Ravarino, lo sfogo del vicesindaco Piga: “Un milione di euro bloccati, ma per le armi i soldi ci sono”
RAVARINO - Attraverso un post pubblicato sui propri canali social, il vicesindaco di Ravarino, Patrizio Piga, interviene in merito ai ritardi nell'arrivo dei fondi del Pnrr che servivano per finanziare i lavori, già eseguiti con soldi anticipati dal Comune, per messa in sicurezza e adeguamento sismico nella scuola primaria e nell'asilo nido:
“𝗖𝗶𝗿𝗰𝗮 𝘂𝗻 𝗺𝗶𝗹𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗲𝘂𝗿𝗼 𝗯𝗹𝗼𝗰𝗰𝗮𝘁𝗶: 𝗺𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗲 𝗮𝗿𝗺𝗶 𝗶 𝘀𝗼𝗹𝗱𝗶 𝗰𝗶 𝘀𝗼𝗻𝗼. A Ravarino, 𝗮𝗯𝗯𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗲𝘀𝗲𝗴𝘂𝗶𝘁𝗼 𝗶 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗶 𝗱𝗶 𝗺𝗲𝘀𝘀𝗮 𝗶𝗻 𝘀𝗶𝗰𝘂𝗿𝗲𝘇𝘇𝗮 𝗲 𝗮𝗱𝗲𝗴𝘂𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝘀𝗶𝘀𝗺𝗶𝗰𝗼 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮𝗿𝗶𝗮 𝗲 𝗻𝗲𝗹𝗹’𝗮𝘀𝗶𝗹𝗼 𝗻𝗶𝗱𝗼, 𝗳𝗶𝗻𝗮𝗻𝘇𝗶𝗮𝘁𝗶 𝗰𝗼𝗻 𝗶 𝗳𝗼𝗻𝗱𝗶 𝗱𝗲𝗹 𝗣𝗡𝗥𝗥. Tutto fatto, tutto rendicontato, tutto approvato. Eppure, i rimborsi dovuti dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – quello guidato da Matteo Salvini – non arrivano. 𝗖𝗶𝗿𝗰𝗮 𝘂𝗻 𝗺𝗶𝗹𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗲𝘂𝗿𝗼 che dovrebbero già essere nelle casse del Comune, 𝗳𝗲𝗿𝗺𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗰𝗼𝗹𝗽𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗯𝘂𝗿𝗼𝗰𝗿𝗮𝘇𝗶𝗮, 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗹𝗲𝗻𝘁𝗲𝘇𝘇𝗮 𝗺𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗲𝗿𝗶𝗮𝗹𝗲. Nel frattempo, il Comune quei soldi 𝗹𝗶 𝗵𝗮 𝗴𝗶𝗮̀ 𝗮𝗻𝘁𝗶𝗰𝗶𝗽𝗮𝘁𝗶, perché quando si tratta di rispondere ai bisogni reali dei cittadini 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗶 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗮𝘀𝗽𝗲𝘁𝘁𝗮𝗿𝗲. Ma ogni giorno che passa senza questi fondi significa meno risorse per altri interventi essenziali. 𝗠𝗲𝗻𝗼 𝗺𝗮𝗻𝘂𝘁𝗲𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶, 𝗺𝗲𝗻𝗼 𝘀𝗲𝗿𝘃𝗶𝘇𝗶, 𝗺𝗲𝗻𝗼 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶 𝗶𝗻𝘃𝗲𝘀𝘁𝗶𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝗰𝗶𝗼̀ 𝗰𝗵𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗮 𝗱𝗮𝘃𝘃𝗲𝗿𝗼.
E Roma? 𝗦𝗶𝗹𝗲𝗻𝘇𝗶𝗼. 𝗠𝗮 𝗶 𝘀𝗼𝗹𝗱𝗶 𝗻𝗼𝗻 𝗺𝗮𝗻𝗰𝗮𝗻𝗼. 𝗗𝗶𝗽𝗲𝗻𝗱𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗰𝗼𝘀𝗮. Quando si tratta di rimborsare le scuole di un piccolo Comune, tutto si blocca. Ma quando c’è da spendere miliardi per armamenti, le casse dello Stato si aprono magicamente. Ecco la realtà: 𝗻𝗲𝗹 𝟮𝟬𝟮𝟱, 𝗹𝗮 𝘀𝗽𝗲𝘀𝗮 𝗺𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗶𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮𝗻𝗮 𝘀𝗮𝗹𝗶𝗿𝗮̀ 𝗮 𝟯𝟮 𝗺𝗶𝗹𝗶𝗮𝗿𝗱𝗶 𝗱𝗶 𝗲𝘂𝗿𝗼, 𝗰𝗼𝗻 𝘂𝗻 𝗮𝘂𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝟭𝟮,𝟰% 𝗿𝗶𝘀𝗽𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗮𝗹 𝟮𝟬𝟮𝟰 𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝟲𝟬% 𝗿𝗶𝘀𝗽𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗮𝗹 𝟮𝟬𝟭𝟲. 𝗗𝗶 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶, 𝟭𝟯 𝗺𝗶𝗹𝗶𝗮𝗿𝗱𝗶 𝘀𝗲𝗿𝘃𝗶𝗿𝗮𝗻𝗻𝗼 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗿𝗮𝗿𝗲 𝗻𝘂𝗼𝘃𝗲 𝗮𝗿𝗺𝗶. Per fare un confronto:
• 4 𝗺𝗶𝗹𝗶𝗮𝗿𝗱𝗶 𝗶𝗻 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝘀𝗽𝗲𝘀𝗮 𝗺𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗻𝗲𝗹 𝟮𝟬𝟮𝟱.
𝗘 𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗻𝗶𝘁𝗮̀? Liste d’attesa infinite, pronto soccorsi al collasso, personale sanitario sottopagato e costretto a turni massacranti. Aumenti di spesa? 𝗦𝗼𝗹𝗼 𝗶𝗹 𝟮,𝟴% 𝗶𝗻 𝘁𝗿𝗲 𝗮𝗻𝗻𝗶. 𝘗𝘦𝘤𝘤𝘢𝘵𝘰 𝘤𝘩𝘦, 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘱𝘦𝘳𝘪𝘰𝘥𝘰, 𝘭’𝘪𝘯𝘧𝘭𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘢𝘣𝘣𝘪𝘢 𝘦𝘳𝘰𝘴𝘰 𝘣𝘦𝘯 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘥𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘭 2,8%. 𝘐𝘯 𝘵𝘦𝘳𝘮𝘪𝘯𝘪 𝘳𝘦𝘢𝘭𝘪, 𝘴𝘪𝘨𝘯𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢 𝘮𝘦𝘯𝘰 𝘧𝘰𝘯𝘥𝘪, 𝘮𝘦𝘯𝘰 𝘴𝘦𝘳𝘷𝘪𝘻𝘪 𝘦 𝘶𝘯𝘢 𝘴𝘢𝘯𝘪𝘵𝘢̀ 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘪𝘯 𝘥𝘪𝘧𝘧𝘪𝘤𝘰𝘭𝘵𝘢̀. 𝗘 𝗹𝗮 𝘀𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮? Strutture che hanno bisogno di ammodernamenti al limite del ripristino dell'agibilità, docenti precari, classi sovraffollate e tagli. 𝗘 𝗹𝗮 𝘀𝗶𝗰𝘂𝗿𝗲𝘇𝘇𝗮 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮? Pochi fondi per le forze dell’ordine, meno risorse per la giustizia. 𝗡𝘂𝗼𝘃𝗲 𝗮𝘀𝘀𝘂𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶? 𝗖𝗲𝗿𝘁𝗼, 𝗺𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝗯𝗮𝘀𝘁𝗮𝗻𝗼 𝗮 𝗰𝗼𝗹𝗺𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗲 𝗰𝗮𝗿𝗲𝗻𝘇𝗲 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝘂𝗹𝘁𝗶𝗺𝗶 𝗮𝗻𝗻𝗶. 𝗘 𝗮𝗱𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗺𝗶 𝗮𝘀𝗽𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗹𝗮 𝘀𝗼𝗹𝗶𝘁𝗮 𝗱𝗼𝗺𝗮𝗻𝗱𝗮: “𝗘 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗶 𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮?” Bene, rispondo in modo semplice, così che tutti possano capire. 𝗡𝗼𝗻 𝘀𝘁𝗼 𝗴𝗶𝘂𝘀𝘁𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗻𝗲𝘀𝘀𝘂𝗻𝗼, perché gli errori del passato non cancellano quelli del presente. Ma 𝗰’𝗲̀ 𝘂𝗻𝗮 𝗱𝗶𝗳𝗳𝗲𝗿𝗲𝗻𝘇𝗮 𝘀𝗼𝘀𝘁𝗮𝗻𝘇𝗶𝗮𝗹𝗲: quelli di prima, con tutti i loro limiti, 𝗻𝗼𝗻 𝗵𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗰𝗶𝘀𝗼 𝗱𝗶 𝗮𝘂𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝘀𝗽𝗲𝘀𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗲 𝗮𝗿𝗺𝗶 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗽𝗿𝗶𝗼𝗿𝗶𝘁𝗮̀ 𝗮𝘀𝘀𝗼𝗹𝘂𝘁𝗮, sottraendo risorse a sanità, sicurezza interna e servizi essenziali. Qui, invece, la scelta è stata chiara: 𝗽𝗶𝘂̀ 𝘀𝗼𝗹𝗱𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗲 𝗮𝗿𝗺𝗶, 𝗺𝗲𝗻𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗶𝗹 𝗿𝗲𝘀𝘁𝗼.
Ecco la dimostrazione, quando si tratta di finanziare 𝗹’𝗶𝗻𝗱𝘂𝘀𝘁𝗿𝗶𝗮 𝗯𝗲𝗹𝗹𝗶𝗰𝗮, nessun ritardo, nessuna attesa, nessun blocco burocratico. 𝗟𝗶̀ 𝗶 𝘀𝗼𝗹𝗱𝗶 𝗹𝗶 𝘁𝗿𝗼𝘃𝗮𝗻𝗼. 𝗠𝗲𝗻𝘁𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝘀𝗽𝗲𝘀𝗮 𝗺𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗰𝗿𝗲𝘀𝗰𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝟭𝟮,𝟰% 𝗶𝗻 𝘂𝗻 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗮𝗻𝗻𝗼, 𝗹𝗮 𝘀𝗶𝗰𝘂𝗿𝗲𝘇𝘇𝗮 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮, 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗼𝘃𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗴𝗮𝗿𝗮𝗻𝘁𝗶𝗿𝗲 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗮𝗴𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗲 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼𝗹𝗹𝗶 𝘀𝘂𝗹 𝘁𝗲𝗿𝗿𝗶𝘁𝗼𝗿𝗶𝗼, 𝗳𝗮𝘁𝗶𝗰𝗮 𝗮 𝗿𝗲𝗰𝘂𝗽𝗲𝗿𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼 𝗻𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗻𝗻𝗶. A parole si rafforzano le forze dell’ordine, nei numeri si rafforzano solo le spese per le armi. 𝗘 𝗹𝗲 𝗯𝗼𝗹𝗹𝗲𝘁𝘁𝗲? 𝗤𝘂𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗿𝗶𝗺𝗮𝗻𝗲𝗿𝗲 𝗮𝗹𝘁𝗲. Vi ricordate quando, in campagna elettorale, l’attuale Presidente del Consiglio, 𝗚𝗶𝗼𝗿𝗴𝗶𝗮 𝗠𝗲𝗹𝗼𝗻𝗶, con quel famoso video, denunciava come fosse scandaloso avere i prezzi dell’energia e del carburante alle stelle? 𝗡𝗲𝗹 𝗽𝗿𝗼𝗴𝗿𝗮𝗺𝗺𝗮 𝗲𝗹𝗲𝘁𝘁𝗼𝗿𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗶 𝗙𝗿𝗮𝘁𝗲𝗹𝗹𝗶 𝗱’𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝟮𝟬𝟮𝟮, 𝘀𝗶 𝗽𝗮𝗿𝗹𝗮𝘃𝗮 𝗱𝗶 “𝘀𝘁𝗲𝗿𝗶𝗹𝗶𝘇𝘇𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗲𝗻𝘁𝗿𝗮𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗦𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗮 𝗲𝗻𝗲𝗿𝗴𝗶𝗮 𝗲 𝗰𝗮𝗿𝗯𝘂𝗿𝗮𝗻𝘁𝗶 𝗲 𝗮𝘂𝘁𝗼𝗺𝗮𝘁𝗶𝗰𝗮 𝗿𝗶𝗱𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗜𝘃𝗮 𝗲 𝗮𝗰𝗰𝗶𝘀𝗲”. Era un 𝗳𝘂𝗿𝘁𝗼 𝗹𝗲𝗴𝗮𝗹𝗶𝘇𝘇𝗮𝘁𝗼, dicevano. Uno 𝘀𝗰𝗮𝗻𝗱𝗮𝗹𝗼 che favoriva le speculazioni. 𝗘 𝗼𝗿𝗮?Ora che sono al governo, il problema è magicamente sparito. Anzi, sembra un’𝗼𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝘂𝗻𝗶𝘁𝗮̀: perché quei soldi in più che le famiglie stanno pagando sulle bollette aiutano 𝗮 𝗳𝗶𝗻𝗮𝗻𝘇𝗶𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗲 𝗽𝗼𝗿𝗰𝗵𝗲𝗿𝗶𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗶𝗻𝗱𝘂𝘀𝘁𝗿𝗶𝗮 𝗯𝗲𝗹𝗹𝗶𝗰𝗮. E così 𝗶𝗹 𝗽𝗼𝗽𝗼𝗹𝗼, quello che si vantano di rappresentare, 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗶𝗻𝘂𝗮 𝗮 𝗽𝗮𝗴𝗮𝗿𝗲 𝗯𝗼𝗹𝗹𝗲𝘁𝘁𝗲 𝗱𝗮 𝗼𝗹𝘁𝗿𝗲 𝟰𝟬𝟬 𝗲𝘂𝗿𝗼 𝗮𝗹 𝗺𝗲𝘀𝗲, benzina a prezzi alle stelle, servizi sempre più scadenti. Ma finché il calcio nel sedere a darlo è “l’amico”, allora va tutto bene, giornali, TV e stampa non si sentono. 𝗣𝗲𝗰𝗰𝗮𝘁𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗶𝗹 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗼 𝗹𝗼 𝘀𝘁𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗽𝗮𝗴𝗮𝗻𝗱𝗼 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶".
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