Bonus edilizi ridimensionati, l’allarme di Cna per il settore casa
Nota stampa di Cna:
"La legge di Bilancio 2025, come è noto, ha pesantemente ridimensionato i cosiddetti bonus edilizi, ad esempio tagliando le aliquote sulle ristrutturazioni e addirittura abolendo le agevolazioni fiscali per l’installazione delle caldaie a condensazione. “Si tratta di interventi – sottolineano Alice Guidetti e Luca Giovanelli, presidenti rispettivamente di CNA Installazioni impianti e CNA Costruzioni di Modena - che alimentano le nostre preoccupazioni per le imprese del settore, già alle prese con le conseguenze della vicenda superbonus e la riduzione della domanda determinata dalla situazione economica”.
A complicare il mercato, come per il 110%, l’incertezza normativa. Infatti, le nuove norme prevedono una distinzione tra gli interventi su abitazioni principali, che beneficiano di una percentuale più elevata al 50% (condizionata anche dal reddito di chi commissiona i lavori), e altre unità immobiliari, che scendono al 36%. Tuttavia, non è ancora chiaro come saranno considerati gli interventi sulle parti comuni dei condomini, dove i beneficiari possono avere diritto a percentuali diverse.
Per questi interventi, che possono riguardare tanto il cappotto termico quanto la sicurezza antisismica, oltre a dover confrontarsi con aliquote agevolative nettamente ridimensionate rispetto al passato, che rendono più costosa – e in qualche caso inaccessibile - la fattibilità economica degli interventi, potrebbe concretizzarsi un ulteriore svantaggio per i proprietari di prima casa.
“Già risulta difficile comprendere il ridimensionamento di agevolazioni che, in passato, hanno dimostrato di non costare alcunché allo Stato, se la situazione è complicata da questa incertezza normativa, probabilmente la flessione del settore che Unioncamere Emilia-Romagna ha stimato in un -7,4% nel 2025, rischiera di essere addirittura peggiore”.
Ecco perché CNA Modena ritiene opportuno che l’Agenzia delle Entrate chiarisca quanto prima le aree grigie della normativa, optando per mantenere la distinzione delle aliquote anche per le parti comuni, piuttosto che uniformare l’agevolazione sulle aree comuni portandola al 36%, indipendente che si riferisca o meno alla prima casa. Una soluzione, quest’ultima, che rappresenterebbe un ostacolo che peserebbe gravemente su quei condomini dove gli inquilini manifestano difficoltà economiche".
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