento i lavori di messa in sicurezza delle strutture del Parco archeologico di Montale – Museo all’aperto della Terramara: in vista della riapertura per la nuova stagione a partire da venerdì 1 aprile per le scuole e da domenica 3 aprile per il pubblico.
Gli interventi di manutenzione straordinaria della struttura e dell’area, per un valore complessivo di poco oltre 200 mila euro cofinanziato per 30 mila euro dalla Regione Emilia-Romagna, riguardano la riparazione e il rinforzo statico della struttura del portale ligneo dell’ingresso monumentale al parco e della palizzata di confine attraverso l’inserimento di pali verticali di acciaio ricoperti di legno, il livellamento del terrapieno nella parte superiore al fine di ridurre l’inclinazione della superficie riscontrata e la sostituzione di un 20 per cento della palizzata interna, nella parte verso il parco. L’intervento di manutenzione straordinaria riguarda inoltre il rifacimento dell’impianto antincendio e di segnalazione e rilevazione incendi, dell’allarme antintrusione, l’adeguamento del nuovo controllo accessi e la riqualificazione dell’impianto di videosorveglianza. Il punto sui lavori è stato fatto nel corso di una visita al cantiere alla quale hanno partecipato Andrea Bosi, assessore ai Lavori pubblici del Comune di Modena, Andrea Bortolamasi, assessore alla Cultura del Comune di Modena, Matteo Ferrari, assessore ai Lavori pubblici del Comune di Castelnuovo Rangone, Francesca Piccinini, direttrice del Museo civico, Cristiana Zanasi, curatrice del Parco di Montale, tecnici comunali e operatori museali.LEGGI ANCHEIl parco della Terramara
Il parco archeologico, realizzato nel 2004 sulla base dei resti di una terramara ritrovati da scavi, è una ricostruzione di una parte di villaggio con fossato, di terrapieno e di due case arredate con vasellame, utensili, armi e vestiti che riproducono fedelmente gli originali di 3500 anni fa. Le terramare erano circondate da imponenti fortificazioni. Gli scavi archeologici hanno evidenziato la complessità di queste opere difensive. In alcuni casi potevano essere costituite da “gabbioni” di legno riempiti con il terreno di risulta dello scavo del fossato, come a Castione dei Marchesi a Parma, in altri casi la fortificazione era costituita da un riporto di terra sormontato da un a palizzata in legno. Quest’ultima è la tecnica attestata a Montale, dove gli scavi del XIX secolo avevano messo in luce un terrapieno che raggiungeva una larghezza di almeno 10 metri, con un’altezza presunta di 3-4 metri ulteriormente accresciuta da una palizzata. Non è certo che la struttura di Montale fosse stata costruita successivamente al collasso di una struttura a gabbioni precedente di cui non si è trovata traccia, ma è verosimile che fossero utilizzati dei contrafforti lignei, almeno in coincidenza delle porte di accesso al villaggio con duplice funzione di contenimento del terrapieno e di potenziamento della struttura difensiva.Il museo all'aperto
All’ingresso del Museo all’aperto, che il pubblico raggiunge durante la visita al Parco dopo avere visitato l’area archeologica, è presente una porzione delle fortificazioni perimetrali della terramara, formate da terrapieno e palizzata. Si tratta di una struttura a due coppie di “gabbioni” che contengono sui due lati il terrapieno lasciando un passaggio centrale: il monumentale ingresso alla ricostruzione in scala reale di una porzione del villaggio. La struttura è realizzata, come le ricostruzioni delle due abitazioni complete di arredi, sperimentalmente utilizzando esclusivamente materiali deperibili: pali di legno tondi, sagomati e incastrati tra di loro secondo il sistema costruttivo del blockhouse, che funge da elemento di contenimento del relativo terrapieno retrostante. Le strutture lignee, sottoposte a periodiche indagini diagnostiche, dopo quasi 15 anni, hanno mostrato un avanzato stato di degrado che ha richiesto l’intervento di manutenzione straordinaria. La metodologia seguita per la ricostruzione della terramara è stata necessariamente adattata a criteri di sostenibilità, non solo dal punto di vista economico, poiché una ricostruzione interamente filologica avrebbe richiesto tempi di realizzazione molto più lunghi, ma anche rispetto alla accessibilità e sicurezza delle strutture, destinate ad una funzione prioritariamente divulgativa e didattica e pertanto numericamente elevata (circa 15 mila visitatori all’anno). Queste esigenze hanno parzialmente limitato l’applicazione di un criterio rigorosamente filologico nella progettazione e nella realizzazione delle strutture. L’adozione di scelte di sintesi tra le diverse esigenze (dimensione filologica, fruizione, sostenibilità economica, garanzia di permanenza nel tempo, impatto evocativo) è stato il criterio guida anche nella manutenzione, caratterizzata da un approccio sistematico e mirato al monitoraggio costante delle strutture con i metodi della tecnica e tecnologia delle costruzioni in legno.
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